Per anni Boston Dynamics ha lavorato a stretto braccio con la Darpa, agenzia innovativa della Difesa degli Stati Uniti. Dai suoi laboratori sono usciti mostri robotici che non sfigurerebbero in una delle pellicole apocalittiche di Hollywood. Cani, pantere, muli, nella fattoria della società non manca davvero nulla.
Poi il declino, per motivi economici, l’acquisto da parte di Google e la definitiva vendita lo scorso anno alla giapponese SoftBank. Nel tempo i ragazzi americani non sono stati certo con le mani in mano. Ad esempio hanno tirato fuori dal cilindro SoftMini, uno dei quadrupedi più leggeri e agili mai realizzati, che di recente ha beneficiato di un aggiornamento sostanziale.
Il progetto della Boston Dynamics oggi vede un cane di grossa taglia, che potremmo paragonare a un levriero, capace di aprire porte e manopole, grazie a una prolunga montata sul dorso superiore. Ovviamente tutto ciò può farlo sia con un comando da remoto che in autonomia, riconoscendo tramite i suoi occhi cioè che si trova dinanzi. Già nel recente passato SpotMini aveva colto l’interesse della comunità ingegneristica per l’abilità di manipolare oggetti e di salire e scendere le scale ma anche di rialzarsi dopo una rovinosa caduta.
L’ultimo update però conferisce al robot opportunità ulteriori, che li permettono di valicare ostacoli e varchi per farsi largo nel mondo reale. Autonomia permettendo. Si, perché ad oggi il più grosso problema di automi del genere è la batteria, in grado di mantenere solo per qualche ora; tant’è che i modelli precedenti forniti al Darpa erano legati a cavi e fili di alimentazione esterna, decisamente poco duttili e limitativi dei movimenti.