Docker tutorial video (non in italiano)
docker cos’è? Solitamente il mercato IT è caratterizzato dalle grandi sfide competitive tra i principali player del settore su tutti i fronti, non di rado anche con pesanti strascichi legali e colpi ad effetto. Ecco perché vedere radunati per un progetto comune nomi del calibro di Amazon Web Services, Apcera, Cisco, CoreOS, Portuale, EMC, Fujitsu Limited, Goldman Sachs, Google, HP, Huawei, IBM, Intel, Joyent, Linux Fondazione, mesosfera, Microsoft, Pivotal, Rancher Labs, Red Hat e VMware, non può che fare scalpore. L’oggetto dell’alleanza è l’innovativa tecnologia dei software container, cruciale per lo sviluppo delle applicazioni, che si è affermata rapidamente negli ultimi anni, sostenuta e sfruttata da un’ecosistema di milioni di sviluppatori, decine di migliaia di imprese, migliaia di collaboratori e centinaia di aziende tecnologiche. In parole povere ambienti considerati alternative a basso costo alle virtual machine dove far girare applicazioni in modalità ipercompressa. Alla base di questo trend c’è soprattutto grazie lo sviluppo del progetto Docker, che si è imposto come standard di fatto. L’alleanza tra tutti i nomi del panorama It ha l’obiettivo di fare un passo in avanti e sviluppare una serie di norme che favoriscano l’interoperabilità e la sicurezza, evitando dunque il rischio frammentazione, che sul lungo termine rischierebbe di rendere inutile questa tecnologia.
A questo scopo è stato costituito l’Open Container Project (Ocp), che potrà godere innanzitutto delle specifiche tecniche e del codice, donate direttamente da Docker, così da dare vita a uno standard industriale aperto, sotto il capello di Linux. Oltre ai grandi nomi dell’IT c’è da sottolineare che nella partita c’è anche CoreOs, ossia l’altro nome legato alla tecnologia dei container. Nel lungo periodo la soluzione dovrebbe portare dei benefici per tutti. Le singole aziende non smetteranno di cercare di creare le proprie estensioni innovative, così da distinguersi dalla concorrenza. Ma gli sviluppatori, e in ultima analisi i clienti, non avranno a che fare con prodotti fondamentalmente incompatibili tra loro.