Almeno la metà delle grandi aziende avrà implemetazioni di cloud ibrido entro i prossimi quattro anni. Lo affermano gli analisti di Gartner, tracciando un parallelo con lo sviluppo del private cloud che è passato negli ultimi tre anni dallo stato di “aspirazione” a quello di realtà per la metà delle imprese. Il cloud ibrido, insomma, si trova oggi nello stesso stadio di maturità in cui si trovava tre anni fa il cloud privato, quindi a tre anni da un suo più significativo sviluppo.
Secondo gli analisti di Gartner, esattamente come è successo per il private cloud, la riduzione dei costi sarà un motivo importante ma non l’unico di attrazione verso l’utilizzo dell’hybrid cloud.
“La virtualizzazione riduce le spese in conto capitale (Capex), standard e automazione riducono quelle operative (Opex)” – ha spiegato Thomas Bittman, vice president and distinguished analyst di Gartner. “Il vero passo avanti è rappresentato dalla possibilità di utiliizzare migliori metriche per la quantificazione dell’uso, offerte in modalità self-service e dal provisioning automatico. Aspetti che richiedono investimenti tecnologici senza preodurre una significativa riduzione dei costi operativi. Il fattore primario che porta a fare il passo avanti verso il cloud ibrido è l’agilità d’impresa”
Cloud privato o ibrido?
Dal momento che l’agility è un elemento fondamentale di scelta sia per il cloud ibrido sia per quello privato è importante comprendere quali differenze determinano l’interesse specifico per l’ibrido.
Le aziende che sono oggi soddisfatte dall’uso del cloud privato non hanno problemi a prendersi in carico le problematiche correlate con la gestione dell’IT. Le aziende che oggi considerano la tecnologia cloud relativamente immatura e hanno la necessità di integrare e adattare i servizi per incontrare le proprie necessità sono invece meglio orientate al cloud ibrido.
Tuti i servizi cloud richiedono processi d’impresa disegnati in modo da essere più veloci e adattarsi ai servizi offerti. La cultura tradizionale del mondo IT, che si concentra sulla conoscenza tecnica non si adatta a modelli di servizio self-service completamente automatizzati.
“I progetti spesso partono dalla scelta della tecnologia, ma in questo modo non si affrontano i problemi legati al cambiamento delle persone e dei processi”, precisa Bittman. “E’ quindi consigliabile focalizzarsi fin dall’inizio sull’approccio migliore per gestire il cambiamento. In molti casi serve creare un’organizzazione dedicata, esterna ai tradizionali processi IT, almeno per incubare questi progetti”