Le ultime analisi presentate da Gartner parlano di un mercato Cloud che globalmente, nel 2017, ha raggiunto un valore di 260 miliardi di dollari, in crescita del 18,5% anno su anno e destinato a raggiungere i 308 miliardi alla fine di questo 2018 per arrivare, nel 2020, a 411,4 miliardi, con tassi di crescita annui nell’ordine del 13,4%. Un tendenza che trova conferma anche nei numeri strettamente relativi al nostro Paese: il mercato Cloud in Italia ha sfiorato i 2 miliardi di Euro nel 2017 (+18% rispetto al 2016), secondo quanto emerge dall’Osservatorio Cloud Transformation della School of Management del Politecnico di Milano; il Public & Hybrid Cloud – ovvero i servizi Cloud forniti da provider esterni e gli “ibridi” tra provider pubblici e privati – valgono 978 milioni di Euro, in crescita del 24%. A trainare l’innovazione, i settori manifatturiero (24%) e bancario (20%), seguiti da telco e media (15%) e utility oil & gas (10%).
Si sono aperti così, con i numeri di un mercato in forte espansione a livello planetario, i lavori di un recente Executive Cocktail che Digital4Trade ha organizzato a Milano in collaborazione con IBM, chiamando al tavolo del dibattito alcune selezionate aziende rappresentanti del canale ICT.
Indice degli argomenti
Service Transformation: dove sta investendo e come si sta muovendo il canale ICT italiano
L’incontro è stato occasione per offrire ai partecipanti un’anteprima dei risultati di una indagine, ancora in corso, che Digital360 (il gruppo di appartenenza di Digital4Trade) sta conducendo su un panel di circa 300 rappresentanti del canale ICT italiano. Ad Andrea Gaschi, Associate Partner, P4I – Partners4Innovation, il compito di dare al pubblico presente questa anteprima.
«I dati di mercato mostrano una dinamica in continua crescita e l’approccio delle imprese evidenzia importanti segnali di cambiamento, con il passaggio a una fase di maggior maturità, che si concretizza con il lancio di importanti progetti di Public Cloud per le infrastrutture critiche e con una sempre maggiore specializzazione dell’offerta di applicativi verticali e “core” rispetto alle esigenze delle organizzazioni. Big Data Analytics e IoT lanciano nuove sfide a cui il Cloud può rappresentare una risposta», sono le premesse con cui ha aperto i lavori Gaschi. «Le aziende apprezzano principalmente la possibilità di disporre di tecnologie all’avanguardia per migliorare processi già esistenti».
Andrea Gaschi, Associate Partner, P4I – Partners4Innovation
Entrando nel vivo dei primi risultati emersi dalla ricerca di Digital360, «si evidenzia una presenza ormai capillare dei servizi Cloud all’interno del portafoglio di offerta degli operatori», ha spiegato Gaschi. «Il 79% del campione offre infatti almeno una soluzione di Sofrware as a Service. Le soluzioni di Platform as a Service sono invece offerte dal 48% degli operatori, soprattutto per lo sviluppo di soluzioni Cloud proprietarie, sfruttando i componenti già disponibili, oppure per l’integrazione dei propri servizi con altri sistemi. Meno diffusa invece – solo nel 38% dei casi – l’offerta di soluzioni IaaS che, quando non sono direttamente collegate a un’offerta applicativa, anche in virtù della concentrazione in atto a livello internazionale, vengono spesso lasciate nelle mani dei player maggiormente specializzati».
Se si guarda nel dettaglio alle scelte in ambito SaaS, gli operatori del campione (ad oggi, 250 gli intervistati) si sono prevalentemente orientati sullo sviluppo di applicazioni proprie offerte poi in modalità as a service. Ma ancora più frequente è la compresenza nel portafoglio di entrambe le tipologie (ossia la rivendita di soluzioni Saas di vendor e sviluppo di servizi proprietari), con l’opportunità abilitata dal cloud di inserire facilmente nuove soluzioni in ottica best-of-breed.
I driver (e le preoccupazioni) del cloud quale pilastro di una service transformation del canale
Il dibattito in sala si è però animato quando l’analisi si è spostata su driver e freni del cloud, come ambiente tecnologico, e della cosiddetta “servitization” come modello di business al quale alcuni operatori di canale faticano ad aderire.
Il cloud è visto come strumento per migliorare l’efficienza dei propri processi interni (la manutenzione delle applicazioni, la distribuzione degli aggiornamenti, la gestione infrastrutturale) e spesso diventa ambito di offerta perché è il mercato (quindi la domanda) a spingere l’offerta. Situazione che, almeno fino a qualche anno fa, era completamente ribaltata.
Su questo punto si è più volte soffermato, nel corso dell’animato dibattito, anche Francesco Casa, Director, Global Business Partners, IBM Italy, che ha più volte ribadito come «l’offerta tecnologica e la disponibilità di diverse soluzioni cloud non rappresentano più una barriera, la proposta è matura. Meno maturo è il mercato non tanto della domanda (quindi delle aziende finali che, quanto ad adozione di public cloud e multi-cloud stanno mostrando un forte interesse, tanto da spingere ulteriormente la crescita del mercato dell’offerta) quanto dell’offerta intermedia, del canale che, in alcuni casi, è ancorato alla pura rivendita di soluzioni e servizi».
Francesco Casa, Director, Global Business Partners, IBM Italy
«Sono convinto che le opportunità per il canale vadano invece ricercate nella creazione di una propria offerta», ha sottolineato Casa. «Le tecnologie e gli ambienti cloud di un vendor come noi sono degli abilitatori, degli acceleratori, ma il valore si crea altrove e cioè nella capacità di offrire soluzioni e servizi differenzianti che ciascuna azienda del canale può sviluppare per la propria audience di aziende clienti».
A preoccupare maggiormente le aziende, sia quelle oggetto dell’indagine targata Digital360 sia quelle intervenute all’Executive Cocktail, sono aspetti che ritornano spesso nei diversi tavoli di discussione: la situazione infrastrutturale italiana non adeguata al cambiamento in atto, le tematiche di sicurezza e compliance, gli aspetti di integrazione e gestione degli ambienti.
Mentre sul primo aspetto le scelte politiche sono determinanti (anche se, va detto, molto si è fatto negli ultimi anni e diverse aziende private hanno contribuito a colmare, almeno in progetti di larga scala, alcuni gap), il tema della sicurezza dovrebbe ormai essere superato; la presenza di data center certificati sia in Italia sia in Europa è un dato di fatto e le aziende utenti, secondo quanto rileva l’Osservatorio del Politecnico, non percepiscono più la sicurezza come un limite.
Service transformation come motore di crescita del business
E in effetti, a vivacizzare il confronto durante l’Executive Cocktail sono state tematiche di “confine”, più legate alla gestione contrattuale ed ai livelli di servizio che alla sicurezza vera e propria. Sul tavolo ci sono questioni “delicate” legate ad una trasformazione che tocca molteplici aspetti, non certo solo quello tecnologico.
«Dall’analisi è emerso chiaramente che il percorso di trasformazione degli operatori verso modelli di business basati sul Cloud non si riduce solo a un cambiamento a livello di offerta. È necessario infatti mettere in atto un processo di cambiamento che tocchi tutti gli aspetti dell’organizzazione», è stata la prima considerazione di Gaschi sul tema.
Analisi cui fa eco la visione di Casa: «Oggi la tecnologia è matura e non rappresenta un freno. Il cambiamento si gioca sulla capacità di offrire, attraverso le tecnologie, qualcosa di nuovo che aiuti le aziende non tanto ad avere un It più snello e agile (certamente importante) ma ad avere un business dinamico e innovativo. E’ un cambio di prospettiva importante che richiede visione e competenze nuove, anche per i big dell’It come noi».
In effetti, in gioco, c’è molto di più dell’efficienza IT. La service transformation, secondo quanto dichiarano alcuni degli operatori di canale più maturi rispetto al percorso evolutivo in atto, è la chiave di volta per cogliere opportunità quali l’identificazione e la conquista di nuovi clienti, la proposta di servizi che meglio soddisfano i clienti esistenti, la possibilità di estendere il proprio portfolio prodotto e, nel lungo periodo, anche la crescita di marginalità sui servizi offerti al mercato.