Sicurezza e Cloud sono sempre più inscindibili nell’attuale vocabolario dell’innovazione digitale. La spinta verso il Cloud e ai modelli as-a-service è ormai evidente e sta coinvolgendo le aziende in maniera trasversale, indipendentemente dalle loro classi dimensionali. Un Cloud che Palo Alto Networks si impegna a rendere sicuro, come ha confermato in occasione del proprio Cloud Security Summit, il nuovo nome dell’evento indirizzato a clienti e partner che il vendor californiano fino allo scorso anno chiamava Cyber Security Summit, in cui si sottolinea, appunto, l’imprescindibile messa in sicurezza del Cloud.
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La digital transformation che passa dalla cloud security
«Sono 250 i partecipanti al nostro Summit che, arrivato alla terza edizione, abbiamo voluto ribattezzare a rimarcare la nostra spinta verso il Cloud, un’area su cui stiamo lavorando con molti dei nostri clienti, orientandoli nella loro migrazione ma con la garanzia di trasferire le proprie attività di business in un ambiente che sia altamente protetto» spiega Mauro Palmigiani, country manager Italy, Cyprus, Greece e Malta di Palo Alto Networks.
Un approccio al mercato che Palo Alto adotta anche attraverso la collaborazione di partner tecnologici, aprendo la propria piattaforma all’integrazione delle soluzioni di soggetti terzi. Strategia che sta facendo crescere il vendor con una media del 29% anno su anno dal 2014 a oggi, per un totale di 60.000 clienti nei 150 Paesi presidiati.
Automatizzare analisi e risposte per la cloud security
Clienti che stanno affrontando nuove sfide, per le quali la velocità d’azione nella gestione del rischio assume un ruolo di primaria importanza, una practice promossa dal GDPR destinata a pesare sempre più nelle strategie di innovazione. Un’esigenza che, però, va in contrasto con la crescente complessità degli ambienti IT, i quali richiedono interventi manuali di gestione. Che le aziende dovrebbero/vorrebbero evitare, a fronte di una complessiva semplificazione delle operazioni.
«Il cybercrime sta automatizzando le proprie attività grazie all’ausilio del machine learning, e anche le risposte in difesa devono quindi evolversi sulla stessa linea – riprende Palmigiani -. Il nostro mantra è infatti la semplificazione, che deve essere alla base della digital transformation. Da anni stiamo, infatti, lavorando a Cortex, la nostra Security Operating Platform basata su AI, offrendo livelli crescenti di protezione, analisi e integrazione, attivando nel contempo processi automatici per la sicurezza. Un’integrazione che non si limita alle nostre soluzioni, ma anche di terze parti che vogliono sfruttare il nostro data lake per una efficiente integrazione tecnologica».
Con il risultato di una protezione del Cloud, dell’intero ambiente enterprise, dei device connessi e del SOC integrato.
Agilità e velocità per innovare senza rinunciare alla sicurezza
«Vogliamo costruire e consentire la costruzione di soluzioni basate sulla nostra architettura di sicurezza in Cloud – sottolinea Matthew Chiodi, CSO public cloud security di Palo Alto Networks -, consentendo visibilità, security e compliance e risposte automatizzate. Un sistema coadiuvato dal machine learning, in grado di dare risposte che siano molto vicine al real time in modo da automatizzare alcuni processi».
L’obiettivo è rendere agile e veloce la trasformazione digitale attraverso un cloud sicuro, in grado di selezionare e identificare i comportamenti sospetti e agire in maniera mirata, come afferma Greg Day, Vice President e CSO EMEA di Palo Alto Networks: «Siamo nell’era dei Big Data e serve una ATD (Advanced Threat Detection) che identifichi non solo quello che è malevolo, ma anche quello che può esserlo potenzialmente, e selezionare quali sono i dati che invece sono “buoni” e utili. Una selezione possibile grazie alle funzionalità di Advanced Learning Policies, Control and Response e di Advanced Behavioral Detection. Aspetti, tutti, gestiti dall’AI e dal Machine Learning, che automatizzano i processi di protezione, a tutela dei clienti che stanno migrando al cloud».
I partner Palo Alto si orientano ai servizi
Si promuove quindi un modello as-a-service sicuro sul quale Palo Alto intende orientare anche il proprio canale di partner. Su questa linea è infatti stato declinato anche il nuovo programma di canale del vendor, il Nextwave Partner Program, contemplando le modalità managed e as-a-service per abilitare i partner alla fornitura di servizi, anche grazie a nuovi strumenti che consentono l’automatizzazione degli ordini e per la configurazione e manutenzione.
Global system integrator e partner commercial per la copertura del mercato
Un canale che si sta estendendo verso i Global System Integrator, a cui viene richiesto un alto gradi di specializzazione e sui Service Provider, sia per il loro utilizzo interno della piattaforma, sia per abilitarli al modello MSP come fornitori di servizi. Sono 3 i livelli di certificazione dei partner di Palo Alto, dalla fascia alta degli Innovator, che contano una cinquantina di nomi, a un centinaio di partner certificati, mentre il resto appartengono alla fascia Commercial, sui quali vi è una intensa attività di recruiting, affiancata anche dai distributori autorizzati, con Exclusive Networks e Westcon a cui recentemente si è aggiunto Computer Gross.