Tra gli aspetti più importanti nel passaggio dal modello lavorativo fisso in ufficio a quello imperniato sulla mobility, la comunicazione resta un fattore essenziale. A differenza del margine di tolleranza su qualità e prestazioni auspicabile nei momenti di vita privata, quando entrano in gioco i processi aziendali, una chiamata persa, incompleta o insufficiente dal punto di vista dei contenuti finisce per minare la produttività. In alternativa alla ipotesi ormai anacronistica di vincolare il lavoratore alla propria scrivania e quindi all’infrastruttura IT aziendale, diventa necessario mettere a disposizione strumenti al’altezza della situazione, pronti a garantire gli standard richiesti nelle svariate e imprevedibili situazioni di lavoro.
«In linea di principio, l’Unified Communication è la risposta ideale a questa nuova situazione – spiega Alberto Monterosso, marketing manager unified communications di Colt -. Una volta superati i problemi normativi legati allo smart working, l’interesse sia del datore sia del lavoratore credo si possa dare per scontato. Parliamo infatti di una proposta allettante per conciliare attività professionale e attività privata».
I problemi tuttavia non mancano, quelli legati alla tecnologia in particolare. Un addetto attivo da remoto non in grado di contare su tutte le informazioni e la qualità della connessione necessarie a condurre un trattativa, o una videoconferenza condizionata dalla scarsa resa audio e video, si traducono facilmente in un calo di produttività.
Da diversi mesi ormai, Colt ha scelto di seguire con convinzione la strada del cloud anche in questo contesto. «Agilità significa prima di tutto libertà di movimento – riflette Monterosso -. Bisogna garantire la stessa esperienza utente ovunque ci si trovi, con qualsiasi dispositivo».
Considerazioni all’apparenza poco più che scontate, non sempre facili però, da tradurre in pratica. Partendo dalla base consolidata della propria infrastruttura di TLC di livello professionale, la convinzione è aver trovato il giusto modo di valorizzarla in questa direzione. «Alla base è richiesta una infrastruttura adeguata, composta da server, hardware, software e connettività – riprende Monterosso -. Dal lato utente, un incombenza e un costo. Per questo, abbiamo deciso di puntare sul modello SaaS. In pratica, consentire di utilizzare senza possedere».
A supporto della propria tesi, i dati Ovum, secondo cui nell’anno in corso la Comunicazione Unificata as a Service è destinata a crescere del 18%, mentre nel 2018 il relativo mercato mondiale avrà raggiunto il valore di 5 miliardi di dollari per 28 milioni di utenti.
Nel momento in cui tanti venditori di hardware devono modificare il proprio cliente tipo dall’azienda finale all’operatore cloud, per il carrier inglese si presenta un’occasione da non perdere. «Abbiamo messo a punto una soluzione che sul fronte infrastruttura fa riferimento per interno ai nostri data center. Sul lato client è sufficiente la disponibilità di un browser, a prescindere dal dispositivi e dalla piattaforma utilizzate».
L’intero pacchetto Colt Cloud UC viene gestito attraverso un’interfaccia integrata dalla quale gestire comunicazioni, presenza, e modalità di risposta. Tra le opzioni particolari studiate per garantire all’utente di figurare attivo esattamente come si trovasse in sede, la possibilità di visualizzare comunque il numero di telefono aziendale, effettuare nel limite del possibile le chiamate IP a tutela dei costi della comunicazione, alla fine comunque riversati sul datore attraverso la rete Colt.
«In questo modo rispondiamo anche alla frequente richiesta di combinare la flessibilità mantenendo continuità con l’esistente. Riusciamo ad abbinare l’ambiente fisico a quello virtuale, fino a creare vere e proprie postazioni operatore».
Destinatari della Unified Communication in ottica Colt sono prima di tutto i clienti dell’operatore, con l’ambizione però di riuscire a sfruttare l’opportunità per accostare anche realtà finora non servite a livello di connettività. A fronte degli evidenti risparmi sul lato infrastruttura, sono tre gli elementi da tenere in considerazione in fase di analisi dei costi. «Prima di tutto il numero di utenze servite, con un canone mensile – conclude Monterosso -. Quindi, il relativo traffico con contratti al minuto o flat. Infine, per chi lo richiede la parte hardware legata a telefoni e relativi accessori».