Le voci su una possibile cessione della divisione software da parte di HPE erano girate con insistenza già nei primi giorni di agosto. Poi sembravano rientrate, in particolare per effetto dell’acquisizione a sorpresa di SGI a metà del mese, attiva tra l’altro proprio in questo ambito. Ora però i rumors tornano con insistenza: la compagnia guidata da Meg Withman sarebbe a un passo da cedere questo suo importante asset al fondo di private equity Thoma Bravo, per una cifra intorno agli 8.5 miliardi dollari. Un’offerta che sarebbe decisamente superiore rispetto a quelle della concorrenza e che potrebbe permettere di chiudere la vendita in tempi rapidi. HPE non ha per il momento confermato l’esistenza della trattativa, a cui diversi analisti sembrano però credere. La divisione software di HPE è in gran parte legata agli asset ottenuti con l’acquisizione di Autonomy nel 2011, costata allora 8,8 miliardi di dollari e giudicata “disastrosa” da alcuni media di Oltreoceano, soprattutto per gli strascichi legali che ha comportato nel tempo. A questa si aggiungono le attività ereditate da Mercury (rilevata per 4,5 miliardi dieci anni fa), da Vertica ( big data) e ArcSight (cyber security).
Quel che è certo è che la divisione software non vive un momento brillante: lo scorso anno il fatturato è stato di 3,6 miliardi di dollari, in calo rispetto ai 3,9 miliardi dell’anno precedente. Un decremento frutto soprattutto della transizione al Software as a service, ma che forse non sta lasciando del tutto tranquilli i vertici di HPE. Ma cosa farebbe la società dopo questa eventuale cessione, visto che buona parte del business hardware è finito nelle mani della sorella HP? Fondamentalmente tre sarebbero le aree che rimarrebbero presidiate: networking, storage e server, ovviamente in ottica software-defined così come impone la tendenza tecnologica del momento. Dunque, anche nel caso che l’operazione andasse a buon fine, non ci sarebbe una vera e propria uscita di HPE dall’universo software.