Per andare incontro alle esigenze delle imprese e contrastare il credit crunch l’Europa intende attivare tre opzioni con l’obiettivo di generare prestiti fino a cento miliardi di euro da qui al 2020.
In vista del vertice europeo di giovedì il commissario europeo Antonio Tajani ha dichiarato che ”la Commissione UE insieme alla BEI (Banca Europea degli Investimenti) ha formulato un pacchetto di proposte per agevolare l’accesso al credito alle PMI e far in modo che attraverso un pacchetto di finanziamenti si possa avere un effetto leva sino a cento miliardi di euro”. ”Noi – ha proseguito il responsabile UE all’industria e imprenditoria – abbiamo formulato una proposta con tre opzioni diverse” con un sistema di pooling di risorse ed un effetto leva diverso, da 1 a 5 sino a 1 a 10, ma saranno gli stati membri a ”individuare quale delle tre è piu’ gradita”.
Alla base ci sono circa dieci miliardi di euro di fondi strutturali e fondo d’investimento europei più 420 milioni di euro dai programmi per PMI, ricerca e innovazione come Cosme e Horizon 2020 e l’Esif (Fondo europeo per gli investimenti strutturali).
A seconda del tipo di strumento finanziario utilizzato e della sua struttura, è possibile ottenere un effetto leva di 1 a 5 con 55-58 miliardi a beneficio di 580mila PMI, un effetto leva di 1 a 6 per 65 miliardi per 650mila PMI, mentre con la terza opzione, dove si creerebbe una struttura centralizzata in cui condividere i rischi ma mantenendo la ripartizione geografica per prestare alle regioni, si avrebbe il massimo effetto leva di 1 a 10 arrivando a cento miliardi di euro a vantaggio di un milione di PMI.
Vantaggi e svantaggi delle 3 opzioni
Il vantaggio della prima opzione consiste nel fatto che l’operazione non richiederebbe modifiche legali. Lo svantaggio principale prevede che l’operazione di cartolarizzazione deve avvenire entro due o tre anni dalla concessione del prestito. Con la secondo si potrebbero attrarre investitori istituzionali anche se la sua formulazione appare particolarmente complessa. La terza opzione è quella considerata più ambiziosa e prevede garanzie, cartolarizzazioni e risk pooling a livello europeo.
Difficile stabilire quanti di questi fondi arriveranno in Italia anche se la ripartizione dovrebbe dare maggior peso ai Paesi in difficoltà.
I finanziamenti in Italia
Per quanto riguarda l’Italia la BEI recentemente ha perfezionato quattro nuovi accordi con il Gruppo UniCredit per finanziamenti a medio-lungo termine a imprese italiane in una pluralità di settori, per un importo complessivo pari a 580 milioni di euro. All’interno del plafond di 580 milioni euro messo a disposizione dalla BEI sono state individuate quattro distinte aree di intervento.
Oltre ai finanziamenti per le piccole e medie imprese (400 milioni) e per le Mid-Cap (50 milioni), parte delle linee di credito sono destinate alle aziende per i programmi nella protezione dell’ambiente e nelle energie rinnovabili (100 milioni). Un’ultima tranche (30 milioni) riguarda Industria 2015 e punta a finanziare i progetti in ricerca e sviluppo selezionati dal ministero dello sviluppo economico.
Per quanto riguarda le PMI, i progetti non potranno superare l’importo di 25 milioni. Gli interventi relativi ad aziende attive in tutti i settori produttivi potranno riguardare l’acquisto, la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di fabbricati; l’acquisto di impianti, attrezzature, automezzi o macchinari; le spese, gli oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali collegate ai progetti, incluse le spese di ricerca, sviluppo e innovazione; la necessità permanente di capitale circolante legata all’attività operativa.