Le Tech Company sono chiamate nei prossimi anni ad accompagnare e supportare i propri clienti nei percorsi di digitalizzazione. Che, come ha dimostrato in maniera evidente questo anno di pandemia, sono ancora più necessari rispetto al passato, per mantenere il giusto grado di competitività e dinamicità sui mercati internazionali. Questo comporta, inevitabilmente, che le Tech Company siano dotate delle competenze giuste per affrontare trasformazioni di questa portata, che interessano tecnologie decisamente innovative come Intelligenza artificiale, Big Data, Cloud Computing e quant’altro. Così anche da distinguersi rispetto alla concorrenza, grazie alla capacità di offrire servizi di natura consulenziale e non limitarsi soltanto alla pura rivendita della tecnologia. Per acquisire queste competenze c’è solo una strada: studiare e aggiornarsi, quanto più possibile, portando in azienda risorse umane già in possesso della formazione adeguata, oppure facendo crescere da questo punto di vista le figure interne.
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Il ruolo dei big dell’Ict nella formazione
In un mondo come quello dell’ICT la formazione non può però essere soltanto concreta e acquisita con l’esperienza, ma va anche certificata, così da poter essere spendibile sia nei confronti dei propri clienti che dei partner. La strada obbligata, dunque, è quella di acquisire certificazioni che attestino ufficialmente la capacità dei propri professionisti di lavorare su una determinata tecnologia: in particolare, nel mondo ICT non esistono soltanto certificazioni generiche (ad esempio tecnico specializzato nell’AI), ma anche alcune particolarmente specifiche. Che attestano cioè la capacità di un professionista relativamente a un determinato prodotto di uno specifico vendor o, al massimo, a una stessa famiglia di prodotti: ad esempio, si attesta la capacità di essere competenti nella virtualizzazione di VMware, oppure nel Cloud di AWS e così via. Il perché è facile da capire: le soluzioni proposte dai diversi vendor, anche se appartenenti a un medesimo ambito applicativo, possono essere profondamente diverse tra di loro in quanto a dinamiche di funzionamento, interfacce, risoluzioni problematiche e così via. Questo spiega perché la formazione in questo settore passi in maniera prioritaria dalle azioni dei produttori, ovviamente coadiuvati e supportati da altri operatori, primi tra tutti i distributori, che spesso si occupano della realizzazione concreta dei programmi di formazione a livello locale dei vendor partner.
L’effetto indiretto del Covid-19: più formazione
Per quanto riguarda le Tech Company, nonostante l’importanza della formazione e delle certificazioni sia ormai nota da tempo, nel concreto non sempre l’impegno è stato adeguato. In particolare, prese dalla quotidianità del business, molte Tech Company italiane hanno faticato a liberare le proprie scarne risorse tecniche e commerciali per la partecipazione fisica a programmi di formazione, che magari potevano portare via intere giornate di lavoro, senza considerare le spese di trasferta. In questo senso, la pandemia da Covid-19 si è rivelata un prezioso alleato per le politiche di certificazione: nell’ultimo anno i corsi per i professionisti Ict sono erogati in maniera completamente virtuale, consentendo di ottimizzare le ore di lavoro e azzerare qualsiasi tipo di spesa. Un cambiamento che, con ogni probabilità, è destinato a perdurare anche dopo la fine della pandemia.
Le dieci certificazioni informatiche più remunerative
Ma quali sono le migliori certificazioni IT da conseguire in questo momento? Un aiuto arriva dall’annuale classifica di Global Knowledge, che mette in fila le dieci certificazioni che possono essere più remunerative per i professionisti. Cioè che possiedono un valore aggiunto superiore per i clienti e che, perciò, spingono le Tech company a pagare di più i professionisti che le possiedono. In decima posizione si trova la ITIL, (l’Information Technology Infrastructure Library), uno dei framework più noti a livello globale per la gestione IT nelle grandi organizzazioni, che contiene una serie di best practice (gestione della capacità, dell0help desk, degli incident, ecc.). In nona posizione troviamo la VCP-DCV: VMware Certified Professional 6 – Virtualizzazione dei data center, che convalida le competenze necessarie per creare un’infrastruttura virtuale scalabile utilizzando VMware vSphere 6. Al numero otto si piazza la AWS Certified Cloud Practitioner che, in parole semplici, attestano le capacità dei professionista del cloud certificato AWS a un livello generale. In effetti AWS Cloud Practitioner convalida la capacità di definire l’infrastruttura cloud di base e i principi architettonici, nonché i servizi chiave sulla piattaforma AWS. In settima piazza si trova una certificazione che ha a che fare con la sicurezza informatica e il risk management: si tratta della CISA, (Certified Information Systems Auditor), che riconosce le capacità di auditing, sicurezza informatica e gestione dei rischi. Più o meno lo stesso ambito è coperto dalla Certified Information Systems Security Professional (CISSP), che serve a formare dei professionisti che siano responsabili della determinazione degli aspetti di sicurezza dell’architettura, dei controlli e della gestione generali di un’organizzazione IT. Al quinto posto è la Project Management Professional (PMP), che attesta la capacità dei progetti, inclusi aspetti specifici come budget, obiettivi e team. Sempre sulla sicurezza è incentrata la certificazione Certified in Risk and Information Systems Control (CRISC), che forma professionisti in grado di identificare e gestire i rischi informatici per le imprese. Sul gradino più basso del podio troviamo la Certified Information Security Manager (CISM), riservata a professionisti in grado di progettare e progettare protocolli di sicurezza, nonché di gestire la sicurezza IT complessiva di un’azienda. In seconda piazza è classificata ancora una certificazione AWS, la AWS Certified Solutions Architect – Associate, che certifica figure in grado di progettare servizi e soluzioni su larga scala basati sul cloud AWS. In prima posizione, infine, c’è la Google Certified Professional Cloud Architect: questa certificazione attesta la capacità dei professionisti di progettare, sviluppare e gestire l’architettura cloud di Google utilizzando le tecnologie GCP (Google Cloud Platform). Ottenere questa certificazione, che secondo Global Knowledge assicura negli Usa una remunerazione a tripla cifra, comporta una profonda conoscenza delle soluzioni tecnologiche di Google.