Tecnologia

HPE mette in sinergia vecchia e nuova IT

La piattaforma Synergy fornisce una singola infrastruttura per tutte le applicazioni e modelli operativi, armonizzando il paradigma di IT bimodale, e aprendo importanti opportunità per i partner

Pubblicato il 05 Ott 2016

Gianluigi Torchiani

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L’infrastruttura ’componibile’ – costituita da pool di risorse fluidi, intelligenza ’software-defined’, e API unificata, per una completa programmabilità – diventa il paradigma IT vincente nella sempre più frenetica economia digitale, almeno secondo Hewlett Packard Enterprise (HPE). A quasi un anno dal lancio ufficiale, il 1° dicembre 2015, HPE ritorna a parlare di Synergy, la piattaforma tecnologica su cui sta scommettendo molto. Infatti, esordisce sul palco del Fabrique, all’evento di presentazione di Synergy a Milano, Stefano Venturi, corporate vice president e amministratore delegato HPE Italia, «questo per noi, per HPE, è un momento simbolico, che segna l’inizio di un’era in cui la rivoluzione digitale sarà veramente ’disruptive’». Trasformerà nel profondo il modo di lavorare e vedrà la convergenza di tre forze: le moli di dati provenienti dalla Internet of Things, i software di analisi dei big data, e la disponibilità delle risorse di computing, un tempo scarse, ma oggi ampiamente disponibili. Chi meglio saprà interpretare tali dati e disporrà di una IT ’liquida’, flessibile e fatta di risorse di computing ibride (fisiche, virtuali, on-premise, on-cloud, pubblico-privato), avrà, dice Venturi, i ’superpoteri’ per liberare il valore che nasce dalla ’economia delle idee’, e battere la concorrenza. Synergy serve a questo e, non per altro, sottolinea, HPE stessa sta riorganizzando la propria struttura, con l’obiettivo di focalizzarsi al massimo su questa enorme e duratura onda d’innovazione.

Più capacità d’interlocuzione per i partner

Fabio Tognon, country manager Server Division HPE Italia

HPE, sottolinea l’AD, è pronta a fare questo viaggio per rendere, attraverso Synergy, l’IT più flessibile, veloce, efficiente e intelligente nell’analisi dei dati di business, ma lo fa assieme ai propri partner. In effetti, ricorda Fabio Tognon, country manager Server Division HPE Italia, gli oltre 100mila server HPE installati nel nostro paese sono veicolati per il 70% dal canale. «Quest’ultimo potrà cogliere opportunità, da un lato attraverso lo sviluppo di competenze tecnologiche su Synergy e, dall’altro, migliorando la capacità d’interlocuzione con le ’line of business’, che sono quelle che fanno pressione sulle IT operation per la creazione di nuovi servizi».

Ma chi sono i destinatari di Synergy? Il target di utenti principalmente indirizzato, chiarisce Tognon, è quello delle aziende più innovative, dove si abbracciano i modelli DevOps di sviluppo delle mobile app e dell’IT bimodale. Qui, attraverso l’ingresso nell’ecosistema di partner di nomi come Docker e Chef, HPE punta a instaurare un nuovo rapporto con il mondo degli sviluppatori che lavorano nelle aziende: in questo ambito, attraverso il paradigma componibile e la API unificata che funziona come unica interfaccia, Synergy mira a semplificare la costruzione e il provisioning dell’infrastruttura di computing necessaria per sviluppare, collaudare e distribuire il codice, restituendo al contempo alle operation il controllo su fenomeni come la ’shadow IT’, che si manifesta con il frequente ricorso ai cloud pubblici.

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