Strategie

Gelsinger svela la strategia di VMware: «Il futuro è liberare l’IT dai lacci del cloud»

Reduce dal MWC di Barcellona, Pat Gelsinger spiega a Milano come il paradigma ‘software-defined’ trasformerà le architetture IT tradizionali e semplificherà l’uso della nuvola

Pubblicato il 03 Mar 2017

Giorgio Fusari

StorageReview-VMware-IdentityManager

Parola d’ordine automazione e virtualizzazione delle funzioni di rete. Ma anche reti radiomobili 4G, LTE e 5G; architettura ‘cross-cloud’, applicazioni Internet of Things e cybersecurity: reduce dal Mobile World Congress di Barcellona, Pat Gelsinger, ceo di VMware, ieri in conferenza stampa a Milano, parla a tutto campo. Riassume le ultime novità e soluzioni annunciate alla fiera spagnola, per aiutare service provider e aziende a innovare il proprio business attraverso la trasformazione digitale. Risponde alle molte domande, affiancato da Jean-Pierre Brulard, senior vice president e general manager della società per la regione Emea (Europa, Medio Oriente e Africa), e da Alberto Bullani, regional manager di VMware Italia, che ne introduce l’intervento.

NFV: sarà l’architettura base per le reti radiomobili 5G

Alla domanda su quale ruolo preciso giocherà la tecnologia e l’architettura NFV (network functions virtualization) nella strategia di VMware, la risposta di Gelsinger parte in profondità, ricordando il lavoro di sviluppo, compiuto in oltre un decennio, per adattare il framework a differenti settori di business. «Abbiamo preso queste tecnologie e le abbiamo lievemente modificate, integrando il corretto supporto e miglioramenti delle funzionalità, che ora le rendono immediatamente applicabili al settore dei service provider. E al Mobile World Congress abbiamo annunciato VMware vCloud NFV 2.0, che rappresenta il rilascio di una seconda versione di questo nostra soluzione, specifica per l’infrastruttura dei service provider».

VCloud NFV è una piattaforma completamente integrata, e conforme alle specifiche ETSI (European Telecommunications Standards Institute). È in grado di abilitare ambienti ‘multi-tenant’ sicuri, e studiata per consentire ai service provider, basati su reti fisse o mobili, di sviluppare un ambiente IT più elastico, e fornire con dinamicità nuovi servizi differenziati, attraverso un’architettura ‘software-defined’, agevole da amministrare. «Attualmente abbiamo 45 aziende che stanno implementando questa piattaforma». Si tratta di CSP (communications service provider) che, con oltre 80 istanze NFV, servono più di 300 milioni di abbonati nel mondo. «Stiamo quindi registrando una buona accettazione iniziale di questa piattaforma in molti ambienti» aggiunge Gelsinger.

In numerose di queste realtà, spiega, l’aggiunta del framework NFV sull’attuale infrastruttura di telecomunicazioni rappresenta «il modo migliore di portare e abilitare nuove tipologie di servizi sulle piattaforme esistenti 4G e LTE (long term evolution, ndr.), come VoLTE (Voice over LTE, ndr.) e applicazioni di messaggistica». Ma le opportunità di trasformazione digitale si estendono anche alle SD-WAN (software-defined wide area network) di fascia enterprise, alla mobilità e alla gestione degli spazi di lavoro digitali. In aggiunta, sottolinea Gelsinger, «crediamo che le reti 5G saranno costruite interamente sull’architettura NFV. Quest’ultima sarà, in altre parole, la via standard attraverso cui l’infrastruttura delle reti radiomobili di prossima generazione verrà realizzata». NFV permetterà anche ai CSP di svincolare gli investimenti in tecnologia 5G, che valgono miliardi di dollari, dalla rigida appartenenza a determinati ‘silos’ infrastrutturali, facilitando il riutilizzo di tali risorse.

Rivoluzione nella cybersecurity e nel data center

Il networking ‘software-defined’, aggiunge Gelsinger, sta anche rivoluzionando l’intero settore della cybersecurity, per il potenziale che ha di rendere l’ambiente IT molto più resiliente agli attacchi, attraverso l’applicazione del concetto di ‘micro-segmetation’, che crea nell’infrastruttura del ‘data center software-defined’ (SDDC) molteplici layer di protezione, isolando e segmentando le reti virtuali.
La totale programmabilità e automatizzabilità del SDDC costituisce poi la premessa per liberare CIO e reparti IT di CSP e aziende dai mal di testa derivanti dalla complessa amministrazione dell’hardware e delle applicazioni.

«Con il paradigma cloud, il classico concetto di ticketing per l’esecuzione dei compiti sparisce, perché il sistema esegue tutto in automatico» chiarisce Gelsinger, aggiungendo che il modello del cloud ibrido estende e rafforza ulteriormente tale paradigma, con la possibilità di spostare, senza soluzione di continuità, workload da un ambiente ‘on-premise’ al cloud, e viceversa, a seconda delle necessità del CSP o dell’azienda utente. «VMware ha liberato il personale IT dall’hardware; il futuro è liberarlo dal cloud, che diventa il nuovo hardware”.

Una strategia che la società chiama ‘Cross-Cloud Architecture’, e che si fonda sulla capacità di gestire, connettere, orchestrare applicazioni, dispositivi, risorse di elaborazione, storage e rete, in un ambiente operativo fluido e trasparente.

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