Il web sta lentamente imparando a fare a meno di Adobe Flash. I moduli interattivi che hanno segnato gran parte della storia di internet dagli esordi ad oggi fanno oramai parte di un vecchio modo di intendere la rete, con i suoi rischi di sicurezza e di compatibilità. Con l’avvento di tecniche di sviluppo coding più moderne, tutte le principali aziende e software house che usavano Flash come base del proprio lavoro si sono spostate verso altro. Ed è questo uno dei principali motivi del calo vistoso a cui il progetto di Adobe è andato incontro. Secondo gli ultimi dati di W3Techs, la presenza di Flash sul web è passata dal 28,5% del totale nel 2011 a poco meno del 5% oggi. Perdere una fetta del 23% in sette anni è significativo, soprattutto in considerazione di quanto l’assenza pesare quando si passa all’accesso in mobilità, tramite smartphone e tablet.
Stando alla rilevazione degli analisti, il destino di Flash è segnato, perché lo sparuto gruppo che lo utilizza ancora riguarda website vecchi o non aggiornati, dunque legati alla tecnologia non per un’estrema convinzione nelle sue possibilità ma semplicemente per questioni di obsolescenza applicativa; probabilmente se vi fosse qualcuno a lavoro su questi non ci penserebbe due volte a convertire le interfacce, o parte di esse, in tool al passo con i tempi. Alla luce di tali dati (ma non solo questi), Adobe ha deciso di ritirare il software alla fine del 2020.
Se dovessimo dare la “colpa” del calo di Flash a qualche concorrente, potremmo elencare l’HTML5 e il CSS (qua uno speciale sui linguaggi di programmazione) ma anche gli aggiornamenti apportati da alcuni browser, come Chrome, che hanno abilitato la disattivazione dei moduli interattivi se compilati in maniera tradizionale.