L’intelligenza artificiale (AI) di tipo generativo potrebbe rivoluzionare i modelli di sviluppo del software conosciuti finora. Di fatto, ha già scalzato la legge di Moore in base alla quale il numero di transistor nei processori tende a raddoppiare ogni 18 mesi. Oggi, infatti, le risorse computazionali necessarie per i più grandi calcoli di AI raddoppiano ogni 6 mesi. Per il mondo dei developer e per quello degli ISV (Independent Software Vendor) l’arrivo di ChatGPT è coinciso con la possibilità di semplificare alcuni task tipici del coding. Ma quello che si prospetta adesso è un modo totalmente diverso per immaginare nuovi prodotti e per modificare il modo stesso di realizzarli. Ad aprire la strada di questa fase ulteriore ci sta pensando Google che ha presentato in questi giorni API PaLM e MakerSuite.
Indice degli argomenti
In cosa consistono API PalM e MakerSuite di Google
Si tratta di sistemi con funzionalità di AI generativa integrate in Google Cloud e in Google Workspace, la nota suite di collaborazione aziendale del colosso di Mountain View. Resi disponibili per adesso soltanto a beneficio di alcuni sviluppatori selezionati, che potranno testarli in anteprima, le soluzioni puntano a fornire capability supplementari per facilitare il ciclo di development.
API PaLM consente di fare sperimentazione con i modelli linguistici di grandi dimensione di Google come LaMDA (Language Model for Dialogue Applications). Seppure meno noto al grande pubblico rispetto a ChatGPT, utilizza la medesima architettura di reti neurali, cioè Transformer. In quanto punto di accesso a modelli linguistici quali LaMDA, API PaLM fornisce agli sviluppatori l’opportunità di servirsene per la generazione di contenuti, chat, riassunto e classificazione. Ad esempio, tramite i cosiddetti embedding (le rappresentazioni numeriche dense di oggetti e relazioni del mondo reale espresse sotto forma di vettore) generati attraverso API PaLM, gli sviluppatori potranno creare applicazioni con i propri dati o con fonti di dati esterne e librerie open-source.
Secondo Chirag Dekate, analista di Gartner, questa soluzione può mettere le tech company in condizione di “iniziare a costruire le proprie versioni del modello di AI generativa”, adattandolo al contesto industriale specifico in cui operano. Analogamente, MakerSuite si pone come strumento per semplificare il flusso di lavoro che spesso risulta frammentato a causa del ricorso a tool differenti per svolgere attività come la creazione e l’iterazione di un prompt, la generazione di dati sintetici e la messa a punto di un modello personalizzato. Il tutto direttamente nel browser, con il vantaggio che, oltre a semplificare questi processi, è possibile esportare i prompt come codice in linguaggi e framework quali Python e Node.js.
Le altre soluzioni di AI generativa per sviluppatori
L’offerta di Google sul versante dell’AI generativa per gli sviluppatori prevede anche la messa a disposizione di modelli di base – inizialmente per la generazione di testo e immagini e più avanti di audio e video – sulla piattaforma Vertex AI. La piattaforma di apprendimento automatico di Google Cloud potrà diventare così un supporto per i data scientist per risolvere casi d’uso, scegliere tra una varietà di modelli o avere suggerimenti su come utilizzate al meglio i dati aziendali mantenendo il controllo sui costi e la governance. Contemporaneamente, la multinazionale guidata da Sundar Pichai ha lanciato Generative AI App Builder, uno strumento che collega i flussi di intelligenza artificiale conversazionale con esperienze di ricerca e modelli di base già pronti.
“Google Cloud sta portando decenni di ricerca, innovazione e investimenti nel mondo dell’AI con il lancio del supporto dell’AI generativa in Vertex AI e Generative AI App Builder – ha avuto modo di commentare Ritu Jyoti, Group Vice President, Worldwide Artificial Intelligence and Automation Research di IDC -. In questo modo Google Cloud è pronto a consentire a un’intera nuova generazione di builder, innovatori e sviluppatori di sfruttare la potenza dell’intelligenza artificiale in modi diversi”. Mike Gualtieri, analista di Forrester Research, per parte sua ha dichiarato che nella società californiana “si stavano preparando per questo da molto tempo e credo che la concorrenza con Microsoft e OpenAI li abbia costretti a rilasciare prima” queste soluzioni.
La sfida (anche sui principi) dell’intelligenza artificiale
E che si tratti di una sfida su tutti i fronti dell’AI generativa lo si ricava anche dalle nuove funzionalità aggiunte a Google Workspace. Finora quelle basate sull’intelligenza artificiale consentivano l’uso di “smart compose” all’interno di Gmail o di creare automaticamente dei riassunti in Google Docs. Ora, un gruppo ristretto di tester sta verificando un upgrade con il quale, sia in Gmail sia in Documenti, è possibile digitare l’argomento di cui si desidera scrivere e ricevere immediatamente una bozza ad hoc. Partendo da questa bozza iniziale, si potrà elaborare o abbreviare il messaggio, modificare il tono, contestualizzare i contenuti e così via. La scelta di non rilasciare subito a beneficio di tutti, come ha fatto OpenAI con ChatGPT, queste funzionalità deriva dai principi che Google pone al centro del suo approccio all’intelligenza artificiale.
Il primo di questi principi afferma infatti che “considerando il potenziale sviluppo e l’utilizzo delle tecnologie di intelligenza artificiale, prenderemo in considerazione un’ampia gamma di fattori sociali ed economici e procederemo laddove riteniamo che i probabili benefici complessivi superino sostanzialmente i rischi e gli svantaggi prevedibili. L’intelligenza artificiale migliora anche la nostra capacità di comprendere il significato dei contenuti su larga scala. Ci impegneremo a rendere prontamente disponibili informazioni accurate e di alta qualità utilizzando l’AI, continuando a rispettare le norme culturali, sociali e legali nei paesi in cui operiamo. E continueremo a valutare attentamente quando rendere disponibili le nostre tecnologie su base non commerciale”.