HPE Italia Summit è l’evento annuale che HPE dedica ai clienti e ai partner italiani e che ha raggiunto la sua quarta edizione. Una due-giorni, distinta in HPE Partner Summit e HPE Reimagine (vedi il resoconto dell’edizione 2017), che quest’anno si è tenuta a Milano presso il futuristico “The Mall”, in cui il vendor ha inteso coinvolgere, contemporaneamente, le aziende clienti e i loro fornitori partner per illustrare e definire, insieme, il percorso che sta intraprendendo in risposta alle nuove esigenze del mercato.
Un percorso che si disegna in tre macro-punti, e che prosegue a passo deciso quanto definito già lo scorso anno a livello worldwide, in occasione del cambio al vertice della società, con l’arrivo di Antonio Negri, a cui Meg Withman ha lasciato il timone.
Il messaggio era chiaro da subito: volere ritornare a essere una società fortemente riconosciuta per la sua vocazione tecnologica e di ricerca. Da qui l’identificazione di alcuni, fondamentali, aree su cui concentrarsi.
Stefano Venturi, Presidente e AD di HPE Italia sul palco dell’HPE Italian Summit 2018
Un IT sempre più ibrido, che si estende dal private al public cloud, nell’ottica della massima flessibilità nell’utilizzo delle infrastrutture e che abbracci la logica del multicloud. Un’attenzione particolare a tutto quanto arriva dalle “periferie”, da quell’edge computing che si vuole organizzare e indirizzare nel suo percorso verso il centro in modo da agevolarne l’analisi per trarne il maggior numero di informazioni utili al business. E focus sui servizi, che attraverso Pointnext Greenlake possono essere proposti in modalità “per use”.
Indice degli argomenti
All’HPE italian summit un tridente di tecnologie per affrontare l’innovazione
Sono queste le punte del “tridente” con cui HPE intende affrontare le sfide del mercato attuale e del prossimo futuro e tradurle come opportunità per i propri partner di canale. Con una strategia che è stata ben illustrata da Stefano Venturi, presidente e AD di Hewlett Packard Enterprise Italia in apertura dell’evento: «In questi ultimi anni HPE si è trasformata, volendosi focalizzare su quelle che pensiamo saranno le tecnologie del futuro. Una scelta di rifocalizzazione che il mercato ha apprezzato, con un fatturato Q2 che è cresciuto del 10% a livello worldwide e del 18% a livello Emea. Crescita che abbiamo avuto soprattutto nell’ambito delle nuove tecnologie, dove i partner ci stanno seguendo».
I sensori lavorano sempre e generano dati
La strategia illustrata da Venturi all’HPE italian summit si basa sulla considerazione della crescita smisurata di dati a cui stiamo assistendo, e sulla necessità di gestirli in maniera da poterne sfruttare le potenzialità. Dati che arrivano dai device usati dall’uomo e dai sensori, i quali non hanno mai sosta nel raccogliere e inviare dati. «I sensori saranno 200 miliardi nel 2020, e rischiamo di intasare la rete dei dati – avvisa Venturi -. Chi sarà in grado di analizzare queste immense moli di dati avrà una marcia in più rispetto alla concorrenza, una competizione che si può affrontare solo con le giuste competenze e con alta confidenza dei propri settori verticali. Una trasformazione che coinvolge le persone, le aziende e, ovviamente, la tecnologia. Le vecchie tecnologie non sono convenienti per l’analisi dei dati: sono antieconomiche sia per l’IT sia per l’energia necessaria per trasmetterli al centro. Il nostro compito, insieme al nostro ecosistema di partner, è abilitare il mondo di domani, e se non lo faremo falliremo noi e i nostri clienti. Dal canto nostro, HPE si è posta l’obiettivo di rifocalizzarsi proprio per fornire le migliori architetture che aggreghino i dati e li rendano leggibili in maniera sostenibile e veloce, correlandoli tra di loro. E in questo processo, l’Intelligenza Artificiale avrà un importante ruolo abilitatore».
IT ibrido, fatto di multicloud e infastrutture iperconvergenti
E l’infrastruttura che HPE vuole mettere a disposizione delle aziende che innovano è, dichiaratamente, sempre più Hybrid: «Perché si va sempre di più verso mondi misti, dove il cloud e i servizi sono ormai una realtà, che deve però poter garantire un ambiente sicuro ed efficace» osserva Venturi. Un ambiente di Hybrid IT che integra anche l’high performance computing, in passato gestito da grandi sistemi e che oggi, da un lato viene affrontato con sistemi più granulari, data center più piccoli e modulari che integrano l’Intelligenza Artificiale e accessibili anche da aziende di medie dimensioni, e dall’altro lato attraverso The Machine, con la potenza di 64 TB di memoria, una massa enorme di dati in memory, e con la memoria al centro al posto della CPU.
Rendere “digeribili” i dati che arrivano dall’edge
Altra punta del “tridente”, su cui già da qualche tempo HPE ha posto grande attenzione, è l’Intelligent Edge, ossia la pressante nececessità di aggregare, gestire e integrare i dati che arrivano dalla periferia, dai tanti sensori, in modo da presentarli al centro in maniera selettiva per essere analizzati e resi “produttivi”.
Infine, il potenziamento della divisione Servizi, dove HPE prospetta un forte coinvolgimento del proprio ecosistema dei partner e per la quale ha lanciato i servizi “per use” di Pointnext Greenlake.
«Tecnologie e servizi che mettiamo a fattor comune con il nostro network di partner – ricorda Venturi -, in modo che si facciano loro stessi portavoce dell’innovazione presso i loro clienti. Su questa linea sta anche l’introduzione degli Innovation Lab, ora arrivati a 21, organizzati in collaborazione con i nostri distributori e system integrator, per portare l’innovazione a “chilometro zero”, vicino alle aziende, sul territorio, per far toccare con mano gli effetti della trasformazione digitale. Investimenti importanti che tendono a portare cultura dell’innovazione e aiutare a interpretare le tecnologie del futuro e tradurle in soluzioni adatte a risolvere le nuove esigenze dei clienti. Ma bisogna accelerare la trasformazione: più veloce sarà e più tutti noi che ci abbiamo investito saremo in grado di affrontare anche le future ondate di trasformazione».
Paolo Delgrosso, Channel & alliance Sales Director di HPE Italia
Due Academy per creare skill sul canale
Un percorso verso l’innovazione che HPE ribadisce di volere fare, quindi, insieme ai propri partner. Ai quali offre tutta una serie di strumenti a supporto, oltre a un portfolio di soluzioni che cresce, anche, con il crescere delle acquisizioni.
«I nostri clienti devono cambiare per evitare l’estinzione, e noi insieme ai nostri partner dobbiamo aiutarli a trasformarsi – interviene Paolo Delgrosso, Channel & alliance Sales Director di HPE Italia -. Per questo dobbiamo essere allineati con il canale, riducendo la nostra complessità, semplificando i rapporti e velocizzandoli, per agevolare il passaggio da una vendita a volume a una a valore, da una formula Capex a una che comprenda Opex + Capex, insomma: da tecnologie a soluzioni per il business».
Una strategia che HPE porta avanti con investimenti sul canale che si concretizzano con il lancio dell’HPE Channel Presales Academy, un percorso di 6 settimane per formare il personale sulle nuove tecnologie. Con sessioni face to face, con numero massimo di 8 persone a sessione e con il coinvolgimento di alliance partner tecnologici. Altra iniziativa è poi l’HPE Channel Digital Marketing Academy, con docenti e speaker che spiegano come sta cambiando il marketing, per fornire un aiuto a essere più visibili sul mercato. Prosegue, dicevamo, l’iniziativa degli Innovation Lab per portare la tecnologia a “Km 0”, di cui è stato recentemente rinnovato il sito.
I Super 6 che creano opportunità al trade
«Servizi a supporto per un canale che stiamo stimolando su alcuni pillar che riteniamo fondamentali da seguire con attenzione – sottolinea Delgrosso -: quelli che abbiamo voluto chiamare i “Super 6”. Ambiti su cui abbiamo identificato opportunità di business che vogliamo girare, ovviamente, al trade: complessivamente 87 miliardi di dollari. A partire dall’EaaS, ossia l’Everything as a Service, che prospetta 20 miliardi di dollari e che HPE colloca all’interno di Pointnext; l’Intelligent Edge, che secondo quanto rileva IDC arriverà a processare fino al 43% dei dati, e che ha un peso di 28 miliardi di dollari. Quindi il pillar Blade Plus, ossia 6 miliardi di opportunità derivanti dalle nuove soluzioni o dagli upgrade dei data center, sia derivanti da macchine obsolete, sia della concorrenza, sia di HPE stessa; sullo stesso filone sta poi “Gen 10 Transition”, ossia un business da 20 miliardi derivante dalla sostituzione e da nuovi progetti con i nuovi server. 7,7 miliardi potrebbero, poi, arrivare dallo Storage verso Flash, una direzione ormai obbligata, che è già alla terza ondata di rinnovi. Infine, le potenzialità derivanti dallo shift verso il Software Defined, qualcosa come 4,8 miliardi che comprendono le infrastrutture iperconvergenti, un argomento appetibile per le tante medie aziende che compongono il tessuto imprenditoriale italiano».