Ora che il tema della sovranità del dato si è fatto largo nel mondo corporate e nella PA, OVHcloud punta a raccogliere quanto seminato fin dall’inizio della sua parabola, anche nel nostro Paese. Il provider francese, a poche settimane dal suo Eco Ex di Parigi, ha fatto il punto sulle sue strategie per il mercato nazionale. Il momento è senza dubbio positivo per il gruppo, che nell’anno fiscale 2022 ha raggiunto un fatturato di 788 milioni di euro, in crescita del 18,8% rispetto all’anno precedente e con buone previsioni (+14/16%) anche per il 2023. A livello tecnologico OVHcloud può contare su 33 Data Center a livello globale, che permettono di servire 1,6 milioni di clienti in 140 Paesi. Numeri che sono stati salutati con soddisfazione da John Gazal, VP Sud Europa e Brasile: “Questi numeri dimostrano innanzitutto due cose: che siamo solidi, con una strategia adeguata per investire e crescere nel settore cloud. Abbiamo insomma confermato di essere l’unico cloud provider europeo capace di fare concorrenza ai giganti di Cina e Usa. Possiamo contare su una value proposition unica, su un cloud aperto, trasparente e sostenibile, con il migliore price performing ratio del mercato”.
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Un Data center per l’Italia
Per il prossimo futuro OVHcloud ha un piano che prevede la costruzione di 15 Data Center a livello globale entro il 2025. L’Italia per il momento non ha invece una data precisa, ma Gazal ha confermato che il nostro Paese è nella roadmap di OVHCloud, quindi entro i prossimi anni ci sarà la costruzione di un nuovo Data Center sul territorio nazionale, probabilmente nell’area del Nord per ragioni climatiche/ambientali. Tutti i nuovi centri dati saranno costruiti sul modello di quello recentemente realizzato a Strasburgo, caratterizzato da iper resilienza e dai più alti standard di sicurezza, oltre che da elevati standard di efficienza energetica. Proprio dal punto di vista della sostenibilità il manager ha insisto come si tratti di uno dei punti distintivi di OVHcloud: “Per noi la sostenibilità non è una moda, i dati parlano da soli. Anche perché come OVHcloud controlliamo tutto il processo di gestione dei dati in maniera end to end: non ci occupiamo infatti soltanto del funzionamento dei data center, ma anche della fabbricazione dei server. Dal 2003 abbiamo iniziato a sperimentare il water pooling, che prevede l’utilizzo di acqua e non di aria. Già dal 2006 avevamo organizzato la prima sala server senza aria condizionata”. Attualmente OVHcloud dichiara percentuali di intensità energetica e idrica dei data center inferiori rispetto agli standard di mercato, con il 77% del fabbisogno elettrico coperto dalle rinnovabili, ma l’obiettivo è di arrivare al 100% entro il 2025. Per facilitare la svolta green dei propri clienti finali, inoltre, a marzo 2023 sarà reso disponibile un calcolatore on line della carbon footprint del cloud.
La sovranità dei dati al centro
Non c’è dubbio però che la formula della sovranità dei dati rappresenti ancora il principale cavallo di battaglia di OVHcloud, che vede il mercato italiano particolarmente ricettivo a questa esigenza. “In tema di sovranità dei dati l’aspetto più importante è la nazionalità del provider che non la localizzazione del Data Center, dal momento che ci sono leggi americane e cinesi che prevedono l’extraterritorialità”. Lasciando quindi intendere che l’integrità e la privacy del dato, in talune circostanze, potrebbe non essere completamente assicurata dalla concorrenza d’oltreoceano. Il settore pubblico, l’healtcare, i servizi finaziari e il mondo dell’aerospazio sono per il provider francese i comparti oggi maggiormente ricettivi sulla data sovereignity. A questo punto di forza OVHcloud aggiunge una notevole spinta sulla sicurezza e all’apertura del proprio sistema, in una logica di Cloud Open source. Importante è poi la recente svolta verso il Paas, che si affianca alla tradizionale offerta infrastrutturale: sono disponibili 30 soluzioni paas per clienti italiani, ma l’obiettivo è arrivare presto a 60, grazie anche a partnership avviate con attori come Nutanix.
Focus sull’ecosistema italiano
Per l’Italia, poi, l’obiettivo è lavorare sempre più in una logica di ecosistema, come ha raccontato da Alessandro Di Felice, Key Account Manager di OVHcloud, “L’ecosistema per noi è fondamentale, dalla collaborazione passa l’alternativa ai grandi hyperscaler. Un’unione che è comunque basata su collante comune, ovvero sovranità dei dati, open e sostenibilità. Nel nostro Paese possiamo contare su 60 partner, il 35% in più rispetto all’anno scorso, che abilitiamo fornire servizi costruiti sulla nostra tecnologia. Ci sono stati più fattori che hanno contribuito a questa crescita: la strategia move to paas ha senz’altro aiutato nell’attrarre nuovi partner. Ma anche il rinnovato interesse per la sovranità dei dati, nonché la prevedibilità del nostro prezzo”. Per il 2023 l’obiettivo è di accelerare sulla crescita, con il sostegno di una squadra italiana e di un ecosistema più numerosi, nonché su un impegno ulteriormente accentuato su sicurezza e sostenibilità.