L’internet delle cose in Italia
L’evoluzione verso il pieno impatto del paradigma Internet of Things (in Italia anche chiamato internet delle cose o degli oggetti) richiederà tempo e una graduale maturazione di diversi tasselli applicativi e tecnologici: il 2013 è stato un anno di passaggio, che ha visto, in continuità con gli anni precedenti, una crescita organica delle applicazioni più consolidate, che ancora oggi rispondono al bisogno di connettività facendo leva sulla rete cellulare.
In aggiunta, il 2013 ha reso evidenti due atti di moto su applicazioni meno diffuse, ma potenzialmente in grado di segnare una discontinuità nel quadro applicativo generale. Il primo riguarda l’ambito Smart Home & Building, terreno di sbarco di una pletora di nuove soluzioni, spesso rivolte direttamente all’utente consumer, che spaziano dalla gestione domestica alla sfera personale: l’aumentare dei dispositivi connessi rende ancor più evidente la necessità di interoperabilità tra soluzioni di fornitori diversi. Il secondo si colloca in ambito Smart Car, in cui a fianco delle applicazioni più “tradizionali” si assiste, con l’avvicinarsi delle scadenze della normativa eCall, a una accelerazione del percorso verso l’auto connessa.
La Smart City si conferma un ambito in cui l’IoT dispiega a pieno il dilemma tra enormi potenzialità – in molti casi difficili perfino da immaginare oggi – e difficoltà di attuazione – legate principalmente alla necessità di conciliare la giusta prospettiva di tutti gli attori in gioco (mondo pubblico, consumatori, imprese).
In questo senso il Report dell’Osservatorio Internet of Things della School of Management del Politecnico di Milano, analizza nel dettaglio oltre 250 applicazioni IoT per la Smart City, con un’ottica di riguardo verso modelli di governance, driver di adozione, principali fonti di finanziamento e modelli di business più innovativi.
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