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Tutti pazzi per la native advertising… ma di cosa si tratta veramente?

La native advertising è il buzz, il ronzio. Ma non tutti sono d’accordo, e di questo hanno discusso i principali gruppi editoriali americani durante l’Advertising Week che si è svolta a New York

Pubblicato il 22 Ott 2013

Marco Maria Lorusso

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Tutti parlano di native advertising pochi sanno realmente di cosa si tratta… Alla fine la Newspaper association of America ha cercato di riassumere la discussione chiarendo cosa è e cosa non è la native adv. L’interesse non è solo limitato agli Stati Uniti visto che anche Iab Italia ha istituito un gruppo per lo studio di questa forma di comunicazione.

La native adv comprende testo video, listicle, slideshow, grafica e qualsiasi altro contenuto prodotto per conto o di uno sponsor che ha pagato per essere accanto ai contenuti classici del sito.

Questo tipo di pubblicità è coinvolgente ha bisogno di interessare la persona che la consuma che poi la condivide con altri. E si adatta perfettamente al contesto in cui è visualizzata. Per esempio, chi legge storie di tecnologia d’avanguardia è probabilmente interessato alla tecnologia personale. Uno sponsor che aggunge contenuti in tema sarà quindi più apprezzato. Questo perché il contenuto sponsor-prodotto ha bisogno di fondersi con il sito creando un legame senza soluzione di continuità.

Questo tipo di comunicazione è in stream. Significa che oggi il 20-25% delle notizie tradizionali sono consumate via mobile, un dato che arriva al 50% per Buzzfeed. I dispositivi mobile hanno schermi di piccole dimensioni che mostrano il contenuto senza barre laterali, pop -out e altre distrazioni che sono la norma nelle pagine web del pc.

I contenuti sono chiaramente etichettati. La vostra comunità merita di sapere chi è responsabile per i contenuti che sta consumando. I contenuti sponsorizzati indicano chiaramente che si tratta di materiale che non arriva direttamente dalla redazione. Alcuni editori compensano la loro pubblicità nativa con un fondo off-color, etichettando la storia, o utilizzando un diverso tipo di carattere. In sostanza molti editori ricorrono a formule grafiche differenti per evidenziare i contenuti sponsorizzati.

È condivisibile. Viene attiviata la condivisione dei contenuti nella speranza che la comunità utilizzerà gli strumenti di condivisione sociale in modo da coinvolgere altri utenti. Il contenuto sponsorizzato deve essere condivisibile e lo sponsor si aspetta che il tutto possa essere virale.

È tempestiva . Il materiale è prodotto in quasi real-time e quindi ha un gancio con le notizie. L’annuncio Oreo twittato durante il Super Bowl viene presentato come un esempio di pubblicità in tempo reale fatto in modo nativo per Twitter . E, si dice, siano stati impiegati 18 mesi per produrlo. La pubblicità in tempo reale è un altro modo con il quale il contenuto pubblicitario si adatta senza soluzione di continuità al sito.

Cosa non è la native adv
La migliore pubblicità nativa non stride con il sito. Siete stati mai sorpresi da annunci estranei a quanto stavate leggendo? Le tecnologie di targeting comportamentale potrebbero indirizzarvi un annuncio di auto quando siete su un sito di scarpe perché avete appena visitato un blog di auto. Ma potrebbe essere più interessante qualcosa che riguardi la moda che forse si sposa meglio con il vostro interesse per le scarpe. Un annuncio che non c’entra nulla fa male a tutti. Sponsor e sito.

Non è eccessivamente fastidiosa. La pubblicità nativa vuole stabilire una relazione, una conversazione all’interno dei media conversazionali. Per questo deve adattarsi al resto e non eesere invasiva o peggio.

Non è ingannevole o disonesta. Se provi a fregare le persone in rete c’è il rischio di pagarla molto cara.

Non è noiosa. Così come succede per le storie racontate dai giornalisti, il tutto deve essere presentato in maniera coinvolgente. Se annoi il pubblico lo perdi.

Non è un publiredazionale. Qualcuno ha paragonato la native adv ai pubbliredazionali. Non è così perché si tratta di contenuti che entrano in flusso Rss come contenuto editoriale accessibile allo stesso modo tramite la ricerca e la condivisione sociale. Si tratta di un nuovo tipo di marketing.

Non è eccessivamente autoreferenziale. Quando si parla troppo di se stessi la gente si allontana. Bisogna obbligatoriamente essere interessanti e divertenti. Native adv è Samsung che sponsorizza un articolo su cinque applicazioni per la festa del papà, piuttosto che qualcosa che racconti quanto è grande Samsung.

Non è facile. Grandi scrittori e produttori possono guadagnare bene perché in grado di produrre contenuti che informano e divertono.

In più non è solo online visto che un esempio citato sono le seicento pagine di un numero di Vogie dove pubblicità e contenuti viaggiano a braccetto.

Mashable Media Summit: The Future of Native Advertising

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