Scenari

I Big Data crescono e aprono nuove opportunità di sviluppo

Il mercato degli analytics in Italia secondo l’Osservatorio della School Management del Politecnico di Milano cresce del 14% e arriva a 790 milioni di euro. La sola componente Big Data cresce del 34% e si sviluppa in mercati che chiedono sempre più competenze di integrazione, in particolare con Social Media, Mobile e IoT

Pubblicato il 30 Nov 2015

Gianluigi Torchiani

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Carlo Vercellis, Responsabile scientifico Osservatorio Big Data Analytics & Business Intelligence

Per capire l’importanza dei Big Data occorre rendersi conto che anche le “buche” delle strade possono parlare. E così come le strade anche gli alberi, le case, le infrastrutture etc. Davanti a questa straordinaria capacità di fornire dati serve una capacità di ascolto e di analisi che sappia agganciare questa conoscenza a delle azioni, per il business o per le pubbliche ammionistrazioni. Arriva dunque anche dalle “buche” che “parlano” grazie a una sperimentazione che unisce Twitter e l’IoT, una delle tante conferme dell’importanza dei Big Data, come testimonia l’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence della School Management del Politecnico di Milano che fotografa un settore Analytics nel suo complesso in crescita del 14%, per un perimetro di business che arriva a 790 milioni di euro. Un mercato che si distingue in Business Intelligence e Big Data e dove la prima costituisce l’84% del valore con un tasso di crescita dell’11% e dove i Big Data coprono una quota del 16%, ma con una dinamica di sviluppo del 34%.

Carlo Vercellis, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio, sottolinea che l’Internet of Things farà esplodere la necessità di generazione e analisi dei dati e se si associa l’IoT con il Mobile, si può prevedere che se da una parte cresce la necessità di analisi dall’altra, «l’adozione dei Big Data nelle imprese necessita di governance e di un chiaro percorso di avvicinamento e di formazione che permetta la corretta gestione di questo enorme patrimonio di dati». E il punto per Vercellis è in una gestione «che deve vedere – afferma – un forte coinvolgimento delle persone del business insieme all’It». Insomma, i Big Data rappresentano una opportunità, se saranno interpretati nel segno di un progetto comune tra l’IT e le linee di business.

Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence

Il tema è ripreso da Alessandro Piva, Responsabile della ricerca dell’Osservatorio Big Data Analytics e Business Intelligence, che osserva come il marketing e le vendite sono già molto sensibili all’adozione di Big Data: nel 77% dei casi ne sono fruitori e nel 75% dei casi presentano le maggiori potenzialità. Seguono Amministrazione, finanza e controllo che sono già utenti Big Data nel 76% dei casi.La consistenza della domanda di Big Data nell’ambito di marketing e vendite è destinata a diventare ancora più importante consistente se si pensa al ruolo dei social media e alla mole di dati che già oggi sviluppano e che chiedono di essere “valutati” e valorizzati.

La capacità di “ascolto”, se così si può definire, di Twitter, si misura oggi in 6mila tweet al secondo e come afferma Salvatore Ippolito, Country manager di Twitter Italia, è un ascolto che riguarda ovviamente le persone, le comunità, le istituzioni, ma, nell’associazione con l’IoT, inizia a rappresentare una capacità di ascolto che si estende anche alle cose. Un esempio? Anche le strade possono twittare, ne è la prova un progetto di gestione della pavimentazione stradale ha visto unire la sensoristica IoT con una applicazione Twitter. I sensori presenti nelle strade coinvolte in questa sperimentazione misurano sia l’intensità del traffico sia le condizioni del manto stradale e quando questo degrada oltre una certa soglia un tweet segnala la necessità di provvedere con la manutenzione. Quindi, come osserva Ippolito, Twitter come abilitatore di processi non solo nel customer care, non solo nel social care, ma anche in progetti di “manutenzione preventiva”.

Ma se questo rappresenta il futuro la realtà è costituita oggi da una domanda di Big Data che arriva per il 29% dalle banche, dall’industria per il 21%, da telco e media per il 14%, dalla sanità per il 9% e dalla GDO per l’8%. Tutti settori dove l’introduzione o il consolidamento dei Big Data significa integrazione. Ma cosa pensano i Cio dei Big Data e con quale atteggiamento affrontano questi progetti? Dalla ricerca emerge che nel 44% dei casi gli Analytics saranno la principale priorità̀ di investimento, «ma la vera sfida – osserva Piva – riguarda l’introduzione in azienda di competenze adeguate. Per sfruttare appieno gli analytics – prosegue -, le organizzazioni hanno bisogno di figure di governance, come il Chief Data Officer, che è presente oggi nel 26% delle organizzazioni. Oppure servono nuove professionalità come il Data Scientist, che è già presente nelle organizzazioni nel 30% dei casi , anche se spesso – conclude Piva – il loro ruolo non è ancora chiaramente codificato».

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