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Fortinet: «Hacker e attacchi mirati, così si protegge una rete aziendale»

Antonio Madoglio, Systems Engineering Manager Italia di Fortinet, evidenzia come i rivenditori debbano avere soprattutto un ruolo consulenziale verso i clienti finali

Pubblicato il 26 Ago 2015

Gianluigi Torchiani

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Antonio Madoglio, Fortinet: «Hacker e attacchi mirati, così si protegge una rete aziendale»

Antonio Madoglio, Fortinet: «Hacker e attacchi mirati, così si protegge una rete aziendale»

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Gli attacchi informatici sono sempre più diffusi, come testimoniano le cronache dei casi più eclatanti. La ragione principale di questa crescita esponenziale è che l’utilizzo dei servizi su Internet è sempre maggiore, sia in ambito lavorativo che personale. Come racconta Antonio Madoglio, Systems Engineering Manager Italia di Fortinet, attualmente tra gli attacchi più diffusi ci sono quelli dovuti a spam, DDos, oppure a infezioni di tipo Ramsoware. Più di recente il cyber crimine ha puntato molto sull’infezione da Cryptolocker, un attacco che riesce a crittografare le informazioni contenute nell’hard disk infettato e può essere risolto soltanto pagando un “riscatto” in denaro per ottenere la chiave di decription dei dati.

«È chiaro che, per proteggersi da questo tipo di attacchi, le aziende devono dotarsi di sistemi che le proteggano dal malware sempre più evoluto e che siano in grado di rompere la cosiddetta “kill chain” – spiega Madoglio -. Sicuramente le imprese hanno un difetto: tendono a sottovalutare l’importanza di un sistema di sicurezza, tanto che molto spesso adottano dei sistemi di protezione non adatti, con budget ridotti. C’è inoltre una mancanza della cultura della security: gli utenti aziendali non sono adeguatamente educati nell’evitare comportamenti a rischio».

Nella delicata e complicata partita della sicurezza anche il canale, naturalmente, gioca un ruolo fondamentale: «I rivenditori devono riuscire a porsi con un atteggiamento consulenziale, ossia affiancare il cliente soprattutto nella parte di analisi dei servizi di rete e dell’architettura con cui questi ultimi vengono erogati – spiega il manager Fortinet -. Non si può infatti proteggere quello che non si conosce, quindi occorre effettuare un’analisi del rischio sulla rete e cercare di identificare con il cliente dove risiede esattamente il valore delle informazioni all’interno dell’infrastruttura. Dopo questo passaggio si può passare alle opportune contromisure, sia a livello tecnologico che di procedure».

Per distinguersi tra i tanti attori presenti nel mercato della security, la strategia di Fortinet è chiara: «Vogliamo che Fortinet sia vista come una multinazionale leader nel campo della security, capace di produrre il firewall più veloce al mondo ma anche di erogare servizi ad altissimo contenuto, capaci di proteggere le aziende dal malware più evoluto, grazie a quello che – secondo noi – è il nostro fiore all’occhiello, ossia i nostri laboratori di ricerca», conclude Madoglio.

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