Governo nuovo, assalto nuovo. Dopo i ripetuti tentativi di aumentare in misura considerevole l’ammontare dell’Equo Compenso inviati al ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo guidato da Massimo Bray sotto l’amministrazione di Enrico Letta, pochi giorni dopo l’insediamento di Matteo Renzi e la nomina di Dario Franceschini al dicastero, la SIAE torna all’assalto per rivendicare quello che gli autori ritengono un diritto inalienabile sulla copia per uso personale di canzoni e video.
Quella vera e propria tassa, per tanti praticamente nascosta, introdotta su quasi tutti i dispositivi dotati di memoria digitale (hard disk, memorie SSD, schede di memoria, ecc. ) pensata per compensare i proprietari di diritti d’autore su eventuali usi illeciti effettuati dagli utenti, secondo la SIAE deve essere aumentate, e in misura importante. Nelle scorse settimane si è infatti discusso intorno alla richiesta di ritocchi significativi a quanto già previsto, con punte del 500%. L’obiettivo è portare il gettito di 80 milioni di euro all’anno a oltre 200 milioni di euro. In pratica, significherebbe passare dagli attuali 1,90 euro a 5,20 euro per l’acquisto di un tablet, da 1,90 euro a 6 euro per un PC e addirittura da 90 centesimi a 5,20 euro per gli smartphone.
La pronta reazione di Altroconsumo, con una petizione online capace di raccogliere oltre 14mila firme ha rallentato la procedura, ma ora con il nuovo Ministro la SIAE non ha perso tempo. Cinquecento personaggi del mondo dello spettacolo hanno infatti sottoscritto un appello che invita i Beni culturali a ritoccare le tariffe introdotte nel 2009. Come motivazione, viene indicata la necessità di aggiornare l’Equo Compenso alla situazione attuale, in linea con quanto è stato fatto da Francia e Germania.
Dal canto suo anche l’Associazione di consumatori ha prontamente reagito. Forte del consenso raccolto tra i frequentatori del proprio sio Web, Altroconsumo ricorda che chi acquista musica e film legalmente da piattaforme online, paga già i diritti d’autore per poterne fruire (e fare copie) su un certo numero di supporti. Oltre a colpire indiscriminatamente chiunque acquisti un supporto digitale per un qualsiasi uso, si considera è profondamente ingiusto aggiungere una tassa anche su questi stessi supporti, trovandosi così a pagare due volte. Per quanto riguarda l’Unione Europe inoltre, si sottolinea come non si tratti di una misura condivisa: in alcuni Paesi, come per esempio la Spagna dove è stato tolto di recente, l’equo compenso non esiste.
In attesa di scoprire il prossimo passo di questa sfida che si preannuncia ancora lunga e accesa, chi rischia di rimetterci in ogni caso è il canale di vendita. La prospettiva di nuovi aumenti forzati nei prezzi di vendita rischia infatti di incidere in misura importante sui fatturati, in un periodo dove non sembra proprio essercene bisogno.