Smartphone

Apple: cosa c’è dietro la nuova strategia

Confermate le indiscrezioni della vigilia sui due prodotti che mirano ad agganciare pubblici diversi: i meno esigenti dal lato smartphone, i professionali da quello tablet

Pubblicato il 22 Mar 2016

Paolo Longo

cook-apple-130724123407

E alla fine l’iPhone “economico” è arrivato. In realtà non si tratta di un vero low-cost e lo si capisce dal prezzo: 509 euro in Italia per la versione da 16 GB, 604 euro per quella da 64 GB. Il punto è: c’è qualcuno che dopo anni trascorsi a chiedere ad Apple di aumentare la diagonale del display dei propri telefonini, ora ritornerà su uno schermo da 4 pollici? Si, perché la “novità” del nuovo iPhone SE è proprio questa: in un mondo in cui i produttori fanno a gara per aumentare lo spazio di visione, mantendendo snello ed equilibrato lo chassis del telefono, Apple decide di fare un passo indietro, a ritroso nel 2013. In quell’anno la Mela mostrava al mondo il suo iPhone 5S, ultimo modello da 4 pollici. Un anno dopo arrivava infatti l’iPhone 6, in versione da 4.7 pollici e 5.5 con la declinazione Plus.

iPhone SE: il business della scelta

Che dire allora? Qual è la strategia di business dietro una scelta del genere? Sarebbe sbagliato pensare alla volontà di Apple di aggredire i mercati emergenti. Troppo oneroso, anche al cambio in dollari, proporre un dispositivo del genere in paesi dove la popolazione ha ben altro a cui pensare che cambiare ogni anno telefonino. L’aggressione vi è comunque ma a livello verticale, con riferimento a fasce di consumatori differenti. Non è un segreto che gran parte del successo di Android derivi dall’enorme proposta dei produttori in termini di dimensioni, potenza e capacità dei dispositivi. I device potenziati dal robottino verde coprono tutti i settore di mercato; dal low-very-low-cost al top, arrivando anche alle offerte professionali (tipo BlackBerry Priv).

L’ultima, logica, mossa di Apple, per riportare in auge la freccia dei ricavi che, pur non scendendo, rimane quasi ferma ai numeri dell’anno precedente, era proprio questa: produrre un telefono meno oneroso ma non privo di tanta tecnologia portata negli anni dalla multinazionale statunitense. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: sotto il piccolo display da 4 pollici si nasconde lo stesso processore dell’iPhone 6S, fotocamera da 12 megapixel con ripresa in 4K, le Live Photos, l’NFC per i pagamenti via Apple Pay (e qui ci sarebbe da aprire tutto un altro discorso sull’allargamento dei pagamenti mobili ad un pubblico più vasto) e il Touch ID, per migliorare la protezione del terminale, come insegna il caso FBI.

Difficile dire se l’iPhone SE sarà un successo. Il panorama Android è davvero pieno zeppo di modelli interessanti, ad un prezzo inferiore e con caratteristiche funzionali più avanzate (basterebbe solo pensare all’assenza ancora inspiegabile al supporto delle microSD sull’iPhone). Probabilmente chi non potrà permettersi un recente modello di punta potrà virare sulla variante vista ieri. Alla fine il cambiamento maggiore è davvero solo nelle dimensioni dell’interfaccia e poco altro. Una questione di prezzo ma anche di gusto.

iPad Pro: la strategia

Se di strategie vogliamo parlare, non si può prescindere dalla decisione di proporre un iPad Pro dalle dimensioni ridotte, con uno schermo che passa a 9.7 pollici, proprio come l’iPad Air 2, e prezzi a partire dai 689 euro. Qui la volontà è di rivolgersi ad un pubblico professionale, fatto anche di creativi e maker digitali, che vedevamo nel primo modello Pro un dispositivo troppo grande e difficoltoso da portarsi dietro. Probabilmente, e a differenza di iPhone SE, l’iPad Pro potrà abbracciare un pubblico più largo di estimatori, se non altro per la possibilità di attaccare, attraverso lo Smart Connector, una serie di gadget davvero interessanti, già visti sul modello superiore. Keyboard, mouse, moduli fotografici e convertitori da Lightning a USB di Tipo-C. Il mondo di Apple si è rimpicciolito è vero, ma solo per agganciare chi vedeva la tecnologia della Mela troppo grande per le proprie tasche. E per le dita.

Valuta la qualità di questo articolo

La tua opinione è importante per noi!

Articoli correlati

Articolo 1 di 2