A una settimana dalla notizia dell’operazione IBM-Red-Hat il clamore per la notizia non si è ancora spento. Anzi, la curiosità di addetti ai lavori e operatori del settore è, se possibile, ulteriormente aumentata: in che modo Red Hat si integrerà con IBM? Cosa cambierà per la comunità degli sviluppatori Open source? Quali potranno essere le conseguenze per gli operatori canale e per il mercato italiano? Digital4Trade ha provato a rispondere ad alcune di queste domande con l’aiuto di Alessandro La Volpe, Vice President, di IBM Cloud Italia. A partire, ovviamente, da quanto questa acquisizione possa cambiare la posizione di Big Blue nell’arena del cloud.
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IBM-Red Hat: cosa cambia nell’Hybrid cloud
La risposta di La Volpe è netta: «Con questa acquisizione di fatto IBM diventa il player numero uno al mondo nell’hybrid cloud, si tratta di qualcosa di indiscutibile. Quando l’operazione si sarà conclusa, avremo un’accelerazione importante di un percorso che l’azienda ha già impostato da tempo, dunque non si può parlare di cambio di rotta. La strategia di IBM in questo ambito è estremamente chiara: la nostra visione si fonda su un cloud ibrido e open (tutto ciò che facciamo è basato su open source) , sia a livello infrastrutturale che Paas. Siamo convinti che il futuro delle organizzazioni non possa essere che multicloud, poiché le stesse già oggi si affidano (e sempre più lo faranno in futuro) a molteplici fornitori cloud per ottenere diverse tipologie di servizi. Non a caso, in questi anni la domanda che ci siamo fatti è come aiutarle a gestire questa molteplicità di cloud, incontrando così un grande successo anche sul territorio italiano».
IBM-Red Hat: cosa cambia per l’Italia
Lungo questo percorso, IBM aveva già incrociato Red Hat, con una partnership strategica che era stata annunciata a metà 2018. La mossa dell’acquisizione (ritenuta da La Volpe la più importante della centenaria storia aziendale), è ovviamente destinata a impattare in maniera significativa sul mercato italiano, in particolare per quanto riguarda il segmento enterprise. «Red Hat rappresenta un grande player per il mercato italiano, grazie alla sua offerta sul cloud ibrido, che è comunque complementare alla nostra. Una volta che i passaggi legali dell’operazione saranno completati, indubbiamente l’unione delle due offerte ci metterà in una posizione di notevole vantaggio sul mercato nazionale, anche se ci tengo a sottolineare che rimarranno in essere le partnership di Red Hat con i vendor del cloud pubblico, in linea con la nostra visione non proprietaria della nuvola».
IBM-Red Hat: cosa cambia per i partner
Ma cosa cambierà per i partner Red Hat e IBM? «Sicuramente quello che cambierà è una più ampia opportunità per partner di entrambe le aziende, grazie al portafoglio più ricco di prodotti e soluzioni che avranno a disposizione. D’altronde, quando si parla di cloud ibrido e multicloud, si tratta di qualcosa che sottende una grande complessità, ad esempio nel gestire applicazioni, garantire sicurezza, ecc. Si tratta, insomma, di una grande occasione per tutti quei partner che hanno le competenze per integrare questi aspetti e offrire consulenza e supporto. Il valore dell’Hybrid cloud, d’altronde, è immenso e stimato da IBM in oltre 1.000 miliardi di dollari».
IBM-Red Hat: cosa cambia per l’Open Source
Le possibili sovrapposizioni di partner non spaventano il manager IBM: «Si tratta di due ecosistemi di canale che nascono in maniera diversa, anche se la direzione ormai è basata sugli stessi principi. Sono convinto, anzi in realtà lo ero già prima dell’acquisizione, che in questo mondo ICT più complesso rispetto al passato servono competenze maggiori per aiutare i clienti. Non a caso, già in queste ore stiamo riscontrando reazioni di grande entusiasmo da parte del nostro canale, nei prossimi mesi saranno messe in atto diverse attività per spiegare i benefici di questa operazione». Stesso impegno servirà da parte di Red Hat per convincere la nutrita schiera di sviluppatori Open Source, che non sempre si sono dimostrati entusiasti di alcune mosse di M&A di questo tipo. Ma la Volpe assicura: «Da parte nostra c’è massimo rispetto nei confronti del mondo Open Source, come detto condividiamo gli stessi principi. Già vent’anni fa IBM investì 1 miliardo di dollari su Linux. Dunque la nostra acquisizione non interviene certo per cambiare la natura di Red Hat».