Samsung e Blackberry collaboreranno insieme in ambito telefonia. Una notizia che, solo per l’importanza degli attori in questione, è sicuramente significativa. Ma ripercorriamo le tappe. Prima dell’avvento dell’iPhone esisteva praticamente un solo nome per gli smartphone, ossia Blackberry. Questi telefoni, diventati quasi sinonimo di manager e azienda, sono stai poi negli anni sorpassati dalle funzionalità, dal design e dalla potenza di fuoco prima della Apple e poi del variegato mondo Android, tanto che il destino stesso di Blackberry è stato più volte incerto nell’ultimo biennio. Ultimamente, però, pur senza abbandonare la produzione di nuovi apparecchi, il board della compagnia ha puntato molte delle sue carte sul lato software, ossia su quello che è ancora il punto di forza della compagnia, la sicurezza. Infatti le aziende potevano già decidere di utilizzare il sistema operativo di Blackberry anche su device fabbricati da altri vendor. Samsung, d’altra parte è il principale produttore di smartphone con il sistema operativo Android, un sistema flessibile e di gran successo ma che qualche problemino di sicurezza ha mostrato. Cosa che sinora non ne ha frenato l’ascesa nel consumer ma in ambito business qualche diffidenza permane.
Ecco dunque che le strade dei due competitor si sono incrociate: il sistema Knox di Samsung, che offre una suite di applicazioni di lavoro, funzionerà sul su BES12, la nuova piattaforma server del brand canadese. Questo significa che, a partire dall’anno prossimo, i dispositivi Android di Samsung, oltre alla protezione offerta da Knox avranno a disposizione anche i servizi di criptazione dei documenti tipici dei sistemi BlackBerry. Il primo smartphone a beneficiare dell’alleanza dovrebbe essere l’atteso Samsung Galaxy S6 che, forte della maggiore sicurezza, cercherà di conquistare il mercato business. Alcuni analisti, vedono questo annuncio come una risposta all’intesa Apple-Ibm dei mesi scorsi. Quel che è certo è che Blackberry, dopo mille voci di acquisizione e fallimenti, è salita sul carro di Android e – paradossalmente – in un modo che potrebbe permetterle di preservare anche la sua autonomia.