Il 58% delle aziende italiane ha subito un attacco Business Process Compromise ed il nostro Paese è primo in Europa precedendo il Regno Unito (55%), la Spagna (54%) e la Francia (51%). Solo gli Stati Uniti segnano un 63%. Questo dato emerge dall’ultima ricerca Trend Micro, società specializzata nelle soluzioni di cybersecurity. Nonostante la percentuale di questo genere di attacchi sia alta, il 50% dei responsabili aziendali non sono consapevoli di questo fenomeno e di come potrebbe impattere il business.
In un attacco BPC, i criminali cercano scappatoie all’interno di sistemi vulnerabili e, appena identificato un punto debole, una parte del processo viene alterata a vantaggio dell’aggressore, senza che l’impresa o l’eventuale cliente se ne accorgano. Successivamente all’attacco, l’85% delle aziende è incapace di offrire almeno una delle proprie line of business.
«I cybercriminali in cerca di ricompense maggiori sono sempre di più – ha affermato Rik Ferguson, Vice President of Security Research for Trend Micro – In un attacco Business Process Compromise, i cybercriminali possono nascondersi all’interno dell’infrastruttura aziendale per mesi o addirittura anni, monitorando i processi per capire come funzionano. In questo modo possono inserirsi nei processi critici senza essere scoperti. Ad esempio, possono spedire merci di valore a un nuovo indirizzo o cambiare le impostazioni delle stampanti per entrare in possesso di informazioni sensibili, come successo nel famoso colpo alla Bangladeshi Bank».
Il 72% dei team di security in tutto il mondo (89% in Italia) considera questo attacco una priorità, nel momento in cui progetta una strategia di difesa dell’infrastruttura. Un dato che si scontra con la mancanza di consapevolezza del management attorno a questo problema, fattore che crea un gap di conoscenza sulla cybersecurity, che come conseguenza potrebbe lasciare le organizzazioni vulnerabili agli attacchi nel momento in cui decidono di trasformare e automatizzare i processi chiave per aumentare l’efficienza e la competitività.
Il modo più comune per i criminali informatici di infiltrarsi nelle reti aziendali è attraverso un attacco Business Email Compromise (BEC) che prende di mira gli account di posta elettronica di dipendenti di alto livello, legati all’area finance o coinvolti in pagamenti di bonifici bancari, attraverso azioni di spoofing, tramite keylogger o attacchi di phishing. L’FBI stima che le perdite globali dovute a questi attacchi abbiano raggiunto i 12 miliardi di dollari.
«Per proteggersi da tutte le forme di attacchi BPC, i responsabili aziendali e IT devono collaborare per mettere la sicurezza informatica al primo posto ed evitare perdite potenzialmente devastanti. Le aziende hanno bisogno di una protezione che vada oltre i controlli perimetrali, per rilevare attività insolite all’interno dei processi nel momento in cui gli hacker violano la rete. Questo include il blocco dell’accesso ai sistemi mission critical, il monitoraggio dell’integrità dei file e la prevenzione delle intrusioni per fermare i movimenti laterali all’interno di una rete», conclude Rik Ferguson.