30 anni giocati nel segno delle collaborazioni, delle partecipazioni, delle acquisizioni. L’ultima poche settimane fa, quando acquistando il 60% delle quote della startup innovativa IoTReady, smeup si rafforza nell’ambito dell’Internet of Things.
Lui, Silvano Lancini, che di smeup è fondatore è presidente, di sé parla come di un tecnico e ancor di più di un matematico che a un certo punto del suo percorso professionale, all’inizio degli Anni Novanta, decide di dedicarsi allo sviluppo di software – perlopiù specialistico sui temi della certificazione della qualità, della schedulazione, della pianificazione delle risorse – per la media azienda di produzione italiana.
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smeup: da 10 a 55 milioni, imparando il mestiere dell’imprenditore
La svolta, in quella che poteva sembrare una piccola, ma anche classica storia di imprenditoria IT, avviene negli anni Duemila, “quando decidiamo di unirci a quello che fino a quel momento era stato un nostro concorrente”, racconta Lancini.
L’idea era quella di lavorare insieme sullo sviluppo prodotti, raddoppiando di fatto gli investimenti in questa direzione.
La partnership cresce, ma è nel terzo decennio della storia di smeup che prende davvero il via il percorso di crescita.
“Eravamo due aziendine e abbiamo deciso di diventare un’azienda”, spiega Lancini. “Nel 2013 decidiamo di unirci con l’idea di raddoppiare il nostro fatturato. Eravamo due aziende che facevano 10 milioni di fatturato ciascuna. Il nostro obiettivo non era arrivare a 20, ma a 40”.
Obiettivo raggiunto e superato, visto che il 2019 di smeup si chiude a 55 milioni di euro.
“Nel 2020 c’è stato un leggero rallentamento, dovuto alla situazione contingente. Ma il trend è quello delineato dalle crescite di questi anni”.
Anche con queste crescite in mano, Silvano Lancini continua a considerarsi un tecnico: “Sono un tecnico che ha capito che bisogna pagare gli stipendi, che i clienti sono quelli che ti consentono di farlo: ho imparato, perché dovevo farlo, quelle cose che servivano per diventare imprenditore”.
La fortuna di Silvano Lancini sono i suoi clienti.
“Ho avuto una grande fortuna. Ho clienti splendidi e sono loro che mi hanno aiutato tantissimo. Io insegnavo loro la parte tecnica e i miei clienti mi insegnavano a fare l’imprenditore. È capitato più di una volta di non sapere letteralmente che pesci pigliare e di rivolgermi a un grande imprenditore che mi dava la risposta, a volte al telefono, a volte fuori a cena”.
Le acquisizioni necessarie per restare sul mercato
La storia di smeup, anche a seguire la timeline pubblicata sul sito, è comunque una storia di acquisizioni e partecipazioni che con cadenza annuale si snodano dal 2013 a oggi.
Acquisizioni che Lancini spiega secondo una logica di nuovo molto personale.
“Io non pensavo di assumere tanti dipendenti né pensavo di acquisire aziende. Sapevo però che da solo non avevo né il tempo né le risorse per seguire tutti i clienti. Per questo tra il 2013 e il 2014 mi sono convinto che o la mia realtà cambiava pelle, oppure nel giro di qualche anno avrei dovuto venderla, perché non avrebbe avuto più le dimensioni giuste per stare sul mercato. Come tecnico mi piace collaborare con altri e ho deciso di continuare a farlo. Mi considero un grandissimo aggregatore di intelligenze e a chi mi chiede cosa voglio fare nel futuro dico che quel che più mi appassiona è portare intelligenza vicino a me. Perché è molto meglio frequentare persone intelligenti che persone stupide”.
Valorizzare l’intelligenza delle piccole Tech Company italiane
È quasi una missione, quella che guida Lancini: “L’Italia è piena di nuclei di intelligenza. Ci sono realtà di 10 persone, nate magari 25 anni fa, che hanno sviluppato soluzioni software meravigliose, che supportano il business di aziende importantissime. Realtà che così come sono non avrebbero più futuro. Mi sono domandato cosa potessi fare io per riunirle e dare valore alla loro intelligenza. È inutile che si investa in start-up se poi si lasciano perdere ricchezze incredibili”.
Questa è dunque la molla che guida le acquisizioni di smeup: crescere quanto basta, andando a recuperare e valorizzare nuclei di intelligenza dal mercato.
“Io sono dispiaciuto per il fatto che mentre si creano nuove iniziative, si lasciamo morire eccellenze che, per le loro dimensioni, fanno fatica ad essere attrattive per i giovani, nonostante siano vere e proprie officine di intelligenza. Noi vogliamo rivitalizzarle, aiutandole anche a inserire nuovi giovani e nuove risorse”.
Secondo Silvano Lancini di queste “officine di intelligenza” ce ne sono davvero tante in Italia: “Non riusciamo a comprarle tutte per due motivi: risorse nostre e disponibilità loro. Ma se un’azienda riesce a fare 1 milione di fatturato, guadagnando 100mila euro, convivendo con tutta la burocrazia del nostro Paese e soddisfacendo i propri clienti con un importante adeguamento tecnologico, per me diventa interessante e le propongo di unirsi a noi”.
smeup: una realtà da 43 soci
Ed è così, di acquisizione in acquisizione, che Silvano Lancini è passato dal detenere il 100% di smeup oggi si ritrova con una quota del 43%. “In mezzo oggi ci sono 42 soci. Non mi interessa semplicemente comprare, ma aggregare. Aggregare realtà piccole, magari contravvenendo ai consigli delle società di consulenza che spingono per acquisizioni più significative”.
Sull’attrattività rispetto ai giovani, Lancini lancia un invito: “Io credo che i giovani debba credere in un lavoro che è certamente duro, perché richiede di comprendere i processi di business interni alle aziende. Sono competenze che si acquisiscono col tempo, negli anni. E si acquisiscono in un tempo superiore a quello che la mia generazione ha impiegato a sua volta, perché lo scenario è oggi molto più complesso. Ma una volta acquisite, quel lavoro non te lo ruberà nessuno, perché non è legato alla tecnologia, bensì alla conoscenza”.
Nella sua ricerca di attrattività, smeup sostiene le scuole e collabora con l’università, “anche con l’obiettivo di trovare persone che accettino sfide non di breve periodo”.
Un’acquisizione in partnership con un cliente
Come accennato all’inizio, una delle acquisizioni più recenti di smeup è quello che l’ha vista entrare insieme a Intea Engineering nel capitale di IoTReady. Ed è forse una delle più rappresentative del modus operandi della società.
Intea Engineering, in effetti è un cliente di smeup. Un cliente con il quale Lancini ha un rapporto di lunga data. “Sono convinto che la media azienda italiana debba stringere con soggetti come noi una partnership di lungo periodo: siamo i fornitori strategici della trasformazione digitale dei loro processi. Non vendiamo cose, ma li affianchiamo per fare un pezzo di percorso insieme”.
Per sviluppare un progetto interessante per entrambi, smeup e Intea Engineering hanno acquisito il 30% ciascuna del capitale di una startup del mondo IoT.
“Abbiamo trovato dei giovani brillanti che già hanno fatto cose interessanti e di fatto li sosteniamo con la forza delle nostre aziende per aiutarli a crescere. A partire dal fatto che mettiamo a loro disposizione le nostre 40 persone dedicate alla Ricerca e Sviluppo”.
“Se il mio cliente mi chiede aiuto per la sua trasformazione e se per questa trasformazione serve incorporare attività nuove, noi lo facciamo. E lo facciamo non per uscire una volta realizzato l’investimento, ma per costruire qualcosa di nuovo”.
Una realtà da 450 persone
È comunque con questa politica dei piccoli passi che oggi smeup è diventata una realtà da oltre 450 persone.
“Di queste 450 persone, una su 10 è anche socio. Da vent’anni io cerco di far diventare soci coloro che intraprendono un percorso con me. Non basta dire che i dipendenti sono al centro. Bisogna dimostrarlo con i fatti”.
L’azienda è posseduta tutta da persone che lavorano dentro l’azienda e questo è un valore che Lancini considera primario e che si è dimostrato tale anche lo scorso anno, con l’emergenza COVID.“Durante l’emergenza e nella difficoltà siamo stati circondati da una sensibilità straordinaria e da una altrettanto straordinaria disponibilità da parte dei nostri collaboratori. Noi abbiamo fatto del nostro meglio per pagare i nostri fornitori e i nostri clienti si sono comportati in maniera eccellente con noi. Certo non è stato facile”.
Oggi Silvano Lancini guarda al futuro con la consapevolezza che vi sia davvero tanto da fare.
“Le nostre aziende hanno bisogno di una trasformazione digitale enorme. Spesso quello che è stato fatto, lo è stato in modo disordinato. Oggi bisogna perseguire la leva del digitale con più dedizione e con più intelligenza, evitando di farsi incantare dalle mode. Perché l’Intelligenza Artificiale va bene, ma non bisogna mai dimenticarsi la Human Intelligence. Ho clienti che hanno voglia di fare, bisogna guidarli nell’adozione di soluzioni più efficace più affidabili, aiutandoli a spendere meglio”.