Quante volte nella giornata lavorativa ci si sente effettivamente padroni del proprio tempo e non in balia degli eventi? Quanto spesso capita di sentirsi completamente focalizzati sull’attività corrente, con un forte senso di controllo della situazione?
E ancora, con quale frequenza si riesce ad essere così concentrati da perdere quasi la cognizione del tempo? Talmente coinvolti nel presente e su quello che si sta facendo, che ciò che ci circonda sembra passare in secondo piano?
Lo State of Flow
Mihaly Csikszentmihalyi, professore ungherese di psicologia noto per le sue ricerche su felicità e creatività, attraverso i suoi studi ha spiegato chiaramente quando l’essere umano è in grado di attivare quello stato che permette di raggiungere alti livelli di performance e concentrazione.
Il principio guida è quello che mette in relazione il livello della sfida che ogni attività porta con sé, con le abilità dell’individuo che le sta svolgendo.
Basti pensare a una partita di tennis. Se il vostro avversario è un tennista molto esperto, mentre voi, dall’altra parte, conoscete appena le regole del gioco, ciò che vi troverete a sperimentare sarà una sensazione di ansietà e inadeguatezza.
Al contrario se i campioni siete voi e dall’altra parte siete contrastati da un semplice giocatore della domenica, ciò che sperimenterete sarà la noia più assoluta.
Quando invece il livello della sfida si attesta su livelli medio alti, ma parallelamente le capacità messe in campo sono adeguate, il cervello riserva tutte le proprie risorse sull’esecuzione del compito, liberandosi da qualsiasi distrazione e focalizzando tutte le proprie energie in quella direzione. Questo vuol dire “essere entrati nel flusso”.
La spiegazione scientifica sta nel fatto che il cervello è in grado di gestire un numero molto limitato di informazioni contemporanee.
Gli studi riportano che quel numero è all’incirca di 126 bit di dati al secondo.
Potrebbe sembrare un numero piuttosto grande, ma se pensiamo che una semplice conversazione occupa ogni secondo almeno quaranta di quei bit di informazione (un terzo circa del disponibile), possiamo comprendere perché, se ci dedicheremo contemporaneamente ad altri compiti, difficilmente riusciremo a svolgerli in maniera efficace.
E’ possibile entrare in quello stato effettuando potenzialmente qualsiasi attività. La teoria però indica come necessarie le seguenti condizioni:
- L’attività che si sta svolgendo deve avere una chiara formulazione degli obiettivi da raggiungere.
- Ciò che si sta svolgendo deve restituire immediati ritorni sul risultato (feedback) delle azioni messe in pratica, permettendo alla persona di cambiare in corso d’opera strategia e modalità di esecuzione.
- E’ necessario possedere le capacità necessarie per svolgere l’attività.
Sembrerebbe quindi che gli ingredienti necessari siano: sapere cosa e come farlo, avere un’idea chiara della direzione in cui procedere potendola verificare costantemente, essere in presenza di alti livelli di sfida e capacità e, non da ultimo, essere in grado di gestire eventuali distrazioni.
*Agile Practice Leader & Coach – Inspearit Italy
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