Innovazione

Il futuro del dipendente è nei chip sottopelle

Due aziende nel Belgio e negli USA hanno impiantato tag NFC per velocizzare alcune operazioni. Una pratica che potrebbe arrivare ovunque

Pubblicato il 01 Ago 2017

Paolo Longo

chip

A fine 2016 la bufala era questa: “Italia, obbligo chip sottopelle per tutti entro due anni”. Bufala appunto perché nessuno può obbligare (non ancora almeno) a farsi impiantare qualsiasi cosa nel proprio corpo”. Eppure che il destino dell’uomo-cyborg sia verso un arricchimento delle funzionalità naturali è evidente: parliamo con gli smatphone, camminiamo su hooverboard, tra poco non guideremo più le auto; avere un tag NFC installato da qualche parte non è di certo la stranezza per eccellenza. E infatti due paesi al mondo, molti distanti tra di loro, hanno già cominciato a sperimentare i vantaggi di un chip sottocutaneo, principalmente tra il pollice e l’indice. In entrambi i casi il chip è grande quanto un chicco di riso e per lo più serve a sostituire il classico badge usato per accedere agli uffici e assicurare la propria presenza.

A febbraio otto dipendenti della società di marketing belga Newfusion avevano accettato di diventare lavoratori connessi, tramite il chip che funziona per autenticarsi sulle strumentazioni ma anche a conservare informazioni fondamentali, come un biglietto da visita da trasferire in modalità wireless agli smartphone nelle vicinanze. Più o meno le stesse operazioni da compiere con il tag NFC adottato dall’americana Three Square Market, di cui già 30 impiegati sono dotati. Questi non solo hanno l’opportunità di avvicinare la mano per aprire porte e accedere ai computer ma persino come portafoglio digitale nel momento in cui si prende un caffè o uno snack al distributore nella sala relax.

Stiamo andando in questa direzione? Seppur gli esempi, almeno quelli conosciuti, sono pochi, è evidente che il chip porta con sé notevoli vantaggi. In primis l’eliminazione di elementi hardware, come tessere e chiavi, ma anche software, nel caso delle password, visto che la biometria sostituirà stringhe e cifre segrete. E inoltre, con il tag personale se evitano una volta per tutte che i furbetti facciano timbrare ad altri la propria presenza mentre sono al mare, a fare la spesa o a giocare un torneo di tennis.

Utopia post-umana? Probabilmente si, ma se già tanti ornamenti hi-tech ci hanno invaso l’esistenza (pensiamo agli smartwatch, ai visori di mixed reality) non vediamo perché rifiutarne uno che, più degli altri, pare davvero utile.

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