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Oracle: il dato in movimento è la chiave per la trasformazione delle imprese e delle Tech Company

Con l’Oracle Technology Summit di Milano Oracle ha organizzato nuovamente un evento in presenza dopo due anni, riaffermando la sua peculiare strategia su cloud e mondo dei dati

Pubblicato il 30 Mar 2022

Gianluigi Torchiani

Oracle Tech Summit_Ippolito

A pochi mesi dall’apertura della Cloud region di Milano, Oracle è tornata dopo due anni a organizzare un evento in presenza nel nostro Paese: l’Oracle Technology Summit di Milano è stato l’occasione per rincontrare clienti, sviluppatori e Tech Company, nonché illustrare la strategia di business per il mercato nazionale. La multinazionale IT, come emerso più volte nel corso del Technology Summit, continua a scommettere sulla possibilità di accompagnare le organizzazioni nel loro percorso verso le nuove tecnologie digitali, senza però per forza costringerle ad abbandonare gli investimenti legacy effettuati negli anni passati, né a scegliere in tutto e per tutto un unico vendor (in ottica ibrida). Una strategia che oggi, con le risorse messe a disposizione per la trasformazione dal digitale, può essere ulteriormente efficace sul mercato italiano. Secondo Alessandro Ippolito, Country Manager & Vice President Technology, Oracle Italia, “Siamo in un momento magico, nonostante il difficile contesto esterno: da un punto di vista dell’innovazione abbiamo nelle nostre mani una grande chance. Stanno arrivando importanti fondi che vanno però investiti bene. In questo contesto Oracle si propone come l’azienda del dato, aiutando clienti a tirarne fuori valore. Basti pensare che 90 aziende su 100 della classifica Top Fortune hanno le loro informazioni ospitate sulle soluzioni Oracle. Abbiamo dunque una grande responsabilità per guidarle verso la Data driven society, mettendo a disposizione delle soluzioni in cui possano convergere varie tipologie di dati, senza trascurare il tema della sicurezza”.

La strategia sul cloud

Più nel dettaglio la strategia di Oracle nel 2022 si poggia essenzialmente su due grandi pilastri tecnologici: il cloud infrastrutturale e il mondo dei dati. Il primo pilastro, è senz’altro più recente per Oracle, che è arrivata nel business cloud con un paio d’anni di ritardo rispetto a altri operatori, ma il vendor rivendica i risultati raggiunti: “Sul cloud non siamo dei follower, nonostante siamo entrati dopo gli alti. Non stiamo copiando modello altrui, siamo piuttosto dei nuovi entrati che indirizzano un fabbisogno non colto da cloud provider”, ha evidenziato Michele Porcu, Vice President, Business Value Services & Strategy EMEA di Oracle. In particolare, il punto di vista di Oracle è che sinora sul cloud siano per ora andati soprattutto i workload periferici. Al contrario on premise rimangono i carichi mission critical, la cui migrazione continua a incontrare degli ostacoli: i cloud vendor chiedono spesso una standardizzazione, modificando le app e i servizi già esistenti, con costi e tempistiche non sempre accettabili per le imprese. Esistono poi temi di sicurezza, performance, sovranità dei dati e latenza, che spingono ancora le organizzazioni a rinviare una scelta di questo tipo. Proprio con questa consapevolezza, “Dal 2014 al 2015 abbiamo saccheggiato le migliori menti del settore, chiedendo di costruire un cloud di seconda generazione, proprio per superare questi blocchi, garantendo al contempo efficienza e flessibilità. Abbiamo lavorato a fondo su governance e gestione del cloud, grazie alla disponibilità di motori di AI e a una sicurezza built-in che garantisce la massima protezione dei dati. È importante sottolineare che il cloud di Oracle non nasce per gestire soltanto i nostri database, ma qualsiasi carico, anche nuovi e moderni. Inoltre è pensato in una logica di superamento di tutti i colli di bottiglia, basandosi allo stesso tempo su flessibilità e standardizzazione. Inoltre lasciamo libertà di spostamento agli utenti, che non subiscono lock-in e possono portarsi nel nostro cloud il proprio virtualizzatore, i propri software e le app che si sono accumulate nel tempo. Inoltre, abbiamo dei costi tra i più competitivi sul mercato, grazie a dei modelli di prezzo flat e chiari”.

Cloud region e non solo

Ovviamente, nella strategia di Oracle per il cloud è fondamentale il ruolo delle Cloud Region, ormai arrivate a quota 37 su scala globale e in continua espansione. Region che puntano sempre di più sul multicloud, grazie alle interconnessioni con Azure, alla partnership strategica con VMware e alla interoperabilità con provider come Google e Aws. Nel corso del summit, però, si è insistito molto su una ulteriore possibilità per le Tech Company che non volessero puntare su un cloud pubblico: quella cioè di poter avere a disposizione delle cloud region customizzate, in scala ridotta, presso i data center dei clienti o degli outsourcer. Oracle Cloud@Customer promette di garantire i vantaggi del cloud mantenendo però il controllo completo dei dati, in modo da poter gestire al meglio i problemi di sovranità, sicurezza e connettività dei dati.

Dati in movimento

Per quanto riguarda invece il mondo dei dati, tradizionale cavallo di battaglia di Oracle, Porcu ha evidenziato come, nel complesso attuale di complessità infrastrutturale che caratterizza le aziende abbia da tempo spinto il vendor a un profondo cambiamento: “Oracle non è più solo un database relazionale ma convergente, collaborando persino con nostri competitor. Siamo in grado di guardare alla gestione della filiera del dato in maniera moderna, con caratteristiche di elevata automazione (autonomous database). La stessa piattaforma dati è stata pensata per gestire installato, ma anche per gestire nuovi servizi digitali, in cloud, on premise ed ibrido”. L’obiettivo è quello di assicurare la necessaria fluidità del dato, come ha evidenziato Maria Costanzo, South Europe Regional Leader – Senior Director Technology Software: “ Il dato in movimento è fondamentale per la trasformazione delle organizzazioni. La possibilità di utilizzare i dati in tempo reale è cruciale per ottenere dei risultati e cambiare le cose. Occorre però considerare che ogni organizzazione è costituita da due grandi anime: il business corrente, in cui ci sono stratificazioni di applicazioni e dati (il mondo legacy e tradizionale) e una parte nuova, all’interno della quale si fanno confluire tutte le applicazioni moderne. Si tratta di due mondi che devono coesistere e integrarsi, per consentire appunto la fluidità dei dati”.

Il ruolo dei partner

Le strategie per il prossimo futuro di Oracle Italia sono state tracciate da Andrea Sinopoli, Technology Cloud Leader di Oracle: “C’è senz’altro oggi la necessità di accelerare sul digitale e siamo pronti per supportare i nostri clienti. Abbiamo una piattaforma tecnologica matura e una crescente capillarità geografica, su cui stiamo investendo molto, con le cloud region locali e quelle customizzate. Abbiamo poi sviluppato dei programmi ad hoc, per generare saving e creare sinergie con gli asset generati negli anni. Profonde sinergie che possono essere create anche grazie al grande lavoro dei partner sul nostro territorio”.

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