La maggior parte delle aziende sta prendendo sempre più in considerazione strategie che prevedano il cloud, e su questo trend anche VMware sta attentamente valutando come posizionarsi. «Una cosa è certa: non vogliamo entrare nel business dei data center, e abbiamo perciò deciso di fare leverage sulla nostra tecnologia, che ci rende leader riconosciuti in ambito cloud privato, e attivare collaborazioni con attori di primo piano per quello pubblico» assicura Maurizio Carli, Executive Vice President Worldwide Sales di VMware, in occasione dell’edizione europea del VMworld 2016. Due le strade identificate dal vendor: la prima, basata sulla virtualizzazione di rete con NSX, che consente l’utilizzo di qualsiasi tipo di cloud e lo sviluppo di applicazioni sulla tecnologia propria o di altri partner, come Google o Softlayer, secondo il classico modello Cross-Cloud proposto da VMware. La seconda, invece, si basa sul concetto del SoftwareDefined e coinvolge i cloud provider con cui ha siglato accordi, i quali installano tutto lo stack su cui i clienti possono sviluppare, attraverso la piattaforma di cloud management vRealize, ciò che desiderano. Da qui gli accordi con IBM Softlayer e, ora, con Amazon Web Services. «Per permettere ai clienti di andare sul public cloud, come vogliono, scegliendo quale è meglio per loro – sottolinea Carli -, potendo utilizzare la nostra tecnologia attraverso licenze perpetue oppure As-a-Service tramite Amazon».
Clienti e partner avranno maggiori facilità di sviluppo – assicura -, soprattutto quelli che hanno deciso di non investire in una propria infrastruttura e di appoggiarsi ad Amazon e Ibm, su cui poi poter sviluppare servizi propri. «Inizieremo ad assistere a un’evoluzione dell’utilizzo delle infrastrutture. A oggi la maggior parte delle applicazioni legacy sono su private cloud, ma pian piano si stanno spostando su ambienti ibridi e anche su public. Scegliendo liberamente quale: Ibm o Amazon» conclude Carli. Un quadro che, come accennava Carli, apre molte opportunità a un canale che intende mettersi in gioco rivedendo i propri ruoli.
«VMware è sempre stata orientata al canale – interviene Alberto Bullani, Country Manager di VMware Italia – e oggi a livello worldwide il nostro business è per l’85% indiretto, al 90% in Europa, mentre in Italia la percentuale arriva al 95%. Una collaborazione con le terze parti che inizialmente coinvolgeva grossi OEM e integratori internazionali, ma che via via, con il crescere del nostro impegno nel data center, si è allargata anche ai system integrator locali che diventano nostri portavoce nella trasformazione delle aziende. E ora si va verso il coinvolgimento dei service provider, che possono erogare servizi non solo on premises ma anche attraverso la loro infrastruttura, utilizzando la nostra tecnologia vCan (vCloud Air Network, il programma per i service provider – ndr). Oppure, ancora, altri che non vogliono averne una loro, ma appoggiarsi a quella di Amazon o di Ibm che fanno parte della Cloud Foundation. Foundation che crea uno stack di Software Defined sul quale si basa la Cross-Cloud Architecture che non esclude l’ingresso di riferimenti anche locali, quali Telecom, Aruba, Dedagroup e CloudItalia».