Risorse umane

IBM Italia taglia altri 290 addetti

A essere colpiti dal provvedimento, questa volta, sono soprattutto i dirigenti, ritenuti in numero eccessivo rispetto alle esigenze: per 190 di loro scatterà la procedura di mobilità

Pubblicato il 14 Mar 2016

Gianluigi Torchiani

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Il momento difficile di Ibm Italia prosegue: lo scorso fine settimana la multinazionale ha ufficializzato l’avvio della procedura di mobilità per 290 addetti tra dirigenti, impiegati e quadri. Una decisione che arriva dopo quella dei mesi scorsi, che aveva visto il “trasferimento” di oltre 300 dipendenti all’agenzia interinale Adecco. Più nel dettaglio i licenziamenti riguardano soprattutto il personale dirigenti (190), ma anche quadri e impiegati (100) e saranno distribuiti in tutte le sedi Ibm Italia (Bari, Bologna, Firenze, Segrate, Palermo, Napoli, Roma e Torino). Ma sarà soprattutto la sede lombarda a subire i maggiori tagli: qui saranno infatti coinvolti 100 dirigenti e circa 57 quadri e impiegati. Secondo quanto comunicano i sindacati, a differenza dell’ultima procedura di mobilità conclusa con l’accordo del 11 dicembre 2014, il periodo massimo previsto di indennità di mobilità previsto è ora di 18 mesi (24 mesi al sud) rispetto ai precedenti 36 (48 al sud). Poiché, come scrive il Sole 24 Ore, la procedura dovrebbe essere chiusa già entro marzo, molto importante sarà l’appuntamento del prossimo 18 marzo tra Cgil, Cisl e Uil e la dirigenza di Ibm Italia (recente è la nomina del Ceo Enrico Cereda), in Assolombarda.

Ma perché l’azienda ha optato per questa decisione? Nella comunicazione ufficiale, la società ammette di trovarsi in un momento di difficoltà: il mercato digitale in Italia è reduce da diversi anni caratterizzati dal segno meno e il +1% registrato da Assinform nel 2015 non basta certo a invertire del tutto la rotta. Anche perché IBM Italia ha avuto in questi anni un trend ulteriormente discendente, tanto da aver chiuso il 2015 con un -4% e un -25% di contratti firmati. Questa volta, poi, a essere colpiti dal provvedimento sono stati i dirigenti che, come rileva IBM Italia, in azienda rappresentavano ben il 15% della totale forza lavoro, contro una media delle società dell’Hi-tech del 7%. Tanto che, per via degli stipendi più elevati, i dirigenti andavano a pesare per il 35% sui costi per il personale. Insomma, IBM Italia si trova costretta a continuare sulla strada del contenimento dei costi, anche se, come ha fatto sapere la società in una mail a Reuters, “Ibm ribilancia continuamente le competenze per rispondere alle attese dei clienti che hanno bisogno di innovazione e nuove tecnologie, e prosegue nelle assunzioni di persone con skills in aree chiave”. Per il futuro, dopo l’addio alla divisione X86, le priorità di IBM sono soprattutto cloud, mobile, Internet delle cose e cognitive computing.

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