Rebranding

Techedge diventa Avvale; una trasformazione nel segno della sostenibilità profittevole

Annunciando il cambio di nome, a quasi vent’anni dalla nascita, Domenico Restuccia, CEO della nuova Avvale, spiega la linea strategica della società: usare le tecnologie per creare modelli di business più sostenibili

Pubblicato il 09 Mag 2023

Maria Teresa Della Mura

Domenico Restuccia, CEO e fondatore di Avvale

Non è semplicemente un cambio di nome.
E non è, semplicemente, una questione di marketing.
La decisione annunciata da Techedge, alla vigilia dei suoi venti anni di vita e di storia, è la risposta a un bisogno di ridefinire la propria identità e di ricollocarsi nel quadro di uno scenario socioeconomico molto cambiato, con nuovi obiettivi e un impegno sempre più chiaro e dichiarato nel segno della sostenibilità e dei modelli di business circolari.
Fondata nel 2004, nel 2023 Techedge sceglie dunque un cambio di nome: Avvale.
Un nome non casuale, nel quale già si ritrova il nuovo atteggiamento della società nei confronti di una tecnologia vissuta non come fine a stessa, ma come strumento di cui “avvalersi” (per l’appunto) per “creare nuovi modelli di business più sostenibili”, costruiti su un principio chiaro: le tecnologie digitali unite a modelli di economia circolare consentono di ottenere un profitto sostenibile, come spiega il CEO e fondatore della società Domenico Restuccia.
Ed è proprio a lui che abbiamo chiesto le ragioni di questo cambiamento.

Domenico Restuccia: fondamentale non è la tecnologia, ma l’uso che se ne fa

“Per capire le ragioni di questo cambiamento, bisogna per prima cosa guardare a questa azienda. Un’azienda che in venti anni è cresciuta molto e che, soprattutto, ha continuamente allargato i propri orizzonti, senza mai perdere la fiducia dei clienti”.
Una crescita giocata sia sull’ampliamento del portafoglio di offerta, sia sulle acquisizioni.
“C’era sicuramente bisogno di razionalizzare tutto, ma c’è stata anche la presa d’atto che il mondo oggi è totalmente diverso da ciò che era da ciò che era vent’anni fa”.
E in venti anni è cambiato anche il rapporto con la tecnologia.
“Quando la tecnologia diventa pervasiva come lo è oggi – spiega Restuccia – ciò che conta, l’elemento differenziante è l’utilizzo che se ne fa come ci si avvale – appunto – della tecnologia”.

“Abbiamo fatto un percorso, amiamo la tecnologia – prosegue -. Nel tempo abbiamo imparato che la passione per la tecnologia ci consente di fare delle cose positive. Ed è arrivato il momento del cambiamento”.
Un cambiamento che guarda al futuro e che in un contesto fragile qual è quello attuale non può che avere a cuore la sostenibilità, con una consapevolezza che, tuttavia, arriva proprio dalla lunga storia aziendale.
“Noi ci occupiamo di misurare performance e visto il cambio delle normative da qualche anno ci siamo posti il problema di misurare le performance dei dati non finanziari”.

La nuova Avvale: perseguire sostenibilità e profittabilità

Restuccia parla dunque di una sostenibilità non di facciata, bensì misurabile, migliorabile.
“E se sono un’azienda voglio e devo essere sia profittevole sia sostenibile. La sostenibilità non deve andare a detrimento della profittabilità, almeno non nel lungo termine. Deve essere un investimento e non un costo, altrimenti nessuna azienda andrebbe in quella direzione”.
E se dunque il fine è essere sia profittevoli, sia sostenibili, allora bisogna capire quali sono i mezzi con cui si può raggiungere questo obiettivo.
Sceglie il massimo pragmatismo Restuccia: la sostenibilità non può collidere con il profitto. Il rischio è che questo moto sia solo “filosofico”.

“Per raggiungere questo obiettivo lo strumento ineludibile è l’innovazione digitale. Digitale e circolare vanno di pari passo e sono i due mezzi più potenti che le aziende hanno a loro disposizione per trasformare la sostenibilità in un investimento sul futuro, in un futuro profittevole, sostenibile”.
“Qualsiasi cosa facciamo deve essere orientata a una maggiore ottimizzazione delle risorse, a minori sprechi, a far sì che prodotti e materiali possano circolare più a lungo possibile, facendo in modo che esprimano il loro massimo valore”.

Perseguire l’equazione: economia circolare + innovazione digitale = profitto sostenibile

Non è teoria.
Per Domenico Restuccia tutto questo già si traduce in esempi concreti.
Da tempo stiamo aiutando i nostri clienti ad ottimizzare pianificazione della produzione e logistica, riducendo il consumo di materie prime, il footprint di CO2 e massimizzando l’utilizzo degli scarti di produzione lungo la filiera.

E oggi possiamo andare oltre, fare ancora di più…

Se dunque la sostenibilità è un fine insieme al profitto e circolarità e tecnologia sono il mezzo per ottenerlo, diventa fondamentale per Restuccia avere sia le competenze, sia l’approccio giusto.
E anche qui c’è poco spazio per la teoria.
Perché se ad esempio si vuole massimizzare la durata nel tempo di prodotti e materiali, allora serve che quei prodotti siano intelligenti e connessi.
“Ecco allora che il primo pilastro dell’offerta di Avvale sarà quella di servizi e soluzioni tecnologiche idonei a far sì che i prodotti siano progettati in modo smart, che siano sempre connessi e siano in grado di scambiare informazioni, o che siano tracciabili. Dialogare con un prodotto o rintracciare un prodotto o un materiale sono le basi di qualsiasi processo di circolarità, così come lo è collegarli con gli utenti”.
In effetti, se, in un’ottica di circolarità, si vuole che un materiale o un prodotto torni indietro, è fondamentale avere un rapporto con il cliente tale per cui questi sia incentivato a farlo.
Si passa quindi da una relazione puntuale a una relazione continuativa con i clienti, adottando modelli di servitization.
Connettere prodotti e materiali è il primo pilastro della nuova Avvale, cui se ne aggiunge un secondo: la capacità di automatizzare o iper automatizzare i processi all’interno dell’ecosistema.
“La circolarità – spiega Restuccia – implica che il livello di collaborazione tra le aziende e il livello di dati che le aziende dovranno scambiarsi e conseguentemente i processi che dovranno condividere sono destinati ad aumentare in modo importante”.
Per questo bisogna lavorare su smart supply chain molto più integrate, su ERP più solidi, su strumenti di business process management molto più potenti. Non sono concetti nuovi, di questo Restuccia è certo.
Se ne parla, per lo meno a livello teorico, da oltre vent’anni. Ma non si era mai passati dalla teoria alla pratica perché mancavano le tecnologie per portarli a scala.

Le infrastrutture abilitanti: cloud e connettività

“Mancavano le due infrastrutture abilitanti, senza le quali tutto ciò non sarebbe possibile: ampiezza di banda, perché altrimenti i dati non circolano, e il cloud”.
Su queste due infrastrutture abilitanti poggia un potenziale enorme.
Perché su reti e cloud poggiano realtà virtuale e aumentata, metaverso, Digital Twin, blockchain, tracciatura, computer vision, intelligenza artificiale, machine learning e ancora certified data, passaporti digitali e tutti quei tasselli che rendono attuali e concreti tutte le iniziative che portano alla sostenibilità.
“Quando si pensa al tema della sostenibilità, oggi la discussione è molto orientata ai materiali e all’energia rinnovabile. Ma se vogliamo che questi modelli di business siano attuabili, allora c’è bisogno della tecnologia. Ed è qui che realtà come Avvale e altri Digital Scientist giocano un ruolo chiave”.
Il ruolo di una realtà come Avvale è dunque di supporto nel ripensare in ottica di circolarità il sistema operativo delle imprese.
“Noi vogliamo, dunque, contribuire tramite innovazione digitale e di processo, ad un nuovo sistema operativo circolare, che consentirà alle aziende e agli ecosistemi di essere profittevoli da un lato e sostenibili dall’altro”.
Concretamente, dunque, la nuova Avvale lavorerà su tre pillar fondamentali: la connessione di prodotti e utenti, la collaborazione tra ecosistemi di business e l’adozione delle tecnologie esponenziali che abilitano la trasformazione di cui abbiamo finora parlato.

Tutto questo, va da sé, in una logica di continuità con la storia di Techedge e con le competenze consolidate sul fronte degli ERP, della hyper automation, dell’edge computing, dell’IoT e dell’IIoT, delle app cloud native, dei sistemi di API ed integration.

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