Strategie

GDPR, per il trasporto sicuro dei dati Kingston pensa alle chiavette crittografate

Le tecnologie basate sull’encryption messe a disposizione da Kingston rendono possibile il trasferimento dei dati in maniera sicura e, soprattutto, conforme alle disposizioni del GDPR

Pubblicato il 02 Mag 2018

Fabrizio Marino

Kingston encryption

Trasportare i dati in sicurezza, prestando attenzione alle normative ed evitando la perdita di informazioni. Se la protezione del proprio patrimonio informativo è sempre stata una priorità per le aziende, ora mettere al sicuro i propri dati è ancora più importante. Perché dal 25 maggio entra ufficialmente in vigore il GDPR, la normativa europea sul trattamento dei dati, che pone vincoli significativi riguardo alla gestione delle informazioni sensibili e costringe le aziende ad adeguarsi agli standard comunitari.

Tra i tanti ambiti su cui impatta il nuovo regolamento, c’è anche quello del trasporto dei dati all’esterno dell’azienda. Per questo c’è chi ha pensato a una soluzione in grado di garantire sia sicurezza in termini di conservazione dei dati, che di conformità rispetto alla nuova normativa europea. Stiamo parlando di Kingston Technology, società americana produttrice di schede di memoria, che nell’anno del suo trentesimo anniversario ha implementato una linea di drive crittografati per il trasporto sicuro di dati sensibili. «Lo scopo principale di questi driver crittografati è trasportare dati all’esterno dell’azienda in maniera sicura – spiega Stefania Prando, Business Development Manager di Kingston Technology – si tratta di dispositivi già sul mercato da una decina di anni, ma che grazie alla tecnologia che utilizzano, l’encryption, si adattano perfettamente alle nuove normative europee».

La soluzione implementata da Kingston Technology prevede che per accedere alle informazioni presenti all’interno della chiavetta, venga inserita una password . «Questa tipologia di soluzione – continua Stefania Prando – è volta a proteggere i dati in mobilità, quelli cioè che vengono spostati da un pc all’altro. I dati all’interno di queste chiavette sono protetti da una password complessa. Nel caso in cui non andassero a buon fine diversi tentativi di inserimento della password stessa, il contenuto del dispositivo verrebbe cancellato, impedendo di fatto di accedere a quelle informazioni».

D’altra parte i rischi connessi all’utilizzo di drive usb non crittografati da parte di aziende sono tanti. Prima di tutto, questi dispositivi possono essere persi. Secondo un rapporto realizzato proprio da Kingston Technology, sono circa 22mila ogni anno le usb che finiscono inavvertitamente in lavanderia. Mentre chi trova per caso uno di questi dispositivi, nel 48% dei casi lo collega a un pc per aprirlo per poi cliccare sui file. Senza considerare i furti, molto spesso finalizzati a sottrarre informazioni sensibili dei clienti delle aziende.

Dal loro punto di vista, le aziende stanno provando a porre rimedio a queste insidie. Sempre secondo il report di Kingston Technology, l’80% delle organizzazioni hanno implementato regole specifiche per l’utilizzo dei drive USB. In generale la politica più comune è legata all’uso limitato dei drive USB a specifici dipendenti o reparti. Mentre meno del 20% delle organizzazioni che hanno adottato politiche sull’uso di questi dispositivi, prevede l’obbligo di utilizzo di drive dotati di crittografia.

«Sempre più spesso – sottolinea Stefania Prando – le aziende ricorrono al blocco delle porte usb. Trattandosi di canali attraverso cui si può essere infettati da un virus, si tratta senz’altro di una soluzione efficace. Tuttavia impedisce la flessibilità nel trasporto dei dati all’esterno. I nostri dispositivi crittografati invece, grazie a uno specifico tool, consentono di impostare qualsiasi pc in modo tale che consenta l’accesso solo ai dispositivi dotati che utilizzano l’encryption».

Si parla di dispositivi che garantiscono una capacità di memoria che va da 4 a 256 giga. «Abbiamo capito fin da subito che questo prodotto si adattava bene ai dettami del GDPR». Conclude Stefania Prando. «Se io proteggo la mia infrastruttura ma non proteggo i dati quando vengono spostati, significa che c’è un difetto nella procedura. Inoltre l’utilizzo di queste chiavette non ha bisogno di nessun tipo di formazione aggiuntiva per l’utente. Si utilizza come qualsiasi altra chiavetta, l’unica differenza è che quando la inserisco, il pc mi chiederà una password per aprirla. In questo modo, i dati che ho all’interno non verranno visualizzati fino a quando non digiterò correttamente il codice».

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