HPE Discover More

HPE Discover More ci proietta nella Data Driven Society

Alla prima giornata dell’evento milanese del vendor 1.700 persone per ascoltare le vision basate sull’intelligenza dei dati dalla viva voce del CEO Antonio Neri e le testimonianze dei clienti

Pubblicato il 14 Mag 2019

Loris Frezzato

antonio neri HPE discover

Siamo nell’epoca dei dati, se ne producono in quantità e la loro gestione sta diventando sempre più problematica. Crescono i dispositivi che li producono, questi dati, e nel prossimo futuro quelli generati dai sistemi IoT e dai sensori industriali, supereranno di gran lunga la produzione dai device tradizionali. Quanto descritto è quella che HPE chiama la Data Driven Society, all’interno della quale ormai viviamo. E proprio i dati sono stati designati quali protagonisti principali dell’evento HPE Discover More, che a Milano ha chiamato a raccolta nella sua prima giornata ben 1.700 persone.

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Stefano Venturi, Presidente e Amministratore Delegato di HPE Italia

HPE Discover More: sfruttare l’intelligenza dei dati

« HPE Discover More è l’evento che tradizionalmente ogni anno teniamo per incontrare i nostri clienti e partner – esordisce Stefano Venturi, presidente e Amministratore Delegato di HPE Italia nel suo intervento di benvenuto -. Una manifestazione che si tiene in 21 Paesi nel mondo e che si declina, complessivamente, in ben 31 eventi locali, che a oggi stanno raccogliendo oltre 7.000 partecipanti. Il messaggio è lo stesso: dotare i dati, che ci stanno sommergendo, di intelligenza, in modo da trarne informazioni utili per innovare e ottimizzare il modo di fare business».

Dall’edge al cloud, grazie a un hybrid cloud aperto

Un obiettivo auspicabile su cui HPE sta investendo con nuove tecnologie e nuovi modi di fruizione del digitale, puntando a modelli che sfruttino l’as a service, ma che salvaguardino nel contempo le scelte di infrastrutture on premise dei clienti, nella logica di un hybrid cloud sempre più performante e sicuro e predisposto ad altri cloud, al multicloud. Un obiettivo che è già stato realizzato ormai da molti clienti, uscendo dalla teoria per mostrarsi, sul palco e nei vari stand allestiti nell’area espositiva del Centro Congressi MiCo di Milano, con la loro concretezza, a testimonianza di come sia possibile con l tecnologia, intraprendere nuovi percorsi di innovazione a vantaggio del business.

La logica dell’as-a-service trasversale nella strategia HPE

E i temi di cui si parla e di cui si sentirà sempre più parlare nel prossimo futuro, sono quelli dell’Intelligent Edge, del Consumption Based Model, enfatizzando i benefici di una logica del servizio.

Su questi punti si basa la strategia delineata da HPE, per la quale il vendor mette a disposizione tecnologie, servizi e strumenti per la realizzazione di una cultura aziendale e del singolo in grado di percepire le opportunità drivanti dall’innovazione.

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Antonio Neri president & CEO di HPE

Antonio Neri: teniamo gli occhi puntati sull’edge

Obiettivi e strategia rimarcati con forza da un ospite d’eccezione salito sul palco milanese: il CEO di Hewlett Packard Enterprise, Antonio Neri, che prima in italiano e poi nel suo più congeniale inglese, attira l’attenzione della platea illustrando le vision di HPE sulle trasformazioni in atto.

«Vogliamo creare una cultura per l’innovazione delle aziende, sfruttando il periodo che stiamo vivendo, che è uno dei più stimolanti, in cui la tecnologia può davvero cambiare il mondo, sia delle persone sia delle imprese – osserva -. Dobbiamo concentrare i nostri sforzi sull’edge, che è dove nascono i dati, soprattutto quelli collegati al lavoro, per integrarli all’interno di un vero mondo interconnesso, in modo da ricavarne tutta l’intelligenza che contengono. Le tecnologie guidano e agevolano il lavoro e stimolano la nascita di nuovi modelli di business. L’innovazione fa parte del DNA di HPE, e per questo possiamo essere utili per contribuire con anticipo alle vision di innovazione. Innovazione che stiamo portando in tantissimi settori, con progetti attivi in ambito dei trasporti, delle utilities o anche nei viaggi di piacere, come il caso dei progetti in collaborazione con MSC Crociere».

Velocità e interconnessione alla base del concetto data driven

Nuove esperienze che possono essere realizzate sfruttando l’esplosione dei dati a cui siamo assistendo, attraverso la loro analisi, per trarne valore. Qualsiasi device, ormai, genera dati, e il futuro è quindi destinato a diventare sempre più “data driven”, e concetti come velocità di risposta e interconnessione si possono applicare su tutto il tragitto: dall’edge al cloud. Con vantaggi in tutti gli ambiti: dalle città all’industria, ai musei, all’intrattenimento, ovunque.

«Entro il 2023, la maggior parte dei dati arriverà dall’edge, non dai data center o dal cloud – avvisa Negri -. E in questo scenario, l’hybrid cloud sarà la risposta migliore. Un’architettura svincolata e aperta a tutti i cloud, capace di rispondere alle esigenze on premise senza negarsi le funzionalità del multicloud. E tutto in sicurezza».

«Si sta aprendo una nuova era dell’innovazione, che si basa essenzialmente sui servizi – riprende -, nella direzione dell’everything-as-a-service”. Per questo stiamo puntando su HPE Pointnext, che si basa su questo modello migliorando l’efficienza delle aziende, per la creazione di un nuovo, moderno marketplace basato sui servizi».

L’Intelligent Enterprise e il concetto della gestione autonoma

L’Intelligent Enterprise, insomma, è alle porte, e HPE ne sta accelerando la corsa portando intelligenze e velocità come ingredienti per una gestione ottimizzata delle complessità delle infrastrutture digitali, caratterizzate da ambienti sempre più ibridi, e per la gestione ottimale dei dati che vi transitano.

«L’intelligenza consente di estrarre valore da questi dati, e fare in modo che la loro analisi si traduca in opportunità – interviene Claudio Bassoli, Vice President Industry Segment Sales di HPE Italia -. Per tale motivo HPE ha ideato la Intelligent Data Platform, basata su architettura intelligente in grado di autogestirsi, in maniera autonoma». Una piattaforma che si appoggia su alcuni pilastri fondamentali: l’Intelligenza Artificiale che la rende autonoma e il Cloud, come architettura portante. Ma si tratta, comunque, di una piattaforma che è costruita on premise, che consente modalità as-a-service, pur non essendo in ambienti di public cloud, ma privati. Sempre nell’ottica di un passaggio da capex in opex, dove la logica del servizio mostra i maggiori effetti, funzionali ed economici.

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