«Abbiamo appena inaugurato un asilo collegato alla nostra struttura, le nostre persone e le loro esigenze vengono prima di tutto, sono il nostro capitale». Gli incontri con Paolo Castellacci cominciano sempre così, dalle persone. Niente tormentoni e ritornelli, semplicemente un valore a cui il distributore di Empoli tiene in maniera particolare. Un valore che, mai come quest’anno forse è al centro dei pensieri e delle azioni di questa società.
«E’ un anno particolare – conferma Castellacci – ci stiamo muovendo con forza in direzione del territorio e del supporto ai partner. Abbiamo avviato il progetto della catena di Cash&Carry proprio con l’idea di offrire punti di contatto in cui i clienti sul territorio possono trovare non commessi ma tecnici e consulenti di valore in grado di confrontarsi con loro».
Una decisione coraggiosa e quasi controtendenza… «Vero, ma è una decisione che ci sta regalando grandi soddisfazioni, abbiamo aperto già 4 punti vendita ed entro la fine dell’anno ne arriveranno altri due. L’obiettivo è quello di costruire un’offerta nuova e di valore su un format e un modello storico e riconosciuto come quello del Cash&Carry». Una strategia precisa che consente oggi a Computer Gross di avere un business in cui il “valore” rappresenta oltre il 65% del fatturato.
La scommessa del cloud
Dal territorio alle nuvole, Computer Gross porta lo stesso identico approccio “umano” anche al paradigma più etereo e intangibile… per definizione. «Siamo stati tra i primi a scommettere e investire seriamente sul cloud con in datacenter di proprietà e un programma come Arcipelago. Un progetto esclusivamente pensato per consentire ai reseller di sviluppare business con questo nuovo modello di pensare e gestire l’innovazione digitale. I risultati a oggi sono buoni ma c’è ancora molta strada da fare. Oggi buona parte del business legato al cloud è sviluppato sostanzialmente “trasformando” in servizi soluzioni tradizionali come storage, mail, produttività… Il cloud nel suo senso più ampio, di trasformazione dell’infrastruttura hardware e software delle imprese chiede ora un salto di qualità culturale e tecnologico ai reseller. Un salto di qualità sul quale siamo pronti e attrezzati… con le nostre persone, ovviamente».