L’open source muove le masse. Non più solo di appassionati sviluppatori della scuola del software libero, ma sempre più a essere interessati all’argomento sono aziende fortemente focalizzate sul business aziendale di clienti e dei tanti partner che sempre più numerosi sposano la causa open source. Lo dimostra l’ampia partecipazione anche quest’anno ai due eventi, di Roma e di Milano organizzati da Red Hat per la propria community di integratori, sviluppatori, clienti. 4.000 le presenze complessive al Red Hat Open Source Day, che celebra la cultura, i valori fondanti della filosofia open ma anche i crescenti successi in termini di business dall’utilizzo in ambito aziendale.
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I numeri che fanno grande Red Hat
Obiettivi che Gianni Anguilletti, VP Mediterranean Region di Red Hat presenta al pubblico intervenuto, concretizzati in una copertura del vendor a livello mondiale, attraverso 100 uffici a copertura di 40 country, per un totale complessivo di 13.815 dipendenti. E annunciando anche delle novità per il mercato italiano, alla cui guida è stato recentemente nominato Rodolfo Falcone, in qualità di Country Manager di Red Hat per l’Italia, una country che conta 192 persone e che continua a crescere in personale e in risultati.
«Numeri che descrivono una realtà etremamente strutturata, ai quali si aggiungono quelli del vastissimo ecosistema di alleanze che negli anni si è sviluppato, a riprova di una crescente fiducia nel sistema open source – dice il vice president -, avvalorata dal fatto che oltre il 90% delle aziende top Fortune si appoggiano a Red Hat per molti dei loro progetti».
Un ecosistema di realtà che gravitano intorno a Red Hat, la quale ha da sempre ricoperto un ruolo determinante e da catalizzatore per la comunità open source, accompagnato da una ben precisa strategia di sviluppo tecnologico.
L’intelligenza (open source) entra in azienda
«Nell’ultimo anno Red Hat ha investito in modo particolare sulla copertura e la completezza funzionale delle tecnologie, in modo che i clienti possano costruirvi sopra infrastrutture scalabili e flessibili, senza imporre loro nulla. Lasciando quindi la possibilità di scegliere se usare Red Hat da sola o insieme ad altre tecnologie. Una flessibilità crescente, dunque, che vorremmo declinare nell’utilizzo di ogni container».
Un percorso tecnologico che ha visto di recente il rilascio della versione 8 di Red Hat Enterprise Linux, l’OS per l’azienda intelligente dotato di predittività analitica e funzionale, con la Automation Platform Ansible che aggiunge ulteriori funzioni di automazione. Un percorso che ovviamente si attende potrà godere di importanti sinergie a seguito dell’entrata di Red Hat nella galassia di IBM, anche in termini di rilasci di tecnologie congiunte, per un binomio che vuole porsi come protagonista nell’interpretazione dell’Open Hybrid Cloud, offrendo, di fatto, ulteriori opzioni di ambiente e di tecnologia alle aziende clienti.
Red Hat e IBM: sinergia e sviluppi congiunti ma nel segno dell’indipendenza
Un nuovo modo di intendere l’uso del software tra le aziende e di cooperazione nello sviluppo tecnologico da parte dei vendor. Un po’ il percorso dell’open source, per anni distante dagli ambienti proprietari per arrivare, oggi, a una nuova filosofia che vede unione di sforzi e di intenti per meglio soddisfare le esigenze del mercato, come ha evidenziato Werner Knoblich, Senior Vice President & General Manager di Red Hat EMEA, intervenuto alla tappa Milanese del Red Hat Open Source Day, che rassicura: «Red Hat e IBM resteranno, comunque separate. In qualità di operatori di riferimento per il mondo hybrid, vogliamo restare neutrali come è sempre stata la nostra strategia di mercato. Le roadmap, quindi, non cambieranno, mentre ovviamente ci saranno forti collaborazioni, anche tecnologiche, con IBM, a riprova di quanto Big Blue abbia intenzione di aumentare i propri sforzi anche nell’open source. IBM ha un suo cloud, ma Red Hat lavorerà anche con altri cloud, ed è nell’interesse di entrambi non disturbare tali equilibri. La stessa cosa, per questi motivi, prevedo sarà per le strategie di go-to-market e anche nella gestione dei rispettivi canali, che proseguiranno in maniera indipendente, pur sfruttando la forte penetrazione che IBM ha nei mercati dei Paesi di tutto il mondo».
I punti strategici di Red Hat per affrontare il mercato Enterprise
«Sono principalmente tre gli obiettivi su cui Red Hat intende muoversi – ha annunciato poi dal palco Paul Corner, Executive VP della parte ingegneristica di Red Hat -. Innanzitutto rendere Linux lo standard OS per l’ambiente Enterprise. Obiettiovo raggiunto con il lancio di Red Hat Enterprise Linux 2.1, per poi arrivare a rappresentare lo standard tecnologico per i Data Center, dove attualmente i supercomputer più veloci e potenti al mondo funzionano con Linux, proponendolo di fatto come vera e propria piattaforma per l’innovazione. Il secondo obiettivo è di rendere Open Hybrid Cloud un’architettura di default, che consenta ai clienti di non rimanere blindati nella scelta del cloud, ma potendo scegliere tra private, public, hybrid o multicloud secondo le loro esigenze. Infine, con il terzo obiettivo, puntiamo ad estendere il Data Center verso l’Hybrid Edge, con la possibilità di processare i dati direttamente alla fonte per una nuova generazione del cloud».