Pochi concetti riescono a riassumere meglio le conseguenze immediate della situazione economica e sociale che stiamo vivendo come lo smart working. Con buona probabilità uno dei cambiamenti più drastici e permanenti sulle abitudini di tantissime persone, da affrontare in un contesto più esteso di trasformazione digitale affrontato in sintonia con i fornitori di tecnologie: partner, vendor e distributori, ognuno con il proprio contributo. Tutti insieme, riuniti virtualmente in occasione di un webinar dalla nostra testata TechCompany360, da cui ne è sorto un confronto costruttivo e particolarmente seguito.
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Il coraggio di guardare oltre, allo smart working 2.0
«Bisogna farsi trovare pronti tutti – ha esordito Emanuele Madini, smart working & HR transformation practice leader di Partner4Innovation -. Se guardiamo alla vita privata, per buona parte lo siamo già. Lo scenario cambia però, quando ci si sposta in azienda, dove abitudini e timori come scambi infiniti di e-mail o l’irrinunciabile timbratura del cartellino hanno ancora il sopravvento, a spese della capacità produttiva».
Dove si è trovata la lucidità e il coraggio di osare però, i risultati in termini di produttività sono evidenti. Ora, è importante trovare la forza di spingersi oltre. «Penso a una sorta di smart working 2.0 – propone Madini -. Non più semplice lavoro da casa, ma lavoro flessibile a 360°, con orari flessibili e revisione dei processi, interni ed esterni».
Aspetto molto importante, perché sposare uno smart working efficiente significa collaborare più a stretto contatto con l’intera filiera, valutando anche aspetti nuovi. «È un’occasione da non perdere – ribadisce Madini -. Superato l’effetto moda, non dobbiamo accontentarci a qualche giorno la settimana in remoto, ma ripensare il modo di lavorare, senza paura di abbandonare abitudini consolidate».
Dietro lo smart working, la trasformazione digitale
Tra i punti indicati, dal punto di vista pratico non tarda a emergere la necessità di rivedere al più presto i rapporti diretti con fornitori, partner e clienti. «Abbiamo già esteso lo smart working alla digital transformation – sottolinea Hervé Jezequel, product specialist, EUC WS Italy di Dell Technologies -. Non si può più relegare il lavoro a scrivanie e orari; bisogna fornire strumenti adeguati a utenti sempre più esigenti e attenti».
Nel ruolo di produttore ad ampio raggio di prodotti e servizi, Dell si candida ad accompagnare sui passaggi cruciali, a partire dalla profilazione degli utenti, per trovare a ciascuno la soluzione più adeguata.
«I responsabili IT devono integrare le tecnologie e mettere a punto modelli semplificati – ribadisce Jezequel -. Non si tratta più di configurare dei PC in ufficio, bisogna insegnare a usare più device e applicativi cercando la stessa praticità di uno smartphone».
Da qui, è nato Unified Workspaces, un insieme di prodotti e servizi, costruito su quattro aspetti principali: scelta dei dispositivi, sicurezza, gestione e supporto post-vendita. «Una soluzione in grado di gestire qualsiasi altro tipo di apparato connesso, da un’unica console – precisa Jezequel -. Sempre tenendo sotto controllo ogni passaggio, dalla fabbrica alla postazione utente».
Il nuovo ambiente di lavoro dettato dallo smart working
Tra gli insegnamenti più importanti del Coronavirus in ambito organizzativo, la necessità di essere pronti ad affrontare bruschi e imprevisti cambiamenti. «Dobbiamo pensare a come il servizio viene erogato e trasformare l’IT aziendale in un’ottica di versatilità e scalabilità – interviene Giacomo Ragionieri, account executive, channel sales, GCC EMEA IT Distribution di Dell Technologies -. Praticamente, una modalità as-a-service rivolta agli utenti interni, in modo da non scontrarsi con problemi in fase di utilizzo».
Più di un passaggio, meglio quindi parlare di percorso. Alla dotazione degli strumenti e alla riorganizzazione di infrastruttura e gestione, va infatti affiancata anche una robusta fase di formazione, sia per i tecnici sia per gli utenti. «Se oggi parliamo di smart working non dobbiamo trascurare le tante altre tecnologie in arrivo – avverte Ragionieri -. IoT e intelligenza artificiale, sono esempi di quanto sia importante sfruttare a dovere il valore contenuto nei dati».
Tech Data: il distributore al centro di un nuovo ecosistema
Alla fine, buona parte del peso di questo compito ricade sulle spalle del canale, anche lui naturalmente chiamato ad adeguarsi. «Da tempo non siamo più chi muove le scatole o trasforma oggetti – sottolinea Marco Taluzzi, business development manager Dell Advanced Solutions di Tech Data -. Dobbiamo fornire l’intero ventaglio di tecnologie disponibili e adattarle alle esigenze dei clienti».
Più di decidere per il cliente però, il distributore deve aiutare a guardare alle opzioni possibili, capire come combinarle e guidare in pratica l’azienda verso la soluzione più adatta.
«Ci siamo organizzati con diverse opzioni e relative divisioni, organizzate anche per produttori – conclude Taluzzi -. Per esempio, StreamOne dove il partner può analizzare costi e servizi delle soluzioni sul mercato, oppure un portale per raccogliere le esperienze IoT. L’idea è proporsi come aggregatore anche di competenze in un ecosistema che si autoalimenta e aiuta tutti a crescere».