Industrializzare le start up tecnologiche italiane, consentendo di evitare quanto più possibile il rischio fallimento e uscendo dalla dimensione della ricerca pura. Questa la strategia di LIFTT, società di Venture capital tra le più attive sul mercato nazionale (partecipata al 100% da Fondazione LINKS i cui shareholder sono Fondazione Compagnia di San Paolo e Politecnico di Torino). Operativa da marzo del 2020, LIFTT in questi due anni e mezzo ha raccolto 46,2 milioni di euro ed ha investito in 30 startup e PMI innovative, operanti in tutti i settori di mercato. “ Ci siamo posti l’obiettivo di investire nei primi cinque anni di attività in circa 100 progetti dei differenti settori tecnologici, dunque abbiamo deciso di non adottare un approccio verticale. Non solo: vogliamo fare transfert tecnologico sul territorio, individuando i progetti con elevato potenziale e costruendoci attorno un’azienda. Per questo motivo facciamo soprattutto un’attività di project management, aiutando a strutturare le aziende. Il tessuto italiano genera infatti molta ricerca, ma esiste ancora poca attitudine imprenditoriale. Spesso e volentieri riscontriamo una certa paura a fare il salto necessario: magari i poli universitari hanno in casa una tecnologia con un grande potenziale, ma quando c’è poi da scegliere tra la vita universitaria e quella imprenditoriale i ricercatori hanno ancora delle resistenze. Che vanno superate, in questo senso dobbiamo creare dei casi di successo”, evidenzia il CEO Giovanni Tesoriere.
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I casi di successo
Insomma, oltre a finanziare i progetti economicamente (con un investimento che si aggira sui circa 300.000 euro a progetto), LIFTT supporta le startup anche organizzativamente, ad esempio sostenendo la creazione di reti di vendita o di veri e propri stabilimenti industriali. Questa modalità permette così di ridurre il rischio fallimento, che come facile da capire è molto alto per queste realtà. Tra le aziende in cui LIFTT ha già investito la più nota e strutturata è probabilmente Newcleo, startup attiva nell’energia nucleare (su cui la società ha investito circa 4 milioni di euro). Tesoriere ha citato come esempio anche Aquaseek, focalizzata nel recupero dell’umidità presente nell’atmosfera al fine di un suo utilizzo come acqua potabile anche in zone difficili come quelle aride, lontane da reti di distribuzione idrica, o caratterizzate da falde inquinate. Per il futuro molte aspettative sono riposte nel mondo della fotonica, ma non sarà trascurato neanche il ruolo dell’ICT.
L’analisi progettuale
Ma come vengono individuati i progetti? Innanzitutto, la società tiene a sottolineare come il processo di selezione sia piuttosto rigoroso, tanto che solo il 2% dei 1800 progetti analizzati ha finora passato il vaglio degli analisti. Il punto di partenza è sempre una GAP Analysis, con l’obiettivo di individuare i punti di debolezza e le aree di miglioramento del progetto. Le idee di business sono valutate in ogni suo aspetto, anche in un’ottica di ESG compliance. Successivamente viene individuato un coach esperto del settore (remunerato in work for equity) a cui viene affiancato un Project Manager di LIFTT. Su queste basi viene poi impostata la governance e l’organizzazione aziendale, offrendo altresì opportunità di formazione per il management. Laddove necessario – in particolare nei casi in cui i ricercatori non siano disposti a giocare il ruolo a tempo pieno – viene anche identificato un CEO o manager. “Il detentore della tecnologia proviene di solito dal mondo della ricerca, anche se non necessariamente dal mondo universitario. Siamo comunque noi a individuare i progetti e non il contrario. Per quanto riguarda il ruolo della brevettazione, non è necessario che le soluzioni siano già completamente brevettate: siamo consapevoli che i costi di brevettazione a livello internazionale possano spaventare il mondo della ricerca, come LIFTT siamo in grado di effettuare le necessarie analisi e assumerci relativi costi e rischi”.
Il ritorno per gli investitori
Alla base della strategia di business di LIFTT c’è concetto di “capitale paziente”, che punta a massimizzare i ritorni sugli investimenti senza limiti temporali. L’idea è che l’accelerazione tecnologica e i continui capovolgimenti di prospettive che si avvicendano sullo scenario mondiale non consentono più di legare gli investimenti a cicli temporali fissi e predefiniti. “Il venture capital ha raggiunto nel nostro Paese un miliardo di euro di investimenti, che testimoniano l’interesse da parte degli investitori. Che nel nostro caso si appassionano alla vita delle startup tecnologiche in cui investono, magari con il sogno di essere parte di quelle che saranno le tecnologie del futuro”. L’obiettivo di LIFTT resta comunque quello di garantire un ritorno ai propri investitori. Per questo motivo Tesoriere ha messo in evidenza che i primi exit dalle realtà più strutturate potrebbero arrivare tra il 2023 o il 2024.