La società specializzata nella fornitura di soluzioni open source ha recentemente annunciato di aver siglato un accordo definitivo per l’acquisizione di eNovance, attiva nei servizi cloud computing. L’annuncio arriva dopo quello di Intank, specializzata in architetture Software-Defined Storage, rilevata per 175 milioni di dollari e l’aria sembra essere quella di ulteriori passi possibili sul mercato.
Molta acqua sotto i ponti è passata dagli albori della compagnia, come racconta Gianni Anguilletti, Country manager di Red Hat Italia: “Red Hat all’inizio degli anni Novanta era una realtà relativamente piccola dedicata, con il Fedora Project, all’ingegnerizzazione di un sistema operativo nel neonato comparto Unix per processori x86. Da allora, ha subito un’evoluzione profonda, trasformandosi – anche attraverso la lungimirante politica di acquisizioni – nell’azienda di riferimento sul mercato di soluzioni infrastrutturali legate a Enterprise Linux. Alle due business unit centrate su Enterprise Linux e sul Middleware (JBoss) le strategie si sono poi rivolte alla copertura degli aspetti della virtualizzazione e del cloud. Dopo aver rilevato Gluster nel 2011 inoltre siamo entrati a pieno titolo anche nel settore emergente del Software Defined Storage.
Le soluzioni Red Hat, che si collocano nelle aree Cloud, Middleware/SOA, Storage, Virtualizzazione e Sistema Operativo costituiscono uno stack infrastrutturale funzionale ed economico per rispondere efficacemente alle nuove sfide di business di oggi e di domani”. Per rispondere a queste sfide da un punto di vista tecnologico la società ha recentemente presentato Red Hat Enterprise Linux 7. Secondo Anguiletti questa piattaforma “è pensata per rappresentare la base di future architetture applicative fornendo la flessibilità, scalabilità e prestazioni necessarie per implementarla su infrastrutture bare metal, virtuali e cloud. Riteniamo che Red Hat Enterprise Linux 7 rappresenti il futuro dell’IT.
Con l’aumento di hypervisor e implementazioni cloud e la loro integrazione con i server fisici, Red Hat Enterprise Linux 7 può fornire la base sulla quale realizzare infrastrutture IT di prossima generazione, offrendo la flessibilità e stabilità senza precedenti necessarie per gestire workload critici in qualunque ambiente” . In tutta questa strategia complessa i partner continueranno a giocare un ruolo significativo, assicura Anguilletti: “Il canale è diventato per noi un’interfaccia strategica verso il mercato, che ci consente di focalizzarci meglio sulle tecnologie e raggiungere una tipologia di clientela più vasta, anche per dimensioni. Una scalabilità su cui Red Hat non potrebbe contare così facilmente agendo da sola. Attualmente in Italia i partner più produttivi e coinvolti sono circa cinquanta, numero che cresce notevolmente se si includono anche i partner meno attivi. Oltre a system integrator globali, come Accenture o HP Enterprise Services, le cui relazioni vengono regolate anche a livello centrale, vi sono numerosi partner locali e ISV verticali. L’interesse nei confronti di nuovi partner è sempre comunque elevatissimo: anche per questo collaboriamo con le università e cerchiamo di dare opportunità ai giovani sviluppatori”.