VMworld 2016 Europe

VMware attiva la Foundation per aiutare i partner a essere “be Tomorrow”

Al VMworld 2016 si chiede di essere protagonisti e non spettatori della trasformazione digitale, da percorrere sul cloud. Anzi, sui cloud che le nuove partnership rendono disponibili al mercato e al trade

Pubblicato il 18 Ott 2016

Gianluigi Torchiani

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Da parte di una “Federation” a protagonista di una “Foundation”, VMware ribadisce la propria autonomia e la volontà di sviluppare partnership indipendenti con i maggiori protagonisti del mercato del cloud. Il vendor ha, infatti, aperto i lavori della propria, partecipata, edizione 2016 del VMworld Europe, partendo in quarta con il disegno di quella Cross-Cloud Architecture con cui si sta da qualche tempo presentando al mercato, senza escludere chi può contribuire a una proposizione basata sul cloud, artefice di quella digital transformation che stimola clienti e partner a essere fautori del cambiamento. “Be Tomorrow” è infatti il claim che ricorre in questa edizione della manifestazione, che ha visto la partecipazione di oltre 10.000 persone, di cui 2.900 partner, in rappresentanza di 96 Paesi.

Pochi, nulli, i riferimenti alla nuova compagine di Dell-Emc e a quella enorme, nuova, famiglia, Dell Technologies (erede della succitata Federation) di cui ora fa anch’essa parte, pur avendo una stanza per sè. Maggiori, invece, i dettagli a quella VMware Foundation che si sta delineando, e ampliando, con l’aggiunta ai già presenti IBM e Microsoft Azure, della new entry Amazon Web Services, la quale sta predisponendo infrastrutture dedicate proprio allo sviluppo di un’offerta di prodotti e servizi su tecnologia VMware.

Del resto il cloud sta avanzando e prendendo spazi al business tradizionale, come sottolinea il CEO di VMware Pat Gelsinger: «La digital transformation sta traghettando il business da tradizionale a digitale. Una declinazione che si adatta a qualsiasi tipo di business, ma che anche in un mondo all-digital richiede o offre strategie differenti. Sempre più spesso i leader della trasformazione riscrivono i propri ruoli, non li interpretano. E mettono il cloud al cuore delle loro strategie». E non è avaro di numeri per dimostrare quanto la trasformazione digitale stia galoppando.

Pat Gelsinger parla al VMware World di Barcellona

«Nel 2006 il cloud era solo al 2% rispetto al resto, che era business tradizionale – dettaglia Gelsinger -. Per poi passare nel 2011 dove la fetta del public cloud era del 7%, mentre era al 6% il private cloud. Oggi siamo al 15% con il public al 12% con il private cloud. Tra 5 anni il cloud coprirà il 59% del business e, volendo guardare ancora più in là, possiamo ipotizzare un futuro 2030 dove il business tradizionale rappresenterà solo il 19%, mentre il 52 sarà private cloud e il resto public».

Un cloud che sarà pervasivo su tantissimi ambiti, con la parte di hosting che oggi vale 54 miliardi di euro solo in EMEA, e che nel 2021 è prevista arriverà a 99 miliardi. Complice e conseguenza, la proliferazione dei device, sempre più interpretati in ottica IOT, i quali già oggi si contano in 4.1 miliardi di oggetti, e che nel 2019 sorpasseranno gli ormai “tradizionali” pc, tablet e smartphone, per arrivare nel 2021 a qualcosa come 18 miliardi di device IOT connessi. Da gestire in maniera sicura. «Con il risultato che il cloud porterà ad espandere in maniera smisurata gli investimenti nell’IT – assicura il CEO – coinvolgendo un po’ tutte le LOB aziendali. Andando verso un mondo che sarà in grado di conciliare libertà e controllo allo stesso tempo, senza frenare il business». Gli strumenti ci pensa Vmware a darli. Al canale di interpretarli.

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