Di fatturazione elettronica nel nostro Paese si parla almeno da un decennio, ossia da quando si cominciò a parlare della possibilità di utilizzare in formato digitale le fatture emesse verso la Pubblica amministrazione. Possibilità che, dallo scorso 31 marzo 2015, è diventata un obbligo di legge, che ovviamente ha contribuito non poco alla diffusione di questa modalità di fatturazione. Ed è proprio per un altro adempimento normativo che sta spingendo nuovamente questa tematica: tra poco più di sette mesi, cioè dal 1 gennaio 2019, infatti, tutti i privati in Italia (esclusi i cosiddetti minimi e i fornitori esteri) dovranno emettere verso chiunque (imprese, privati e consumatori) solo e esclusivamente fatture elettroniche. E, si badi bene: non in PDF! L’unico formato possibile, infatti, è il tracciato XML_PA, veicolato attraverso il Sistema di Interscambio e archiviabile esclusivamente in modalità digitale.
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Una norma che riguarda tutte le aziende, anche le piccolissime
La normativa va a modificare profondamente i formati e le modalità di trasmissione di qualsiasi tipo di fattura: fatture B2B (cioè tra imprese tra artigiani, tra professionisti … chiunque), bollette, nonché facoltà di scambio elettronico anche per scontrini e ricevute. In sintesi, qualsiasi documento a valenza fiscale emesso per riscuotere il prezzo di una cessione di beni o di una prestazione di servizi dovrà essere prodotto mediante fatturazione elettronica. Le piccolissime imprese, quelle dal fatturato molto molto basso, saranno esentate. Tuttavia, molto ragionevolmente, le riceveranno comunque: quindi, che sia attivo o che sia passivo, quest’obbligo coinvolgerà tutte le realtà aziendali del nostro Paese.
Fatturazione elettronica: costi e (tanti) benefici
La buona notizia è che a fatturazione elettronica costi segue a ruota fatturazione elettronica vantaggi. In Italia le fatture emesse ogni anno verso i privati sono circa 1,3 miliardi a cui si sommano circa un miliardo di fatture emesse verso i consumatori (Fonte: Osservatorio Fatturazione Elettronica ed eCommerce B2B del Politecnico di Milano). Stiamo parlando di 2, 3 miliardi di fatture: un numero davvero esorbitante che, convertite in formato elettronico, consente di inaugurare nuove economie di scala.
Verso il mercato unico digitale europeo
Paolo Catti
La normativa voluta dal legislatore non promuove soltanto il circolo virtuoso della dematerializzazione, favorendo la trasparenza informativa. L’obiettivo è porre le basi per una collaborazione e uno scambio più efficienti e veloci. L’importante, infatti, è capire che il ciclo dell’ordine digitale non è solo un modo diverso di scambiare documenti, quanto piuttosto un nuovo ambiente in cui ricostruire prassi e procedure. «L’Europa sta lavorando da anni per porre le basi del suo stesso Mercato Unico Digitale – spiega Paolo Catti, Associate Partner e online Advisory Director di P4I – Partners4Innovation -. Quindi ha in gran parte già definito regole tecniche e regole giuridiche per abilitare e favorire la digitalizzazione nelle relazioni tra clienti e fornitori. Esistono ormai standard di riferimento condivisi, esistono regole e obblighi per le PA Europee che portano alla convergenza verso linguaggi e modelli di lavoro univoci e ben definiti. Così come esistono commissioni e progetti che hanno lavorato per anni e hanno ormai concluso le loro attività, arrivando a risultati chiari che oggi rappresentano riferimenti importanti per l’innovazione normativa che guarda all’innovazione digitale».
Come sottolinea Catti, il legislatore Europeo, così come quello nazionale, stanno lavorando alacremente per cambiare norme e modelli di riferimento e promuovere un ecosistema sempre più digitale. Il regolamento eIDAS, il GDPR, il Public Procurement, i lavori sul DDT Elettronico, così come quelli sulla Fatturazione Elettronica sono tutti esempi concreti di cambiamenti in atto con scadenze vicinissime, che puntano a definire regole e modelli per le organizzazioni in un mondo sempre più digitale.