Guida al SaaS: 10 miti da sfatare sul software on demand

A livello enterprise persistono ancora molti dubbi, paure e incertezze attorno al Software as a Service (SaaS). Non solo in Italia ma anche all’estero. A dispetto di una domanda e di un’offerta in continua crescita, molti responsabili IT faticano a capire, così gli esperti fanno chiarezza

Pubblicato il 13 Ott 2016

Redazione TechCompany360

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Il SaaS (Software as a Service) è una branca del cloud che cambia radicalmente l’approccio al software: da concetto di proprietà di un prodotto, infatti, si passa a concetto di fruizione del prodotto come puro servizio.

Per le aziende si tratta di un salto culturale notevole perché se dal punto di vista economico si trasforma il software da Capex in Opex, dal punto di vista della governance si esternalizzano tutte le problematiche di gestione: capacity planning, installazione, manutenzione, update, sicurezza, gestione delle licenze (con i vari aggiornamenti associati), allineamento dell’hardware nonché personale dedicato.

SaaS: è vero che fidarsi è bene e non fidarsi è meglio?

La premessa fondamentale del SaaS è che oggi funziona grazie alla banda larga, a una infrastruttura Internet più matura e robusta e all’affermarsi di nuovi modelli distributivi legati a un poteziamento sia delle tecnologie di storage che di quelle computazionali.

Detto questo, il Software as a Service come forma di outsourcing del secondo millennio si sta diffondendo rapidamente: in Italia il mercato del cloud vede il SaaS detenere il 47% del comparto e dal 2015 al 2016 la crescita registrata dagli analisti è pari al 33% (Fonte: Osservatorio Cloud e ICT as a Service – Politecnico di Milano – giugno 2016). Eppure molte aziende sono ancora restie ad affidarsi al SaaS.

Per fare chiarezza, ecco una miniguida in pillole che riassume i 10 miti da sfatare del SaaS, sviluppati attraverso le domande più frequenti sollevate dai CIO e dai manager a cui gli esperti danno le loro risposte, per dissolvere i dubbi e paure.

Mito n. 1: insicurezza dei dati

Sono abituato ad archiviare i miei dati sui miei server. Ora un vendor mi propone di gestire i miei dati sui suoi server. Sarà sicuro?

Secondo gli esperti è questa la domanda principale che si fa la maggior parte dei CIO quando si parla di Software as a Service. La realtà dei fatti è che un vendor SaaS, avendo come core business questo tipo di offerta, è molto attento alle policy di sicurezza, in quanto è da queste che dipende il suo fatturato. Questo significa che gli investimenti sono stati fatti in modo mirato a supporto della migliore infrastruttura di servizio capace di mettere in sicurezza i dati di un’azienda molto meglio di quanto non sia in grado di fare l’azienda stessa con le sue sole risorse. Insomma: i dati e le applicazioni su un’architettura in hosting ha criteri di gestione talmente mirati che i livelli di aggiornamento e di protezione sono parte integrante del servizio. Ovviamente non c’è bisogno di dire che bisogna affidarsi a Saas provider affdabili e sempre e comunque controllare i requisiti di servizio prima di sottoscrivere un contratto.

Falso mito n. 2: perdita di controllo

Se esternalizzo dati e applicazioni come faccio poi a mantenere il loro controllo?

Molti manager pensano che affidare a terzi la gestione delle applicazioni e dei dati associati fa sì che si perda la possibilità di monitoraggio e di controllo. Per far capire meglio il concetto del SaaS i consulenti usano un paragone interessante: se mettete i vostri soldi in una banca questo non significa che i soldi appartengano alla banca. In modo molto simile, è possibile esercitare un pieno controllo di dati e applicazioni anche nel caso siano gestiti da un provider. Certo è che basta definire bene le modalità di fruizione, attraverso la sottoscrizione di SLA (Service Level Agreement) redatte in modo puntuale e corrispondente alle necessità dell’organizzazione. Questo farà si che, nel momento in cui si deciderà di cambiare fornitore, i dati che sono vostri, torneranno tutti in vostro possesso.

Falso mito n. 3: troppa poca esperienza

Al di là del macrotrend di tendenza, esiste una base di casi d’uso che confermi la maturità e la solidità del SaaS?

Oggi, in una forma o in un’altra, la maggior parte di noi utilizza una forma di Software as a Service: ad esempio quante persone utilizzano un sistema di posta come Gmail? Definire il SaaS come un hype di tendenza non è verosimile. Il problema è che oggi molte persone confondono i modelli dell’As a Service. È vero che negli anni 90 si era affermati gli Application Solution provider che però avevano problemi di banda e quindi non potevano garantire la stessa qualità del servizio che invece oggi possono garantire le nuove tecnologie di rete. Oggi i sistemi di trasmissione sono maturi e consolidati, e offrono copertura e business continuity.

Falso mito n. 4: difficoltà di integrazione e personalizzazione

Ho un parco macchine eterogeneo e sistemi legacy che coesistono con sistemi più nuovi: come faccio a integrare una soluzione SaaS senza problemi di integrazione e personalizzazione?

La risposta a questa domanda sono le API utilizzate dai Saas provider per sviluppare le loro soluzioni. Acronimo di Application Programming Interface, le API sono un insieme di procedure che sviluppatori e programmatori terzi utilizzano per espandere le funzionalità o integrare nuove componenti software ad altri programmi, applicazioni e piattaforme di vario genere. Raggruppate in set, che consentono agli sviluppatori di eseguire determinati compiti all’interno di un certo programma, le API permettono infatti di di realizzare integrazioni software compatibili con tutti i sistemi on premise in dotazione alle aziende.

Mito n. 5: posto di lavoro a rischio

Se a sviluppare e gestire il software è un fornitore, il mio gruppo IT non perde la sua importanza?

La maggior parte dei CIO ha l’impressione che adottando il SaaS il team IT non avrà più alcun ruolo nell’organizzazione con il rischio che, andando a ridondare posti di lavoro, l’azienda farà dei tagli al personale. È vero il contrario: esistono diversi strumenti SaaS progettati per supportare le squadre IT nella gestione di sistemi e reti. In realtà, grazie al SaaS, si liberano risorse che possono lavorare su questioni più strategiche per l’organizzazione.

Mito n. 6: troppo costoso

Il Software as a Service, legandomi a un fornitore, alla fine non diventa più costoso rispetto all’acquisto del programma?

La paura di dover pagare una serie di servizi ad libitum, con tutta una serie di costi nascosti che emergono solo nel medio e nel lungo periodo è l’ennesimo falso mito del Saas. In realtà acquistare un prodotto software non significa solo acquistare le licenze e occuparsi di aggiornamenti, patch, manutenzione &Co. Significa anche predisporre l’infrastruttura IT necessaria a livello di server, con tutta la parte di gestione del backup ma anche predisporre la sicurezza. Quindi, alla fine, esternalizzare a un costo fisso il SaaS risulta decisamente più conveniente, trasformando il Capex in Opex. Non a caso, secondo Gartner Il Software as a Service si sta affermando come principale modello distributivo: gli analisti hanno rilevato come sia cresciuto del 27%, provocando la contrazione delle nuove licenze on premise, che rispetto al 2014 sono calate dell’1%.

Mito n. 7: non è per le grandi aziende

Il Software as a Service va bene solo per le PMI. È vero?

La risposta è no. Negli Usa, ad esempio, ha adottato il Saas il 96% delle grandi aziende e anche in Italia la penetrazione del Saas è pervasiva. Gli analisti del Politecnico di Milano raccontano che per quanto riguarda le grandi imprese cresce in modo rilevante la spesa dedicata ai sistemi core aziendali in cloud, che vale il 23% del mercato SaaS. A trainare l’innovazione italiana sono i settori Manifatturiero (23% della spesa totale del cloud) e bancario (21%).

Mito n. 8: poco performante

Il software on premise è molto più potente e performante di quello SaaS. È vero?

Il Software As a Service ruota attorno alle API ed è basato sulle API. Ci sono tantissime comunità di sviluppatori che stanno costruendo interfacce di programmazione a supporto delle applicazioni, permettendogli di girare su qualsiasi tipo di dispositivo, fisso e mobile, con un livello di integrazione tale da garantire la programmazione in un’unica soluzione di continuità.

Mito n. 9: funziona solo lato CRM e front office

Il SaaS è un approccio che funziona solo a supporto del CRM e delle applicazioni per il front end. È vero?

Assolutamente no: esistono soluzioni di SaaS per qualsiasi tipo di realtà industriale verticale. I sistemi associati a un modello di Software on Demand fanno parte ormai di un catalogo diversificato di prodotti, per diverse esigenze e per diverse modalità applicative.

Mito n. 10: di difficile utilizzo

Utilizzare il Software as a Service è complicato: quanto è lunga la curva di apprendimento?

Sono in molti a pensare, erroneamente, che usare una soluzione in SaaS sia difficile. In realtà non è affatto così: il Software as a Service è estremamente intuitivo perché concepito attraverso interfacce Web-based che rendono estremamente facile capire come interagire con le funzioni. E per agevolare la comprensione, moltissimi vendor offrono una versione in prova gratuita sella soluzione proprio per aiutare le aziende a sperimentare quanto sia semplice usare una soluzione SaaS.

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