Riportiamo la notizia, in questo momento, esattamente come appare sul sito corporate di IBM, rimandando a domani ulteriori approfondimenti. Per 34 miliardi di dollari, vale a dire 190 dollari per azione, IBM acquista Red Hat in una operazione che non solo rappresenta l’acquisizione più importante – in termini economici – di questo 2018, ma soprattutto sembra destinata a cambiare gli equilibri nel mercato del cloud.
Anzi, per essere più precisi, del cloud per il mondo enterprise, dell’hybrid cloud e ancor di più del Multi Cloud, sul quale da tempo IBM ha un importante commitment.
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Ginni Rometty e Jim Whitehurst spiegano l’acquisizione
Non è un caso che Ginni Rometty, Presidente e CEO di IBM definisca l’operazione “game changer”, sottolineando come cambi del tutto il mercato cloud, assegnando a IBM il ruolo di “primo provider assoluto sul mercato dell’’hybrid cloud, con un’offerta in grado di liberare il pieno valore del cloud per il mondo delle imprese”.
Nel suo commento Rometty sottolinea come nella sua visione e in quella di IBM il cloud abbia un potenziale in gran parte ancora inespresso (la CEO parla di un rapporto 20-80 tra ciò che il cloud già fa per le imprese e ciò che ancora resta fare).
Dal canto suo, Jim Whitehurst, Presidente e CEO di Red Hat, se da un lato sottolinea come in una logica di modern IT l’open source sia la scelta d’elezione, dall’altro parla di economie di scala e dell’accelerazione che l’unione delle forze con quelle di IBM porterà in termini di risorse e di capacità.
Nel comunicato ufficiale si sottolinea come la maggior parte dei carichi di lavoro non sia stata ancora portata in cloud e che i problemi di lock in e di portabilità frenino il percorso di cloud transformation.
IBM + Red Hat: l’impegno sull’open source
È dunque questa la partita che IBM intende giocare con Red Hat: accelerare l’adozione di un modello ibrido multi-cloud.
Si parla dunque di portabilità di dati e di applicazioni attraverso cloud pubblici e privati, di gestione consistente, di supporto a tecnologie chiave, da Linux ai container, da Kubernetes all’automatizzazione.
Ma si parla anche di un impegno preciso da parte di IBM a rispettare la vocazione di Red Hat a mantenere il proprio ruolo in ambiti strategici, dalla open governance all’open source, dalla partecipazione alle community open source e all’adesione a modelli di sviluppo open, grazie anche a un robusto ecosistema di sviluppatori.
Non verranno meno nemmeno le partecipazioni a Patent Promise, GPL Cooperation Commitment, Open Invention Network, LOT Network, né le partnership con altri cloud provider, da Amazon Web Services a Microsoft Azure, da Google Cloud ad Alibaba.
Ed è proprio per preservare questa neutralità, che una volta completata l’acquisizione, nella seconda metà del prossimo anno, Red Hat continuerà ad operare come unità indipendente all’interno del team Hybrid Cloud di IBM, così come resteranno in carica sia Jim Whitehurst, sia l’attuale management team.
L’opinione degli analisti
Mano a mano che la notizia si diffonde, arrivano anche le prime reazioni, in particolare dei commentatori statunitensi. Così, se lato opinionisti spicca ad esempio l’opinione di TechCruch, che sottolinea come IBM potrtà beneficiare anche dell’importante parco clienti di Red Hat, per prseguire nella sua “semina” sul fronte cognitive, Bloomberg sembra non avere dubbi: “L’acquisizione di Red Hat rende IBM un player credibile nel mondo cloud, sia pubblico e privato, con un nuovo assetto che guarda avanti e non indietro”.
I Big Player alla prova dell’open source
Va detto che sono lontani gli anni in cui i big player del software si tenevano lontani dall’open source, mondo con il quale si relazionavano con difficoltà. Sono lontani anche gli anni della furiosa battaglia che vide opposte IBM e SCO per presunte violazioni in materia di codice. E se un’azienda come Microsoft non solo ha fatto del “Microsoft Loves Linux” un mantra, ma è arrivata ad acquisire GitHub per 7,5 miliardi di dollari (operazione che per altro è arrivata a completamento proprio due giorni fa), IBM ha dedicato alla sua storia con l’open source un vero e proprio centro risorse sul proprio sito istituzionale.
Questo articolo è stato aggiornato, rispetto alla sua stesura originale, il 29 ottobre alle ore 7.00