In Italia la figura del Temporary Manager (TM) tende a coincidere con quella del Fractional Manager (FM). Se la prima gode di una certa notorietà dovuta al fatto che è presente nel nostro paese dalla fine degli anni Ottanta, identificata in origine con l’espressione “manager in affitto”, la seconda si è affacciata di recente. La novità si riferisce alla terminologia, se con Fractional Manager si intende una versione part-time del Temporary Manager, accezione ad esempio condivisa da Federico Ferrarini, fondatore di Leading Network, l’Associazione Italiana dei Temporary Manager. Ferrarini, in un post di un paio di anni fa, ha provato a chiarire la differenza tra FM e TM, enfatizzando soprattutto il lavoro in team del primo e sottolineando che “l’uso della parola Fractional come sinonimo del Temporary Manager part-time è una moda recente che tende a vendere come nuova una cosa che in realtà è sempre esistita”. A conferma di queste affermazioni si possono citare i risultati di un’indagine promossa da Inima, network internazionale che raggruppa le associazioni di Temporary Manager europee, che ha coinvolto 750 professionisti all’inizio del 2021. La ricerca ha evidenziato che il 41% dei manager italiani intervistati risultava occupato con un contratto part-time, un dato nettamente superiore rispetto alla media europea (22%). A ciò si aggiunge che il 60% del campione italiano era impiegato in aziende con meno di 100 dipendenti, contro il 31% della media europea.
Indice degli argomenti
PMI normali e “large”, chi ha bisogno di competenze?
È proprio questa tipologia di aziende che, più di altre, ha bisogno di competenze, in particolare di natura digitale (ma non solo). Lo si ricava dall’Osservatorio Innovazione Digitale nelle PMI del Politecnico di Milano, la cui ultima edizione ha messo in rilievo come il 16% consideri ancora un costo la transizione digitale. Tanto che l’Osservatorio ha aggiunto una categoria di PMI, dette large, per differenziarla da quella consueta che indica aziende con un numero di addetti compreso tra 10 e 249 e fatturato inferiore ai 50 milioni di euro. Le PMI large, cioè quelle che superano questi parametri quantitativi ma che nei comportamenti sono ancora assimilabili al segmento, manifestano una sensibilità più che doppia rispetto alle piccole e medie imprese in senso stretto nel valutare le competenze realmente possedute. Delle due, perciò, quelle che avrebbero maggiormente bisogno di un Temporary Manager sono le PMI tradizionali. Se il costo, infatti, rappresenta un ostacolo ad abbracciare percorsi di trasformazione digitale, la circostanza che un professionista di esperienza possa entrare a far parte del board a fronte di una spesa dimezzata potrebbe spingere a prenderlo “in affitto”. Anche perché la sua funzione non si limiterebbe ad affiancare l’organizzazione per il tempo del mandato, ma fungerebbe da leva per disseminare quelle skill di cui poi potrebbe beneficiare in autonomia l’intera organizzazione. Una sorta di attività di coaching, insomma, utile a irrobustire le abilità di figure junior o a colmare lacune manageriali in azienda.
Le risorse del PNRR per dotarsi di un Fractional Manager
Oggi questo profilo di manager che porta competenze per un breve periodo e per una porzione di tempo circoscritta durante la settimana lavorativa a favore delle piccole e medie imprese può essere rilanciato grazie alle risorse del PNRR. Ne è convinto Stefano Casanova, founder di MarketFit, azienda che ha l’obiettivo di “prestare” FM soprattutto nell’area commerciale e marketing. “Il PNRR è una risorsa per tutte le imprese – spiega Casanova – e offre anche la possibilità di investire in formazione per l’acquisizione di competenze digitali. Dotarsi di un Sales & Marketing Fractional Manager in questo contesto significa anche godere di un formatore esperto in grado di fornire un supporto allo sviluppo di una divisione marketing aziendale di alto livello”. Oltre al credito d’imposta previsto all’interno del pacchetto Transizione 4.0, il riferimento è a quelle “ulteriori misure” che il Piano nazionale di ripresa e resilienza intende mettere in atto “per incentivare la crescita di competenze gestionali (per il digitale)” si legge nel PNRR, che inoltre specifica: “Verrà elaborato e sperimentato un modello di riqualificazione manageriale, focalizzato sulle PMI (con programmi di formazione ad hoc, il coinvolgimento delle associazioni di categoria e l’utilizzo di modelli di diffusione incentrati su piattaforme digitali)”. Potrebbe essere l’occasione buona non solo per accelerare la digitalizzazione delle PMI, ma anche per aiutarle su tanti altri aspetti, dal posizionamento del brand alla ridefinizione di una strategia commerciale propedeutica allo sbarco verso i mercati esteri.