Numeri in chiaroscuro per IBM: nel secondo trimestre dell’anno, infatti, la multinazionale IT ha mostrato un andamento superiore alle aspettative degli analisti. D’altra parte, però, si tratta del diciassettesimo trimestre consecutivo di declino dei ricavi per Big Blue, dato che non può non essere preso seriamente in considerazione dalle parti di Armonk. In effetti, nel trimestre terminato lo scorso IBM ha registrato profitti in ribasso (rispetto allo stesso periodo dello scorso anno) da 3,84 a 2,95 dollari per azione. I ricavi sono invece calati da 20,81 a 20,24 miliardi.
Eppure, come si diceva in precedenza, questi numeri sono migliori rispetto alle previsioni dei mercati, che si attendevano ,89 dollari di utile e 20,03 miliardi di ricavi, tanto quanto basta per far avanzare il titolo a Wall Street. Da una lettura più approfondita dei dati, appare evidente che IBM sia nel bel mezzo di una trasformazione: le entrate legate ai nuovi business che il gruppo sta cercando di cavalcare stanno aumentando in maniera netta, ma non ancora sufficiente per compensare la perdita dei ricavi legati alle tradizionali attività on premise.
I ricavi del mondo cloud sono infatti cresciuti rispetto a un anno fa del 30%, mentre tutti quelli legati alle aree considerate strategiche (cloud, mobile, social, sicurezza, Watson e analytics) hanno messo a segno un progresso del +12%. Con il segno meno, invece, c’è l’area Global Business Services (-2%), quella Global Financing (-11,3%) e, soprattutto, quella Systems (che ricomprende la parte hardware e software), in calo addirittura del 23,3%. C’è da rilevare che dalle aree strategiche ormai arriva il 38% del giro d’affari di Big Blue, una percentuale in crescita ma probabilmente non ancora in maniera abbastanza veloce, vista la caduta del business tradizionale.
Tra l’altro nel primo trimestre dell’anno questi nuovi segmenti avevano viaggiato a un +14%, a dimostrazione che la trasformazione di IBM viaggia spedita ma senza forse riuscire a mettere la quinta. Di positivo, per contro, ci sono i dividendi per gli azionisti e, soprattutto, la volontà di trasformazione del board guidato da Ginni Rometty. Nei primi sei mesi dell’anno sono stati investiti 5 miliardi di dollari in undici nuove acquisizioni, aumentando al contempo gli investimenti in ricerca e sviluppo.