Nel momento in cui un cliente ha bisogno di affrontare una scelta a livello infrastrutturale, si trova oggi di fronte a diverse opzioni. Quella tradizionale prevede di dover scegliere ogni singolo elemento che compone l’infrastruttura, dalla componente server secondo le attuali esigenze, alla costruzione dello storage e del network, anche prevedendo l’integrazione di tecnologie di diversi brand, con il risultato di un ampliamento e complicazione delle tempistiche di scelta, di acquisto e di inserimento di tali tecnologie all’interno del data center stesso.
L’altra opzione è invece quella dei sistemi convergenti e iperconvergenti, che prevede un modello preconfigurato e precertificato da un unico vendor dove tutti gli elementi, computazionali, storage e di rete sono già bilanciati sul workload specifico del cliente, in modo da poter rispondere a una determinata esigenza, svincolando l’azienda dalle scelte architetturali e di dettaglio. Snellendo, di fatto, tutta la procedura d’acquisto, integrazione e inserimento nel data center, riducendo in definitiva il time to market, velocizzando l’acquisto e la fornitura di servizi attraverso l’infrastruttura.
I sistemi convergenti nascono dall’esigenza di conciliare modularità nella crescita e automazione, ossia garantire upgrade predefiniti, pur sempre guidati dal workflow del cliente e dall’evoluzione delle sue esigenze. Uno step successivo alla convergenza è poi rappresentato dalla Composable Infrastructure, caratterizzata da una spiccata fluidità nella gestione delle risorse hardware.
Le applicazioni, di fatto, possono allocare risorse in qualsiasi momento, attingendo ad uno strato di API che le fanno comunicare direttamente con l’infrastruttura. Rispetto ai sistemi tradizionali, caratterizzati da limiti nella scalabilità e nell’espansione, un sistema Composable è in grado di erogare risorse in qualsiasi istante a un’applicazione e di liberarle qualora l’applicazione non ne richieda più l’uso. Reperendo, così, risorse computazionali, storage e network su un sistema fluido nella gestione e nell’allocazione delle stesse.
OneView abilita la Composable Infrastructure
OneView consente, sia in un sistema già composable ready, sia in uno tradizionale o convergente, l’abilitazione di un passaggio ad un’infrastruttura Componibile, avendo uno strato software che automatizza e semplifica i processi di provisioning e di allocazione delle risorse, oltre ad un monitoraggio molto dettagliato ed efficace.
In definitiva, OneView è una piattaforma Software Define Infrastructure che non si limita al monitoraggio dell’infrastruttura, ma si spinge verso una vera e propria gestione della stessa, potendo profilare componenti singoli nell’ottica di automatizzare i processi di provisioning. OneView applica profili, in maniera automatizzata e pre-definiti, all’infrastruttura secondo le esigenze, mentre in un’architettura tradizionale tali processi sono manuali, dovendo attivare procedure che comportano ore di lavoro da parte degli addetti. In una struttura tradizionale, senza automatismi, c’è infatti bisogno di intervenire durante le fasi di monitoraggio dei guasti, in fase di update dei firmware o del provisioning di nuovi servizi, mentre OneView automatizza tali fasi e le rende facilmente avviabili e consultabili.
L’interoperabilità con le piattaforme di gestione esterne sono garantite dalle API (Application Programming Interface), che consentono a OneView, per esempio, di interfacciarsi con strumenti di gestione e monitoraggio già presenti presso il cliente. Attraverso tali API, tool di virtualizzazione, ad esempio come VMware o Microsoft, sono in grado di ridefinire l’infrastruttura, ricevere o dare informazioni di utilizzo delle risorse hardware, col beneficio di non essere impegnati nella gestione della stessa, attività demandata a OneView. Esistono, inoltre, API specifiche anche per il mondo dei Container, o tool di automazione, come Chef, Docker, Ansible, i quali grazie alle API possono direttamente guidare il provisioning infrastrutturale.
Standard o Advanced, le due versioni di OneView
OneView viene proposta in due differenti versioni: la Standard e la Advanced. Nella versione standard di OneView, scaricabile gratuitamente, si può effettuare un puro monitoraggio dell’infrastruttura, una sorta di modalità “read only”, senza avere accesso agli strumenti avanzati della piattaforma. La versione Advanced, invece, fornisce tutti gli strumenti di provisioning e di aggiornamento firmware, oltre che una forma di monitoraggio che consente di intraprendere azioni tempestive sull’infrastruttura.
Vari i servizi a disposizione, tra i quali vi è la possibilità di effettuare un primo startup del tool OneView, ossia installazione e configurazione del servizio, attraverso il quale si possono inserire tutti i device che verranno poi gestiti da OneView, ossia server blade/rack e storage. Se si parte da situazioni pregresse, invece, esistono servizi di migrazione che portano sui nuovi tool strumenti preesistenti, come Virtual Connect Enterprise Manager, o strumenti di Inside Control, predecessori di OneView, portando di fatto tutta l’infrastruttura sulla nuova piattaforma di gestione.
Entrambe le attività possono essere precedute da un assessment, operato direttamente da HPE o dai partner certificati, che consente di capire quali sono le difficoltà nell’implementazione dei tool nella loro infrastruttura. Il fatto di avere a disposizione una struttura componibile e modulare, consente, in definitiva, di ridurre al minimo l’over-provisioning, con minori Capex da sostenere, e potendo velocemente inserire durante la crescita componenti aggiuntivi e modulari. Mentre, dal punto di vista dello sviluppo applicativo, si ottiene il vantaggio dato dal fatto che attraverso le API di OneView si è in grado di programmare l’infrastruttura e accedere a componenti infrastrutturali in maniera semplice. Infine, è possibile tenere sotto controllo sia il monitoraggio sia l’aggiornamento di tutti i componenti senza i problemi tipici del modello tradizionale, dove tutti i componenti sono stati assemblati nel tempo senza coordinamento e logica.