Abbinare il lavoro spesso nell’ombra di un system integrator a un negozio nel pieno centro di Milano capace di catturare l’attenzione dei passanti, non è un’operazione scontata e facilmente prevedibile. Ancora meno, trovare un legame redditizio tra i due aspetti. Quando però il discorso si sposta sul consumatore e le potenzialità offerte dalla tecnologia per migliorare aspetti cruciali dal punto di vista del fatturato nel modo retail, quali fidelizzazione e assistenza personalizzata, la relazione diventa quasi naturale. Il problema è conciliare i due argomenti, vale a dire rendere la tecnologia fruibile e comprensibile per chi segue più da vicino le fasi di marketing, comunicazione, vendita e assistenza.
In questo scenario non certo semplice da decifrare quanto promettente dal punto di vista dei potenziali ritorni, c’è chi ha deciso di scommettere senza esitazioni, “Da sempre ci siamo occupati di It a livello di sistemi centralizzati; siamo quello che mi piace definire un system integrator infrastrutturale – afferma Roberta Viglione, presidente e amministratore delegato di Mauden -. Ci relazioniamo tipicamente con i Cio, figure non sempre pronte a contribuire in modo diretto al business di un’azienda. Proprio perché il nostro compito è integrare, abbiamo voluto affrontare questa sfida”.
Lo stimolo è arrivato dalla volontà di estendere il supporto ai propri clienti in ambito retail, aiutandoli nell’offrire un migliore servizio a tutto campo ai relativi clienti. “Non potevamo inventare niente di totalmente nuovo, ma avevamo i mezzi per costruire qualcosa sfruttando la nostra esperienza di base a livello It – spiega Viglione -. Prima di tutto, abbiamo quindi aggiunto risorse al di fuori delle nostre competenze abituali, per arrivare a conoscere più a fondo questo mondo”.
Il risultato è ben visibile, proprio quanto un potenziale cliente si aspetta di vedere al primo impatto. “La reazione iniziale è stata aprire un temporary shop digitale orientato al mondo consumer, salvo poi concentrarci maggiormente sul retail – riprende Viglione -. Volevano anche evitare di presentare il digitale come sorta di videogioco e da qui siamo arrivati a proporre un luogo si test dove misurare le potenzialità della comunicazione e soprattutto la reazione del consumatore rispetto alle tecnologie proposte. È quello che noi definiamo un articolato progetto B2B2C”.
All’apparenza, Bou-Tek è uno spazio arredato come un negozio dalle linee moderne. In realtà è un allestimento, uno show room, dietro al quale si nasconde una serie di tecnologie utili per valutare le reazioni del cliente di fronte ai sistemi installati, valutare la possibilità di ricavarne indicazioni utili in base di analisi dei dati e personalizzazione del rapporto di vendita. Disegnato da Paolo Frello & Partners, lo spazio propone al visitatore un maggiore coinvolgimento, rendendolo protagonista del tempo trascorso all’interno e ponendo le basi per un nuovo concetto di shopping.
“In pratica, desideriamo proporre un luogo dove testare ciò di cui in genere si parla a livello di tecnologia – precisa Cesare D’Angelo, direttore di Evo@Mauden -. Per un nostro cliente, il retailer, siamo in grado di proporre situazioni reali, dove valutare dal vivo le soluzioni, capire come le tecnologie che noi trattiamo si possano integrare in un concept store innovativo”.
Gli orari di apertura al pubblico in linea con un negozio tradizionale fanno sì che Bou-Tek sia frequentato come un qualsiasi altro punto vendita e i dati rilevati dal comportamento dei visitatori forniscano quindi informazioni utili per analisi, anche di tipo big data, fruibili in ambito di marketing, comunicazione e fidelizzazione.
“Chiunque è libero di entrare a provare le tecnologie – puntualizza D’Angelo -. Nel caso specifico dell’inaugurazione abbiamo proposto una demo, ma presto presenteremo scenari a servizio effettivo del marchio esposto in quel momento”.
In base ai dati raccolti ed elaborati, l’espositore di turno sarà quindi in grado di valutare quali soluzioni adottare per evolvere la propria infrastruttura It e quali invece rimandare. “Al centro di tutto resta la convergenza tra mondo digitale e analogico – rilancia D’Angelo -. Ogni gesto del visitatore può essere tracciato. Si va dall’analisi delle scelte, al percorso seguito all’interno del punto vendita, fino alla misurazione degli afflussi e le interazioni, Si ricava una mole di dati potenzialmente in grado di trasformarsi in valore aggiunto, anche nell’interesse degli stessi clienti”.
Dopo la fase sperimentale in collaborazione con un’azienda vinicola, abbinando la vendita a percorsi storici e formativi interattivi, oltre a più concrete degustazioni, sono già in fase di studio i primi allestimenti concreti, dai quali si aspettano anche indicazioni su come affinare l’idea. “Siamo ancora in fase costruttiva e intendiamo mantenerla per un certo periodo – conclude Viglione -, Oggi il negozio propone solo una parte di ciò che abbiamo pensato e questo tornerà utile anche per poter proporre regolarmente novità, ma anche per valutare meglio ogni modifica”