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App, tante opportunità ma non si può improvvisare: la lezione che arriva dagli Appy days

Non solo un passatempo per adolescenti ma neanche e soltanto un business di mercato le cui dinamiche sono accessibili a pochi eletti. Con questo spirito si è appena concluso il Todi Appy Days, il primo grande evento italiano sulle applicazioni per dispositivi mobili (140 speaker e oltre ottanta eventi dedicati), che si è svolto negli storici Palazzi della cittadina umbra dal 25 al 28 settembre. Ne abbiamo parlato con Fabio Lalli, CEO & CoFounder IQUII – Forward Thinking, direttore tecnico della manifestazione

Pubblicato il 29 Set 2014

Marco Maria Lorusso

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Fabio Lalli, CEO & CoFounder IQUII – Forward Thinking, direttore tecnico della manifestazione (nella foto il secondo da sinistra), cosa ha rappresentato questo evento?

Viviamo in un momento in cui Mobile, Social, Wearable e internet degli oggetti sono sulla bocca di tutti. Tutti ne parlano ma raramente ci si sofferma a riflettere sui cambiamenti e sulle evoluzioni che tutto questo sta generando. Da quando ci svegliamo la mattina e utilizziamo lo smartphone al posto della sveglia fisica, all’utilizzo del navigatore, delle applicazioni per il fitness o per la lettura dei libri fino ai braccialetti con il cardio frequenzimetro o il termostato digitale connesso ad internet. Stanno cambiando le modalità con le quali ci aggiorniamo e troviamo informazioni, stanno cambiando alcune abitudini, i processi di acquisto e molto altro. L’evento è nato appunto dall’idea di raccontare quello che sta avvenendo, a tutti, senza troppi tecnicismi o superficialità. E quando dico tutti intendo proprio tutti: famiglie, ragazzi, studenti, professionisti, imprenditori e aziende.

Quanto è importante oggi il business delle app in Italia?

Le applicazioni, come dicevo prima, stanno entrando nella vita di tutti i giorni. In questa ottica l’opportunità derivante da tutto questo è enorme: ci sono spazi incredibili di sviluppo per progetti mobile, per integrazioni con sistemi fisici (iot e wearable) e per nuove idee. Ma bisogna stare attenti e non pensare che il mondo delle APP sia l’Eldorado e che tutto quello che luccica sia oro. La crescita di questo mercato lo sta rendendo molto competitivo e fare qualcosa che oggi faccia soldi veramente, è molto – e dico molto – complesso.

Fabio Lalli, Ceo at IQUII

Quali sono le tre cose da sapere assolutamente prima di affrontare lo sviluppo di una app?

Non esiste un progetto Mobile che possa funzionare da solo e che non sia immerso all’interno di una strategia più ampia. Pensare di realizzare un progetto mobile che funzioni semplicemente pubblicando l’app in store è il miglior modo di buttare soldi. Prima di iniziare lo sviluppo di una applicazione studiate il vostro mercato di riferimento e non fatevi influenzare dalle mode: non è detto che dobbiate per forza sviluppare prima IOS e poi Android o poi WindowsPhone. Potreste scoprire che il vostro progetto ha esigenze diverse e magari dovete partire da un sistema invece di un altro. Sviluppare una applicazione mobile necessita di uno studio di ergomia e di processi di utilizzo molto approfonditi: gli utenti utilizzano lo smartphone in modalità, circostanze e luoghi completamente diversi e con tempi di esposizione differenti. Pensare che tutti gli utenti utilizzino le vostre applicazioni solo perchè belle è sbagliato. Ogni progetto mobile si colloca in uno spazio di interazione molto particolare ed è necessario studiare non solo l’app, ma anche i processi d’uso ed il contesto.

Quali sono, invece, i tre errori o falsi miti invece da sfatare?

In teoria sia potrebbe parlare all’infinito di errori e miti da sfatare, ma prendo quelli che secondo me sono i più importanti:“Con le app è facile diventare ricchi”: ecco questo è il top. Fare soldi con le app è difficilissimo. Nemmeno il 3% degli sviluppatori di APP riesce a superare circa 20.000 euro con una applicazione. Ogni giorno vengono pubblicate in store centinaia di applicazioni. “Basta l’idea e poi si trova uno sviluppatore che la faccia”: vero fino a un certo punto. È vero, l’idea è importante e l’esecuzione anche. Ma oggi una applicazione ha bisogno di strategia, comunicazione, marketing, design, capacità manageriali e soldi da spendere in advertising per far partire e rendere visibile l’applicazione. “Metto l’app a pagamento, tanto gli utenti 0,89 che non li spendono? Al massimo metto i banner”: no, gli utenti non li spendono così facilmente i soldi. E a meno che non sia una cosa veramente unica e particolare, non spendono soldi per una applicazione. Forse potrebbero spenderli nell’applicazione (all’interno dopo averla scaricata) per acquistare contenuti extra, una volta fidelizzati e ingaggiati. Ma non è così facile. Così come non è semplice guadagnare con l’advertising: per farlo dovete avere numeri enormi e un tempo di esposizione per utente molto alto.

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