Non arrivano buone notizie dai Digital Maturity Indexes, elaborati dall’Osservatorio Agenda Digitale del Politecnico di Milano: l’Italia, nonostante gli investimenti in atto, è ancora agli ultimi posti in Europa per livello di digitalizzazione. Più nel dettaglio, il nostro Paese è in 17esima posizione tra i 27 Stati dell’UE per fattori abilitanti la trasformazione digitale (come ad esempio la copertura in banda larga dei territori)e solo in 23esima per effettivo livello di digitalizzazione (l’effettivo utilizzo di banda larga da parte di cittadini e imprese). In particolare, è 25esima per diffusione delle competenze digitali, 23esima per connettività, decima per digitalizzazione delle imprese e 18esima per digitalizzazione della PA.
Come era lecito attendersi, intorno a questi parametri esiste un forte divario territoriale, anche se le aree più avanzate del Paese mantengono comunque una distanza significativa con il resto d’Europa. Più nel dettaglio, il primato nel ranking va alla Provincia Autonoma di Trento con un punteggio di 57,5 (rispetto alla media italiana, pari a 50), seguita da Lombardia, con 56,2 punti, e Provincia Autonoma di Bolzano, con 56,1. Vengono poi Emilia-Romagna, Lazio, Piemonte, Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Liguria sopra la media italiana, e ancora Veneto, Valle D’Aosta, Umbria, Puglia, Sardegna, Campania, Marche, Abruzzo, Sicilia, Basilicata, Calabria, Molise. A confermare la persistenza di un divario interno, è un altro dato: sette delle nove regioni con un punteggio superiore alla media italiana sono del Nord e due del Centro; sotto la media italiana, invece, si collocano tutte le regioni del mezzogiorno e 3 del Centro-Nord.
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La spinta del PNNR
Ovviamente, di fronte al Paese c’è la grande opportunità rappresentata dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che complessivamente dedica a iniziative di digitalizzazione oltre 65 miliardi di euro nelle sue 6 missioni (ben di più dei 40 miliardi di euro della sola missione 1, specificamente dedicata alla transizione digitale). Il ruolo chiave nell’attuazione sarà della Pubblica Amministrazione, a cui è destinato almeno il 60% delle risorse tra PA centrali, locali o imprese pubbliche. Gli investimenti del PNRR destinati specificatamente alla trasformazione digitale della PA ammontano a 9,72 miliardi di euro, di cui 6,14 per la digitalizzazione della PA stessa, 1,27 miliardi per l’innovazione della macchina pubblica, 2,31 miliardi per l’innovazione della giustizia.
Ma il piano, per quanto ricco in termini di risorse, potrebbe non bastare: “Per concretizzare tutto il potenziale di trasformazione digitale associato al PNRR è necessario ‘unire i puntini’, raccordando visioni, risorse e sforzi che, se non ben allineati, rischiano di far perdere tempo ed energie – spiega Alessandro Perego, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale. Bisogna raccordare infatti il PNRR con gli altri piani strategici, le risorse previste con le altre disponibili per la trasformazione digitale, il centro con i territori, le esigenze di breve con quelle di lungo periodo. Per cogliere a pieno le opportunità di digitalizzazione del Paese, inoltre, la PA deve configurarsi come piattaforma di innovazione capace di lavorare con le imprese, con capacità progettuali e di cooperazione strategica”. In particolare, per l’attuazione del PNRR sarà cruciale il miglioramento dei processi di procurement della PA, che deve superare gli storici problemi del mercato pubblico di soluzioni digitali. La PA, infatti, acquista da aziende private sostanzialmente la totalità delle soluzioni digitali per una spesa totale, nel 2020, di 6,7 miliardi di euro.
Prima la collaborazione
“Dobbiamo smettere di disegnare e rispondere a gare pubbliche con la principale preoccupazione di prevenire ricorsi e contenziosi – afferma Mariano Corso, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale. Più in generale, la PA deve mettersi nelle condizioni di collaborare maggiormente con tutte le imprese, da quelle più grandi fino alle startup e le PMI ad alto tasso innovativo”.
“È fondamentale che si faccia gioco di squadra – ha aggiunto Giuliano Noci, Responsabile scientifico dell’Osservatorio Agenda Digitale, semplificando e razionalizzando le interazioni tra titolari e utilizzatori dei fondi, cercando di portare a sistema buone pratiche e favorendo aggregazioni tra enti locali. Altrimenti i divari di digitalizzazione tra i vari contesti territoriali del nostro Paese sono destinati ad aumentare”.
Oltre a utilizzare al meglio a le risorse del PNRR, L’Italia dovrà essere in grado di impiegare gli altri incentivi a sostegno della trasformazione digitale, come i fondi strutturali o i programmi di finanziamento gestiti direttamente dalla Commissione Europea (es. Horizon Europe).