Può sembrare molto buffo ma della missione Falcon Heavy della SpaceX di Elon Musk, quello che ci porteremo dietro è un astronauta pupazzo seduto al volante di un’auto elettrica. Il messaggio, l’unico, che rischia di passare alla storia è questo, mentre ve ne sono molti altri ben più significativi per lo studio e la colonizzazione umana al di fuori dell’orbita terrestre. Il 6 febbraio, è andato dritto verso Marte il primo razzo di una compagnia privata, la SpaceX appunto, con un programma che ha visto lo svolgersi di diverse fasi. Tra queste lo sganciamento, e seguente ritorno sulla Terra, di due sezioni molto importanti di Falcon Heavy, da poter essere riutilizzate per ottimizzare i costi del prossimo viaggio.
Il razzo in questione è il più pesante mai inviato oltre le nuvole e il primo di una serie che guardano a Marte come possibile sfogo terrestre per una meta abitativa nel prossimo decennio. Il primo esemplare di uomo ad affacciarsi ai balconi del pianeta rosso è Spaceman, il suddetto manichino. A bordo della sua Tesla Roadster si avvicinerà soltanto a Marte senza poter sbarcare del tutto, per evitare contaminazioni potenzialmente disastrose per l’ambiente circostante.
Da un paio di settimane, l’auto vaga nello Spazio, seppur erosa dall’atmosfera, e così farà fin quando non sarà del tutto disintegrata, probabilmente tra molti anni. C’è un sito, questo qui, che traccia precisamente (grazie ai dati della NASA), la posizione di Spaceman, che più o meno si trova a oltre 2,1 milioni di chilometri dalla Terra e a 230 milioni di chilometri dal pianeta rosso, seguendo una traiettoria di circa 70 mila chilometri orari. Se tutto dovesse andare a buon fine, il punto più vicino a Marte si avrà il 7 ottobre del 2020, quando nel suo orbitare la Tesla sarà a 7 milioni e mezzo di chilometri dal suo terreno, quanto basta per ammirare un panorama inusuale solo per un po’.