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Come si diventa (anche) una Tech Company: la doppia sfida digital di ROLD

Il percorso di una impresa di eccellenza del manifatturiero italiano che ha scelto di investire in innovazione per la digitalizzazione di fabbrica e che ha deciso di portare questa innovazione sul mercato come una Tech Company. Le tappe e gli obiettivi del progetto nel confronto con Luca Cremona, head of industrial di Rold

Pubblicato il 02 Lug 2020

Mauro Bellini

Luca Cremona, head of industrial di Rold

Quando si va alla ricerca di un vantaggio competitivo e si ha la capacità di mettersi in gioco e di alzare lo sguardo verso nuovi orizzonti, si possono aprire tante nuove prospettive. La potenza dell’innovazione digitale non si esprime solo nella capacità di raggiungere e di consolidare gli obiettivi prefissati, ma anche nella capacità di mettere a valore la conoscenza che il digitale può mettere a disposizione per scoprire nuovi mercati o per servire nuovi clienti. Un bell’esempio di come il digitale rappresenti, per le aziende più illuminate, un asset di sviluppo ci arriva da Rold una impresa di eccellenza del manifatturiero italiano con una storica presenza e posizionamento nella produzione di componentistica elettronica per l’industria degli elettrodomestici. Con Rold vogliamo raccontare l’esperienza di una azienda che ha avviato un progetto di trasformazione digitale allo scopo di migliorare prodotti e processi con un forte investimento sullo sviluppo di competenze interne in ambito digital. Grazie a questo percorso e grazie alla visione del top management ha preso forma una nuova lettura in chiave digitale delle attività di progettazione, di produzione e di innovazione dei prodotti stessi che si è concretizzata nello sviluppo di una piattaforma oggi presente sul mercato con la denominazione di SmartFab.

Questa soluzione ha saputo riassumere una nuova visione della digitalizzazione della fabbrica e del manifatturiero che Rold ha poi deciso di mettere a disposizione del mercato come una digital company, in un percorso di sviluppo che ha portato questa azienda, attiva in un settore ad altissima competitività come quello dell’elettronica per il mondo degli home appliances, ad assumere anche la fisionomia e il GoToMarket della Tech Company.

Ed è proprio per approfondire questo percorso e questa nuova attività che abbiamo raccolto l’esperienza e il racconto di Luca Cremona, head of Industrial in Rold

Per raccontare come siete diventati anche una Tech Digital Company è importante capire come siete arrivati a focalizzare l’attenzione sulla ricerca di un nuovo vantaggio competitivo nell’ambito della digitalizzazione di fabbrica. Da dove siete partiti in questo percorso? 

Va detto subito che Rold è una tipica realtà italiana di medie dimensioni: 240 addetti, export superiore all’85% e che ha le caratteristiche di un’azienda “familiare” attiva dal 1963 nella fornitura di tecnologia e di innovazione al mondo del “bianco”.  Circa dieci anni fa, grazie all’intraprendenza della seconda generazione dei fondatori l’azienda ha ritenuto opportuno abbracciare il digitale, vedendolo come un’opportunità, sia in termini di sviluppo delle tecnologie, sia in termini di presidio delle competenze. Nell’ambito di questa attenzione all’innovazione è arrivato anche un manager esterno, Paolo Barbatelli a cui è stato affidato un compito specifico in termini di attenzione ai progetti di innovazione digitale. Nel complesso si sono create in quella fase le premesse per un presidio attento di questi fenomeni e si è subito concentrata l’attenzione sulla necessità di attuare misure che permettessero un utilizzo di queste tecnologie per migliorare i processi.

Nel 2009-2010 in un momento in cui si assisteva alla contrazione di alcuni mercati di riferimento, si è avvertita a maggior ragione la necessità di lavorare in modo nuovo per arricchire la tecnologia dei prodotti e nello stesso tempo per rendere più efficienti i processi di produzione.

Di fatto, come azienda abbiamo colto in anticipo una esigenza che arrivava dai clienti, ma che era anche nostra e che ci doveva permettere di aumentare la nostra capacità di sviluppo, di design e di produzione. Il nostro mercato storico di soluzioni appliance si rivolge infatti a grandi nomi come Bosch, Whirlpool, Electrolux e ha la necessità di rispondere in modo molto concreto e veloce alla fortissima domanda di innovazione del mercato.

Quali erano le condizioni di “partenza” di questo processo di innovazione?

Ci siamo anche confrontati con un asset aziendale costituito da 3 stabilimenti produttivi situati nella zona nord ovest di Milano e con un modello organizzativo tipico di tante imprese del nostro paese: tanta carta ma anche tante e importanti esperienze a livello di skill della forza lavoro. Si è scelto di sviluppare un percorso di innovazione che ha impostato da subito 3 grandi pillar: la lean production, per snellire i processi fisici; lo sviluppo delle competenze, prima in ottica di consulenza e poi con l’introduzione di talenti e persone per accelerare il cambio di passo; e infine la scelta di adottare soluzioni di innovazione digitale non solo per la produzione, ma anche software e hardware finalizzati a permettere all’azienda di lavorare sui dati.

Possiamo dunque dire che il punto qualificante di questa scelta è nell’avvio di un percorso di tipo data driven. Vediamo come avete avviato le attività di sviluppo e di innovazione sul digitale?

Sì, Rold ha scelto fondamentalmente di lavorare sui dati e sulla conoscenza e ha iniziato a farlo con una sperimentazione che ha vissuto una tappa molto importante nel 2015 quando si è deciso di sviluppare SmartFab: una piattaforma software che possiamo collocare tra PLC/SCADA e MES e che è in grado di interfacciarsi verso sistemi di fabbrica (MES o ERP).

Questa scelta è uno dei cardini di questo percorso di sviluppo e con questo passaggio si è scelto strategicamente di coprire una componente di conoscenza fondamentale per la produzione, vale a dire quella per intenderci che operatori e capi reparto padroneggiano in maniera approfondita a livello di funzionamento del macchinario e di rilevazione delle performance ma che spesso rimane isolata e che difficilmente si riesce a mettere a fattor comune.

Questo passaggio ha permesse di digitalizzare un asset fondamentale per il processo di innovazione e ha permesso di trasferire anche ad altre funzioni aziendali il know-how sviluppato e stratificato in tanti anni di lavoro. Si è poi deciso di sperimentare la raccolta dei dati dai PLC portando a fattore comune questi dati dentro una piattaforma che permettesse il collegamento ad altri elementi di fabbrica e li mettesse a loro volta fattor comune, il tutto con la costruzione di una dashboard dinamica dove è possibile visualizzare in modo chiaro anche per gli operatori di stabilimento tutti gli elementi informativi essenziali legati alla produzione.

Il presupposto di questo percorso è dunque primariamente nella volontà di investire in conoscenza, in una soluzione e in una organizzazione che vi ha permesso di recuperare e valorizzare tutto il lavoro e la knowledge che avete costruito nel tempo con i vostri dipendenti. Possiamo vedere quali sono stati i fattori abilitanti di queste scelte?

Quando si parla di digitale il problema principale è quello di riuscire a trasformare la conoscenza “tacita/implicita” in conoscenza esplicita, condivisibile, per farla diventare inclusiva. Le tecnologie di SmartFab composte da elementi di edge computing, back-end, front-end, consentono di agire su due dimensioni: sense-making e decision-making. Questa soluzione permette di comprendere quello che succede intorno a me e consente di prendere decisioni più efficienti grazie proprio alla miglior comprensione del contesto. Questo va inserito in una dimensione più allargata, per certi aspetti legata alle figure professionali coinvolte. Dobbiamo pensare che gli operatori nella vita sociale vivono il cambiamento della tecnologia che ben conosciamo: la diffusione dei social network, la democratizzazione delle tecnologie, l’avvento e la straordinaria diffusione dei dispositivi mobile, l’economia delle app che viviamo tutti i giorni. Ecco che diventa necessario ripensare le attività secondo eventi misurati, condivisi e accessibili e la sfida è quella di applicare modelli, logiche, user experience che il digitale porta nella nostra vista anche al mondo della fabbrica. Ad esempio, le tecnologie digitali nello shop floor possono trarre grandi vantaggi dall’utilizzo di soluzioni che sfruttano l’esperienza utente a livello di utilizzo di piattaforma mobile e di social media.

Rold ha scelto di sperimentare queste prospettive tecnologiche per rispondere al bisogno di interconnessione dei macchinari, per dare risposte alle necessità di interoperabilità e per poter agire in modo semplice sui processi.

A nostro avviso l’innovazione che rientra nell’ambito Industria 4.0 deve essere accessibile, non può non essere interoperabile, e per questo abbiamo lavorato per dare risposte anche a contesti di innovazione popolati da “macchine che il PLC non ce l’hanno” proprio per rispondere a quelle aziende che hanno comunque la necessità di avviare processi di digitalizzazione senza necessariamente “cambiare” tutti i sistemi di produzione. Il tutto senza dimenticare l’operatore finale, la figura che nell’ambito della produzione deve avere a disposizione i dati e le informazioni necessarie nei tempi e nelle modalità più opportune per gestire le scelte operative. Per questo nello sviluppo dell’interfaccia utente abbiamo tenuto in altissima considerazione i bisogni dell’operatore, per permettergli di avere sotto controllo le informazioni essenziali e per arrivare alle azioni e decisioni fondamentali in modo rapido.

Dal 2015 Rold ha sperimentato questa piattaforma, l’ha diffusa nei suoi impianti e ha costruito una vasta e profonda esperienza anche in termini di conoscenza della user experience.

 

Concretamente avete individuato un problema e un’opportunità di mercato e l’avete indirizzato operando come una Tech Company: avete svolto un assessment preciso, avete individuato competenze e skill e avete costruito la vostra soluzione. Possiamo dire che avete “fatto nascere e crescere” una Tech Company al vostro interno?

Sì e una delle ragioni di questo approccio va vista sia nella cultura aziendale fortemente orientata all’innovazione, ma anche per la consapevolezza che siamo in un contesto nel quale molte aziende manifatturiere che si confrontano con il paradigma 4.0 sono “sommerse” dalle opportunità. Dalla piccola impresa alla grande azienda c’è una sorta di inflazione di sollecitazioni e di indicazioni, non è facile orientarsi e non è facile capire esattamente cosa serve. Rold lo ha intuito molto bene e ha scelto di muoversi in modo molto concreto puntando sulla conoscenza dei bisogni e delle prospettive, investendo sulle competenze interne e sull’acquisizione di competenze esterne complementari e arrivando alla costruzione di una piattaforma che risolve questi bisogni, che permette di portare grandi vantaggi in termini di gestione della produzione e di generare nuove opportunità di business anche sui prodotti tradizionali. In seconda istanza e grazie a questa intuizione Rold ha scelto di creare una divisione di business che sviluppa e commercializza questa piattaforma.

Aggiungo che questa intuizione è nata dagli ambiti direzionali ma ha trovato persone, competenze e capacità di sviluppo in grado di metterla a terra. È stato un lavoro sistemico. E voglio anche sottolineare che uno dei valori più importanti di SmartFab è proprio nella capacità di rispondere in modo diretto, naturale, accessibile alle necessità concrete degli operatori facendo leva sulle competenze e sugli skill che sono arrivati proprio dagli operatori dei nostri stabilimenti.

 

Riassumiamo le tappe fondamentali di questa evoluzione con i passaggi fondamentali?

Dovendo indicare delle date e dei momenti certamente è importante evidenziare che nel 2012 come il momento in cui è partito il lavoro sui temi e sui bisogni dell’innovazione di processo, accanto allo studio e all’applicazione dei principi di lean. Poi il 2014 con l’inserimento di figure professionali con competenze nei settori dell’elettronica e del software; il 2015 è arrivata la prima fase di SmartFab e il 2016 ha segnato l’inizio della diffusione della piattaforma con il grandissimo valore dell’esperienza sul campo. Nel 2017 poi abbiamo avviato le prime esperienze di mercato con la vendita della piattaforma. Ma proseguivano nello stesso tempo anche le attività di sperimentazione e di innovazione e voglio segnalare che il 2018 è stato caratterizzato anche dall’impegno sullo sviluppo di tecnologie IoT all’interno dei prodotti stessi.

Vediamo anche il rapporto con Microsoft che rappresenta una tappa importante nel percorso da Tech Company?

Certamente, un anno particolarmente importante è il 2019 quando si è consolidata la relazione con Microsoft che era nata in termini embrionali l’anno precedente. In questo scenario prende forma in modo ufficiale anche la divisione Industrial di Rold e, proseguendo, possiamo dire che nel 2020 la sfida attiene ai temi della scalabilità del modello di business, allo sviluppo di altre soluzioni con tecnologia Microsoft e alla partnership con Alterna, parte di Altea Federation. Voglio infatti aggiungere che grazie al lavoro sviluppato con l’installazione della piattaforma su oltre 200 macchine, in Italia e all’estero, abbiamo compreso quanto fosse importante, per garantire la scalabilità di questo percorso, disporre di una partnership con un system integrator che permettesse e abilitasse la possibilità di gestire al meglio tutte queste nuove opportunità.

Come vedete il ruolo del cloud rispetto a questi percorsi di innovazione di fabbrica?

Lo portiamo avanti sempre con un senso di pragmatismo. Lo vediamo come un’opportunità. L’uso del cloud durante il lockdown ha cambiato la percezione delle persone. La ripresa vede aziende che vogliono dotarsi di sistemi scalabili e sicuri e accessibili anche da remoto. Un’esigenza che prima di questa emergenza non era sentita così fortemente. Oggi il cloud anche grazie a Microsoft è uno strumento fondamentale per aiutare le imprese a portare infrastrutture e servizi ad un nuovo livello. Rold lo sta utilizzando nell’ambito della sua proposta e parte dal presupposto di permettere alle imprese di non modificare il modo con cui si è abituati a lavorare. Di garantire la migliore user experience.

Qual è stato il momento che vi ha fatto capire che potevate diventare una Tech Company.

Non c’è stato un unico momento quanto un insieme di fattori. Possiamo dire che un ruolo importantissimo lo hanno svolto i nostri clienti: raccontando e mostrando la nostra evoluzione in tavoli imprenditoriali ci sono state interazioni che ci hanno aiutato a far crescere questa idea, ci hanno fornito indicazioni sul fatto che le esigenze che avevamo individuato erano comuni ad altre realtà. Poi l’ingresso di nuove competenze e la capacità di visione ha creato quello che Rold è oggi e che si concretizza nella vision che ci caratterizza: Enable the potential of home, industrial and professional devices for a smarter living.

Quali saranno i prossimi sviluppi?

Abbiamo diversi cantieri aperti. Siamo partiti dall’innovazione di processo con le nostre tecnologie, abbiamo collegato logiche IoT e piattaforme Cloud abbiamo iniziato a lavorare sui prodotti e sulla capacità di gestire diverse forme di intelligenza. Crediamo che le sfide oggi siano su due grandi dimensioni: quella che necessita di dare una lettura e una risposta chiara ai bisogni dei consumatori e la capacità di agganciare queste esigenze in logiche di end-to-end supply chain. Noi siamo in grado di gestire l’intera filiera del dato per la prodizione e per i prodotti. Facciamo innovazione tecnologica e digitale e nello stesso tempo abbiamo una leva in più che è rappresentata dal fatto di essere utilizzatori sul campo di queste tecnologie.

Sul tema della digitalizzazione di fabbrica e sulle nuove prospettive del manifatturiero suggeriamo la lettura di Più digitale in fabbrica e più cloud nel new normal del manufacturing dove viene anche citato il caso Rold

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